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Economia

I nuovi mercenari, l’Iraq e la guerra globale – Ae 50

Numero 50, maggio 2004Non chiamateli mercenari. Scordatevi la compagnie di ventura, le armate brancaleone di ex soldati pronti a giurare fedeltà al miglior offerente. Oggi la guerra privata è un altro affare, dove si guadagna, e molto, in mano a…

Tratto da Altreconomia 50 — Maggio 2004

Numero 50, maggio 2004

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on chiamateli mercenari. Scordatevi la compagnie di ventura, le armate brancaleone di ex soldati pronti a giurare fedeltà al miglior offerente. Oggi la guerra privata è un altro affare, dove si guadagna, e molto, in mano a vere e proprie aziende. In grado di fornire mezzi corazzati, truppe, intelligence, guardie del corpo o consulenza militare, ma anche servizi di lavanderia e pasti per gli eserciti regolari. Dalla Bosnia ai teatri di guerriglia africani. La nuova frontiera del terziario, nel nuovo millennio, sono le Private military firm o Pmf.

Parte da qui l'indagine, puntigliosa e accurata, di Francesco Vignarca, autore del nuovo Libellulo di Altreconomia Li chiamano ancora mercenari. La privatizzazione degli eserciti nell'era della guerra globale.

Aziende sudafricane, statunitensi, israeliane. “Classiche”, per certi aspetti: quotate in borsa, attuano politiche di brand marketing, sono strutturate in holding. Ma anche realtà completamente nuove, con caratteristiche comuni: sono ordinate secondo “linee aziendali di responsabilità disposte in maniera gerarchica”, che permette loro di “sopravvivere nel mercato globale dei giorni nostri”; sono guidate da un profitto affaristico complessivo e non da uno “semplicemente personale” com'era la logica dei mercenari; infine “lavorano apertamente su un mercato globale”.

Nota Vignarca: “È arrivata l'era delle corporation anche negli affari militari perché il tipo di guerra che ai giorni nostri popola il mondo non è affrontabile in maniera consistente dal mercenario classico così come non lo è da parte degli eserciti classici. Solo strutture belliche innovative saranno in grado di 'fare la guerra' nel futuro”. Scenari inquietanti: “La massiccia esternalizzazione dei servizi provocata dal vento della privatizzazione prevede che lo Stato, ente ormai in inesorabile declino, trasferisca ad enti privati non solo le azioni ma la responsabilità delle stesse”. Gli esempi di questa esternalizzazione non mancano, a partire dagli Stati Uniti, il cui bilancio della Difesa, secondo stime relative al 2003, destinava ai contratti con i privati l'8% delle risorse complessive, per un importo pari a 30 miliardi di dollari.

Uno mondo dove gli interessi commerciali si intrecciano strettamente a quelli politici e personali. Emblematico il caso della Halliburton, legata al vice presidente Usa Dick Cheney: “Per mezzo di numerose sue controllate -scrive Vignarca- interviene sul mercato mondiale, anche di natura civile, delle costruzioni, delle infrastrutture aeree e delle installazioni petrolifere, e non a caso è tra i protagonisti della prima ora negli appalti per la ricostruzione dell'Iraq appena occupato”.

Il settore rende bene, a guardarne i bilanci miliardari, ma non è privo di ombre: come testimonia, per esempio, il coinvolgimento di alcune di queste società in operazioni di addestramento e supporto a cartelli della droga e unità paramilitari in Colombia.

Tutto questo in uno scenario che vede la perdita, da parte dello Stato, “di un utilizzo esclusivo e legittimo della forza” all'interno di un quadro complessivo dove “non è più vero che il denaro alimenta la guerra (…) ma ormai si può affermare che è il denaro a fare direttamente la guerra”.

Francesco Vignarca, Li chiamano ancora mercenari. La privatizzazione degli eserciti nell'era della guerra globale, Editrice Berti-Altreconomia, 190 pagine, 10 euro.

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La legge c'è ma non basta
La legge esiste, ma è inadeguata. Tra gli strumenti elaborati dalla comunità internazionale, oggi il più convincente -pur se limitato- è l'articolo 47 del Protocollo addizionale alle Convenzioni di Ginevra, che stabilisce che un mercenario è colui che: è specificamente reclutato, localmente o all'estero, per combattere un conflitto armato; prende parte diretta alle ostilità; la sua motivazione al combattimento consiste solo in un possibile ricavo di profitto personale; non è cittadino né residente di una delle comunità territoriali parte del conflitto; non è membro di forze armate regolari impegnate nei combattimenti; non ha l'avallo ufficiale di nessuno Stato per partecipare al conflitto. Il problema però, sottolinea Francesco Vignarca, sta nel fatto che “per essere individuati come mercenari occorre possedere tutte le caratteristiche sopra citate”. Contemporaneamente. Ma la natura stessa delle Pmf, per la complessità della loro struttura, permette “di trovare sempre un modo di far cadere una delle condizioni necessarie espresse nell'articolo 47”.

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