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Diritti / Intervista

Human Rights Defenders: come tutelare gli eroi di questo secolo

Il Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei difensori dei diritti umani, Michel Forst - © www.ohchr.org - Human Rights Officer

Intervista a Michel Forst, dal 2014 Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei difensori dei diritti umani: “È un circolo vizioso: maggiori sono i risultati che ottengono, più sono vittime di repressione”

Tratto da Altreconomia 201 — Febbraio 2018

“Il numero di attacchi e di omicidi di cui sono vittime i difensori dei diritti umani sta pericolosamente aumentando”. A lanciare l’allarme è Michel Forst, Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei difensori dei diritti umani. Alle spalle ha una carriera trentennale, quasi interamente dedicata ai diritti umani: ha occupato posizioni apicali all’interno di associazioni quali Amnesty International France, Unesco, Cimade (associazione francese impegnata nella tutela di migranti e rifugiati).

Forst è stato inoltre fondatore di due importanti ong specializzate nella tutela dei difensori dei diritti umani (“International service for human rights” e “Front Line Defenders”) prima di entrare alle Nazioni Unite -dal 2008 al 2013 come esperto indipendente sulla situazione dei diritti umani ad Haiti e, dal giugno 2014, come Relatore speciale-.

Michel Forst, quali sono i compiti del Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei difensori dei diritti umani?
MF Il mio obiettivo è promuovere e tutelare il lavoro dei difensori dei diritti umani in tutto il mondo. Quello che faccio nel concreto è visitare i Paesi per osservare da vicino quello che succede, e pubblico regolarmente rapporti che vengono successivamente discussi dal Consiglio per i diritti umani. Inoltre sono in contatto con molti attivisti e organizzazioni in tutto il mondo da cui ricevo informazioni e segnalazioni.

Quando accertiamo una violazione avviamo un dialogo con il Paese interessato inviando, nei casi più gravi, quella che chiamiamo “Comunicazione”, ovvero una lettera di accuse cui il Governo interessato ha 60 giorni di tempo per rispondere.

Chi sono i difensori dei diritti umani? E perché è importante tutelarli?
MF Le Nazioni Unite hanno dato un’eccellente definizione: sono difensori dei diritti tutti coloro che promuovono e proteggono i diritti umani. Non devono necessariamente appartenere a un’organizzazione, o ricevere uno stipendio oppure essere impegnati full-time. Questa descrizione abbraccia categorie di attivisti molto diverse tra loro: membri di associazioni o di Ong, ma anche whistleblowers (chi denuncia dall’interno, violazioni delle legge da parte di un governo o di un’azienda, ndr), chi si batte per la libertà di espressione, chi lotta contro discriminazioni e ingiustizie, blogger, giudici che cercano di proteggere gli attivisti, diplomatici.

Tutelare queste persone è importante perché sono coloro che difendono in prima persona i diritti umani e che per questo sono oggetto di repressione da parte dei Governi e non solo.

È possibile avere una stima di quanti siano?
MF Proprio perché la definizione è molto ampia, è impossibile dire quanti siano i difensori dei diritti umani al mondo. Non sappiamo nemmeno quanti siano coloro che attualmente si trovano in pericolo di vita a causa dell’attività che svolgono.

Quanti attivisti sono stati uccisi negli ultimi anni?
MF L’associazione “Front line defenders” ha registrato tutti nomi di coloro che hanno perso la vita per il semplice fatto di essere impegnati nelle difesa dei diritti umani. Si stima che dal 1998 a oggi siano circa 3.500. Quello che sappiamo per certo è che il numero degli attacchi ai danni dei difensori e il numero di omicidi sta pericolosamente aumentando. Così come il numero di arresti e detenzioni arbitrarie.

Quali possono essere le cause di questo aumento?
MF Uno dei fattori è sicuramente l’allargamento della “famiglia” dei difensori dei diritti umani. Coloro che lottano per la terra e per la tutela dell’ambiente in passato non venivano considerati all’interno di questo gruppo, oggi invece si. E lo stesso avviene per gli attivisti dei movimenti sociali in Africa e in America Latina. L’altro elemento da tenere in considerazione è il fatto che l’azione dei difensori dei diritti umani è diventata sempre più efficace con il passare del tempo. E questo li ha esposti ulteriormente agli attacchi da parte degli Stati e di altri operatori non statali. È un circolo vizioso: maggiori sono i risultati che ottengono, più sono vittime di repressione.

“Sappiamo per certo è che il numero degli attacchi e il numero di omicidi sta pericolosamente aumentando. Così come il numero di arresti e detenzioni arbitrarie”

Cosa si sta facendo per tutelarli?
MF Diversi Stati stanno mettendo a punto nuovi strumenti normativi per garantire maggiore tutela ai difensori dei diritti. Quando sono stato in Italia ho discusso con il Parlamento la possibilità che il vostro Paese approvi una legge che tuteli questi attivisti. Anche l’Unione europea sta prendendo iniziative in questo senso.

È prematuro entrare ulteriormente nel dettaglio sul contenuto di queste misure, che verranno discusse nelle prossime settimane. Ma posso dire per certo che il 2018 sarà un anno di grandi cambiamenti per quanto riguarda la tutela dei difensori dei diritti.

In un suo rapporto pubblicato il 3 ottobre 2017 lei scrive di essere “molto preoccupato” per gli attacchi che i difensori dei diritti umani subiscono da parte delle aziende. Tra il 2015 e il 2016 sono stati censiti 450 attacchi in tutto il mondo. Il 25% dei casi connessi ad aziende con sede in Canada, Cina e Stati Uniti. Le multinazionali dovrebbero avere maggiori responsabilità in caso di aggressioni o di omicidi ai danni dei difensori?
MF Sì, e bisogna ricordare che questi numeri sono solo la punta dell’iceberg. Nella maggior parte dei casi si tratta di aziende impegnate in mega progetti come le grandi dighe o in attività estrattive. Compagnie con base nei Paesi del Nord che investono nei Paesi del Sud del mondo, spesso danneggiano le popolazioni locali e colpiscono chi interviene per tutelare i diritti. Per affrontare questa situazione ho iniziato un dialogo con alcuni Paesi. Sono stato in Francia, Australia, Canada, Stati Uniti e Regno Unito dove ho incontrato non solo i rappresentanti dei governi, ma anche le aziende. In alcuni casi ci sono state risposte positive. Ma la maggior parte delle aziende non presta sufficiente attenzione alla situazione dei difensori dei diritti. E soprattutto non fanno abbastanza per difenderli.

Cosa sappiamo delle condizioni dei difensori dei diritti umani in Paesi come Cina e India?
MF In merito alla Cina, quello che ho evidenziato nei miei report è che non stanno facendo quello che dovrebbero: non si occupano affatto della situazione dei difensori dei diritti umani.

Manifestazione a favore di Abdulhadi Al-Khawaja, fondatore del Bahrain Centre for Human Rights (il suo caso è raccontato qui: www.frontlinedefenders.org/en/case/case-history-abdulhadi-al-khawaja) - Front Line Defenders
Manifestazione a favore di Abdulhadi Al-Khawaja, fondatore del Bahrain Centre for Human Rights (il suo caso è raccontato qui: www.frontlinedefenders.org/en/case/case-history-abdulhadi-al-khawaja) – Front Line Defenders

Un recente report del “Transnational institute” usa il concetto di “shrinking spaces” per descrivere una situazione in cui attivisti e società civile vedono ridursi gli spazi di azione. E questo avviene sia nei Paesi non democratici, sia in quelli democratici. Anche lei riscontra la stessa situazione?
MF Si, gli spazi si stanno riducendo ovunque. È un trend negativo a livello globale, che osserviamo in molti Paesi, compresi quelli europei, gli Stati Uniti e il Canada. Durante il mio mandato il numero di “comunicazioni” che ho inviato agli Stati è aumentato. E comprende anche molti Paesi europei. Recentemente abbiamo inviato comunicazioni alla Francia riguardo al tema dei difensori dei diritti dei migranti. Lo stesso all’Italia, alla Spagna, in Ungheria, in Repubblica ceca e in Polonia. Anche in Europa c’è un certo numero di Paesi che oggi non rispettano adeguatamente il lavoro dei difensori.

Recentemente lei è stato in Italia e il suo prossimo report sarà focalizzato sui difensori dei diritti dei migranti. Perché ha deciso di concentrarsi su questo tema?
MF Perché sono stato molto colpito dal numero di casi in cui le persone che si attivano per la tutela dei diritti di migranti e rifugiati sono stati oggetto di attacchi con mezzi diversi e da Paesi diversi. Quando sono venuto in Italia ho incontrato diverse associazioni impegnate nel salvataggio dei migranti in mare e che sono stati oggetto di attacchi da parte di diversi soggetti. Anche molti politici hanno fatto dichiarazioni pubbliche in cui denigrano il lavoro dei difensori dei diritti dei migranti. E questo è molto pericoloso. Per questo ho deciso di dedicare la mia prossima relazione proprio a coloro che proteggono i diritti dei migranti e dei rifugiati. Questi attacchi sono un fenomeno globale e devono essere attentamente monitorati dalla comunità internazionale.

Quando verrà reso pubblico questo documento?
MF Durante le prossima sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite nel mese di marzo. 

Il 2018 sarà il ventennale dell’entrata in vigore della Dichiarazione sui difensori dei diritti umani. Come verrà celebrata questa ricorrenza?
MF Ci sono diverse iniziative promosse da associazioni come “Amnesty International”, “Front Line Defenders” e altri. Ma non vogliamo limitarci ad alzare i calici. L’obiettivo vuole essere quello di mostrare come negli ultimi 20 anni il contesto in cui operano i difensori dei diritti umani sia diventato sempre più pericoloso. C’è poi un’altra iniziativa, promossa da alcune ong e supportata da Paesi come la Norvegia, che sta lavorando per presentare i difensori dei diritti umani come candidati per il Premio Nobel per la Pace.

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