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Opinioni

I cento passi dei sindaci

Amministratori da tutta Italia, insieme agli studenti, hanno ricordato a Cinisi (Pa) Peppino Impastato, ucciso il 9 maggio 1978.La sua vita e il suo esempio ispirano la buona politica contro le mafie _ _ _
 

Tratto da Altreconomia 139 — Giugno 2012

“Oggi Cinisi è il paese di Peppino Impastato non più di Gaetano Badalmenti”. Parole del sindaco del Comune in provincia di Palermo, Salvatore Palazzolo, pronunciate sulla porta d’entrata di quella che è stata denominata “Casa memoria Peppino e Felicia Impastato”. Lì viveva Peppino, a cento passi dal boss di Cosa nostra che ne decretò la condanna a morte.
Il 9 maggio scorso, in occasione dell’anniversario dell’omicidio Impastato, nel paese situato proprio di fronte all’aeroporto di Punta Raisi, divenuto famoso negli anni 80 come uno dei principali snodi del narcotraffico tra l’Italia e gli Usa, c’erano tanti giovani delle scuole, rappresentanti di associazioni e diversi amministratori locali giunti da tutta Italia su invito di Avviso Pubblico.
Una cosa del genere non si era mai vista prima a Cinisi. Un corteo colorato, pieno di cartelloni fatti dai ragazzi per ricordare Peppino e altre vittime di mafia, come i magistrati Rocco Chinnici e Rosario Livatino, e due giovani, Rita Atria e Giuseppe Di Matteo, la cui unica colpa è stata quella di essere nati all’interno di famiglie mafiose. E poi, diversi sindaci, tutti con la loro fascia tricolore, giunti dalla Toscana, dal Veneto, dalla Liguria, dall’Emilia-Romagna, dalla Calabria, dalla Puglia e da altre regioni per dire chiaramente che la mafia è un problema nazionale e che politica non è tutta uguale: ci sono politici che stanno con i mafiosi e altri che la mafia la combattono praticando la buona politica, quella fatta come servizio per il bene della collettività. “Un crocevia di passioni e di ideali. Credo che i valori di Peppino Impastato, che sono attualissimi, possano essere i valori della buona politica che Avviso Pubblico afferma. Credo che la bellezza di Peppino possa stare alla base dei programmi dei sindaci del futuro” ha detto Gabriele Santoni, assessore alla Legalità della Provincia di Pisa e vice presidente di Avviso Pubblico.
Il 9 maggio è un giorno scritto nella storia d’Italia. Trentaquattro anni fa, a Roma, fu ritrovato il cadavere di Aldo Moro, esponente di spicco della Democrazia cristiana, più volte ministro e presidente del consiglio, ucciso dal gruppo terroristico delle Brigate Rosse dopo 55 giorni di prigionia. La figlia Agnese ha inviato una lettera a Giovanni Impastato, fratello di Peppino. Le sue parole sono state lette da Carolina Girasole, sindaco di Isola Capo Rizzuto (Kr), un’amministratrice da mesi oggetto di atti intimidatori di stampo mafioso. “Tuo fratello e mio padre erano molto diversi -ha scritto Agnese Moro-, ma qualcosa li unisce. Qualcosa che viene prima e va al di là del fatto di essere stati uccisi, e per di più lo stesso giorno [e nello stesso anno, ndr]. Credo che entrambi amassero la giustizia e la libertà, da ottenere con la mite e coraggiosa strada della democrazia, che è tale solo con l’assunzione di responsabilità da parte di ognuno. Come tanti, prima e dopo di loro, hanno pagato questi amori a caro prezzo. Sapevano che poteva succedere, ma non si sono fermati. Un po’ vorrei che l’avessero fatto, e che non ci avessero lasciati soli. Ma era la loro strada. A noi è rimasto l’incarico gravoso di essere testimoni del loro impegno. Per fortuna oggi possiamo condividere questo onere con un numero sempre più ampio di persone, tra cui tanti giovani, che hanno trovato in Peppino e Aldo degli amici che possono accompagnarli e aiutarli a scegliere la strada giusta”.
Scegliere la strada giusta non è un compito facile. Bisogna impegnarsi molto, studiare, approfondire, viaggiare. Fare dieci, cento, mille passi, come recita il ritornello della bellissima canzone dei Modena City Ramblers dedicata ad Impastato E imparare a riconoscere e a difendere la bellezza, come diceva Peppino. La bellezza di quel “fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità” come disse Paolo Borsellino. —

* Pierpaolo Romani, coordinatore nazionale di “Avviso pubblico, enti locali e regioni per la formazione civile contro le mafie”, www.avvisopubblico.it

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