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Ambiente / Approfondimento

I girasoli dimenticati rinascono nei campi dell’Umbria

Fine agosto 2019, quando nell’azienda agricola Torre Colombaia di San Biagio della Valle (PG) è stata fatta una prova di selezione partecipata in campo della varietà coltivata da Alfredo Fasola Bologna per individuare le piante migliori da cui prendere il seme © Livia Polegri

Nato nel 2018 insieme alla Rete Semi Rurali, il progetto “Selianthus” fornisce agli agricoltori varietà non ibride della pianta per farla riprodurre in modo autonomo e liberarsi dalle ditte sementiere. Un metodo partecipativo e resiliente

Tratto da Altreconomia 227 — Giugno 2020

“Portami il girasole ch’io lo trapianti”. Quasi cent’anni dopo l’invito in poesia di Eugenio Montale (era il 1925), la biodiversità si è talmente ridotta che le uniche varietà di girasole disponibili sul mercato sono ibride: riprodurle da sé è quasi impossibile. Una scoperta che l’agronoma Livia Polegri ha fatto nel 2018: “Ho scoperto che l’industria sementiera non produceva più varietà di girasole non ibride: nel catalogo europeo delle sementi non ce n’era nessuna”, racconta, e che l’ha ispirata a scrivere un progetto di promozione della biodiversità in campo. “Selianthus” è il nome del progetto in corso dal 2018 sulla selezione evolutiva e partecipativa del girasole (e del grano) per l’autoriproduzione in agricoltura biologica, sviluppato in sinergia con l’associazione Rete Semi Rurali (semirurali.net) nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale della Regione Umbria 2014-2020. Il progetto mira a fornire agli agricoltori varietà di girasole non ibride, adatte a essere selezionate direttamente in campo dagli agricoltori, con un metodo partecipativo, in base alle loro caratteristiche tecniche e nutrizionali, e riseminate di anno in anno. Con un obiettivo: ottenere semi resilienti per il futuro. “Le varietà non ibride che siamo riusciti a riportare in campo hanno rese inferiori rispetto a quelle commerciali, ma una grande variabilità genetica e si adattano meglio al clima che cambia: possono essere riseminate senza che si perdano le caratteristiche tecnologiche, garantendo la sicurezza alimentare degli agricoltori”, spiega Livia.

“Le varietà non ibride che siamo rusciti a riportare in campo hanno una grande variabilità genetica e si adattano meglio al clima che cambia” – Livia Polegri

Lo scorso maggio, per il secondo anno del progetto, nei campi delle tre aziende umbre coinvolte sono state seminate sette varietà e due ibridi di girasole. “Selianthus” è stato avviato nel 2018 su spinta di un pioniere dell’agricoltura biologica in Umbria, Alfredo Fasola Bologna dell’azienda agricola Torre Colombaia di San Biagio della Valle, a Marsciano (Perugia, torrecolombaia.it), capofila del progetto. Da anni Alfredo sta portando avanti una personale ricerca sulle proprietà nutritive del girasole e per essere libero dalle ditte sementiere ha riprodotto nel tempo una delle varietà ora adottate dal progetto, chiamata Elena e originaria dell’Est Europa. “È una varietà non ibrida a seme grosso, adatta alla decorticazione”, racconta Cecilia Corneli, agronoma, dipendente dell’azienda. “È uno dei prodotti che più vendiamo perché non c’è molta offerta di girasole decorticato biologico italiano”, dice.

E le sette le varietà di girasole seminate nei campi di “Selianthus” sono il frutto di una ricerca che ha coinvolto le realtà europee “amiche” di Rete Semi Rurali. Uno dei partner francesi della Rete, Reseau Semences Paysannes (semencespaysannes.org), ha lavorato a lungo sul girasole in collaborazione con le associazioni regionali di agricoltori biologici, come AgroBio Périgord (agrobioperigord.fr). Una sperimentazione che Livia aveva conosciuto da vicino nel 2013, durante uno scambio presso la Ferme de Ribeyrolles, vicino a Périgueux, dove Bertrand Lassaigne gestiva una casa delle sementi. A loro Rete Semi Rurali ha chiesto una piccola quantità di seme a fini di ricerca: sono arrivate così in Umbria tre varietà di girasole dalla Francia.

Un campo dell’azienda agricola Torre Colombaia dove quest’anno a fine aprile è stato nuovamente seminato il girasole del progetto “Selianthus” © Torre Colombaia

Un’altra varietà coltivata nel progetto è della ditta di sementi bio Arcoiris di Modena (arcoiris.it): Pederovick è l’unica varietà di girasole non ibrida attualmente commercializzata in Italia. E l’agronomo abruzzese Donato Silveri ha messo a disposizione un’altra varietà, da lui riprodotta in casa. “Nessun altro dei nostri agricoltori ha conservato le varietà di girasole, a differenza dei grani: abbiamo perso le tracce di quelle che erano coltivate in Italia un tempo”, dice Virginia Altavilla di Rete Semi Rurali. Per colmare questo vuoto, lei ha condotto un’ulteriore ricerca nella banca del germoplasma tedesco, l’IPK (ipk-gatersleben.de). “Nei loro elenchi ho trovato delle varietà italiane che da noi non sono più coltivate e le abbiamo richieste: abbiamo ricevuto piccole quantità di seme di 16 varietà di girasole, che abbiamo moltiplicato nel 2019 presso l’azienda Melagrani di Castiglione del Lago (Perugia, melagrani.it). Ma non siamo riusciti a ottenere molto seme per quest’anno per un problema che abbiamo avuto dovendo fare l’impollinazione manuale”, spiega Virginia.

A Torre Colombaia, invece, lo scorso anno gli animali selvatici hanno distrutto quasi completamente le piccole parcelle dove stava crescendo il girasole, compromettendo i raccolti. Ma le semine di questo maggio sono protette da recinzioni. In azienda sono stati subito interessati al confronto con altre varietà di girasole: “Siamo sempre alla ricerca di novità che possono migliorare la qualità dei nostri prodotti e dare una maggiore sostenibilità all’azienda”, spiega Cecilia Corneli. Qui, a San Biagio della Valle, sono state seminate a mano piccole parcelle di 15 metri quadri: una manciata di semi in file ordinate, “come un arboreto”. “Poter avere in campo sette varietà e due ibridi da confrontare è importantissimo perché è una sperimentazione fatta direttamente da noi in azienda, che ci dice cos’è più adatto al nostro terreno e al nostro clima”.

Questa sperimentazione è una ricchezza perché ci dà l’occasione di ampliare le nostre conoscenze, catalogare e studiare le piante e fare prove sui semi” – Ivan Parisi

Nell’agriturismo Melagrani e nell’azienda agricola Janas di Colle Ombroso, a Porano (Terni, locandacolleombroso.com) si sta facendo la moltiplicazione del seme in parcelle più grandi, da 200 metri quadrati. L’azienda Melagrani -che dal 2010 è “Casa dei semi del Trasimeno”- a maggio ha seminato le due varietà di girasole Pederovick e Titan. “I girasoli con un alto contenuto di acido oleico hanno delle grandi potenzialità dal punto di vista della produzione di olio, ma danno poco nettare”, riflette Fabio Berna, titolare dell’azienda, che fa anche l’apicoltore. “Le api sono incantate dal campo di girasole in piena fioritura, ma quando vanno a bottinare tornano a casa quasi a mani vuote. Questo, ad esempio, è un tema che non interessa all’agricoltura industriale ma che dobbiamo avere a cuore nel considerare l’equilibrio dell’ecosistema che abitiamo”. Mettere a disposizione degli agricoltori delle varietà di girasole adatte alle loro esigenze è uno degli obiettivi del progetto. “Ma per farlo serve tempo”, sottolinea Virginia. Il tempo delle prove in azienda e delle rilevazioni in campo, del coinvolgimento diretto degli agricoltori, del raccolto e delle prove di spremitura e decorticazione del seme, e delle analisi nutrizionali. Molto tempo che spesso le piccole aziende agricole da sole non riescono a trovare. “Questa sperimentazione è una ricchezza perché ci dà l’occasione di ampliare le nostre conoscenze, catalogare e studiare le piante e fare delle prove sui semi: una piccola azienda come la nostra non può permetterselo facilmente”, dice Ivan Parisi dell’azienda Janas, 27 ettari di agricoltura organica. A Colle Ombroso sono state seminate le tre varietà francesi di girasole: “Nel nostro agriturismo proponiamo solo prodotti nostri o delle aziende vicine e ci interessa molto l’olio di girasole, che già produciamo per usarlo in cucina”, spiega Ivan.

Tra le varietà coltivate nelle tre aziende, si vuole arrivare a fare un confronto “sia dei parametri agronomici -come la grandezza del fiore, l’altezza della pianta e il numero di semi- sia dei caratteri nutrizionali, con prove sull’olio e sul seme, per avere un profilo degli acidi grassi e delle vitamine”, spiega Virginia Altavilla. Su tutte le sette varietà, infatti, dopo il raccolto che sarà fatto tra fine agosto e ottobre, a Torre Colombaia si procederà con le prove di spremitura e decorticazione. “Sono due filiere completamente diverse, per le quali bisogna trovare le varietà più adatte”, sottolinea Livia Polegri. “L’obiettivo è far sì che gli agricoltori sappiano fare scelte consapevoli, in autonomia, rispondenti alle esigenze delle loro aziende”, aggiunge. Per questo nel progetto le aziende sono affiancate in campo dalla genetista Stefania Grando -promotrice del miglioramento genetico partecipativo, che mira a integrare le conoscenze pratiche degli agricoltori con la ricerca scientifica- ed erano previste delle visite alle parcelle e dei momenti pubblici divulgativi, temporaneamente sospesi a causa di Covid-19. “Partecipazione e divulgazione sono fondamentali nel nostro approccio”, aggiunge Virginia Altavilla. E grazie a questi pilastri, già altre quattro aziende hanno contattato Rete Semi Rurali per partecipare alla sperimentazione sul girasole. Ora stanno moltiplicando il seme: una parte sarà restituita alla Rete per continuare la ricerca e l’altra la terranno in azienda per riseminarla il prossimo anno.

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