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Honduras, arrestati perché protestavano contro le miniere


L’Honduras è la “Repubblica delle miniere”. Un terzo della superficie del Paese è sotto concessione mineraria
e un’unica autorizzazione è sufficiente per avviare attività di esplorazione e sfruttamento (vedi Ae gennaio 2006). Martedì 17 luglio una manifestazione per chiedere la cancellazione della Ley de Mineria approvata nel 1998, scritta dal cartello delle industrie estrattive (Anamin) d’accordo con la Banca mondiale, si è conclusa con l’arresto di numerosi manifestanti, liberati solo dopo alcune ore grazie alla pressione degli altri manifestanti. La piattaforma “Per una nuova legge mineraria” chiedeva la cancellazione di tutte le concessioni minerarie all’interno dei Parchi nazionali di interesse archeologico-culturale, la cancellazione di tutti i contratti stabiliti con imprese minerarie colpevoli di inquinare l’ambiente e una moratoria su tutte le attività di prospezione, esplorazione e sfruttamento delle vene metallifere fino a quando non verrà approvata una nuova legge mineraria.

di Luca Martinelli

I manifestanti sono stato aggrediti e picchiati da forze di polizia e dell’esercito. Tra gli arrestati Justo Sorto, membro della coordinazione generale del Copinh -il Consejo Civico de Organizaciones Populares e Indigenas de Honduras, che insieme ad Alianza Cívica e alla Coordinadora Nacional de Resistencia Popular ha promosso la mobilitazione-, il sacerdote cattolico della parrocchia di San Juan, nel dipartimento di Intibucá, Mario Francis Amaya, Carlinda Aguilar, Pablo Munguia di radio Progreso, i sacerdoti Marco Aurelio Lorenzo e Sandro Aguilar e altre 8 persone.

La piattaforma della mobilitazione chiede al Governo del Paese di “ritirare qualsiasi proposta di riforma della legge e di emettere una nuova Ley de Minería, poiché la cancellazione di tredici articoli del testo attuale sancita dala Corte Suprema il 4 ottobre de 2006 è ragione sufficiente perché il Congreso Nacional desista dal portare avanti questo aborto giuridico che è il Decreto legge 292/98 (l’attuale legge mineraria, ndr)”.

“L’attuale Ley de Mineria -ha raccontato ad Altreconomia Salvador Zuniga del Copinh- era stata approvata subito dopo l’uragano Mitch, che colpì Honduras e tutto il Centro America nel 1998, e venne presentata come una strategia per la riduzione della povertà: avrebbe attratto gli investimenti esteri e generato posti di lavoro”. Prevede che solo l’1 per cento della ricchezza estratta si fermi nel Paese sotto forma di royalty e che un’unica autorizzazione sia sufficiente per avviare attività di esplorazione e sfruttamento (fino al 1998 erano necessari due permessi distinti).

Secondo funzionari del Defomin -la Dirección Ejecutiva de Fomento a la Minería, l’organo di verifica della regolarità delle concessioni, invitato però (e di fatto) a fomentare l’attività estrattiva-, la legge in vigore è stata scritta dall’Anamin, il cartello delle imprese minerarie. Le imprese possono, tra l’altro,  espropriare “per ragioni di pubblica utilità” terreni confinanti con le concessioni, anche quando “i legittimi proprietari non danno il permesso”, e “utilizzare [tutte] le acque, dentro e fuori la concessione”.

Tra le altre richieste avanzate a cancellazione di tutti i contratti stabiliti con imprese minerarie colpevoli di inquinare l’ambiente, secondo quanto stabilito dalla Legge generale per l’ambiente (Decreto 104/93), che mettono a rischio la salute della popolazione. Solo poche settimane fa il movimento ambientalista aveva ottenuto una importante vittoria contro le attività estrattive: la Corte Suprema di giustizia ha multato per 52 mila dollari la compagnia Entre Mares, riconosciuta colpevole di danni ambientali e alla salute relative alla miniera San Martin, nel Valle de Siria.

Studi indipendenti, condotti dal dottor Juan Almendares dell’organizzazione Madre Tierra e dal biologo italiano Flaviano Bianchini (minacciato di morte e costretto ad abbandonare il Paese in seguito al suo lavoro), hanno dimostrato che l’acqua entra nella miniera priva di sostanza contaminanti per uscirne inquinata con cianuro e metalli pesanti. Gli stessi studi dimostrano che nella frazione di El Porvenir, vicina alla miniera, le malattie della pelle, a causa dell’arsenico presente nell’acqua, sono la terza causa di ingresso in ospedale (con il 18%, mentre a livello nazionale queste non rientrano nelle prime 20 cause di ingresso in ospedale e non superano l’1% delle malattie registrate). Nonostante la concessione scada nel 2020, Entre Mares -sussidiaria della canadese Goldcorp. Inc.- abbandonerà la miniera nel 2010, anche a causa delle proteste della popolazione locale. 

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