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Gli scaffali delle biblioteche sono un’infrastruttura di comunità

Su iniziativa del “Centro studi e ricerche Nino Ruscitti" nell’estate 2023 è stata inaugurata una biblioteca nel centro storico di Bugnara (AQ), a pochi chilometri da Sulmona © Centro Studi Ruscitti

È tempo di ripensare il modo in cui si fruiscono gli spazi tradizionalmente dedicati allo studio e alla lettura, anche nella logica di nuove modalità di collaborazione tra pubblico e Terzo settore

Tratto da Altreconomia 276 — Dicembre 2024

Nel centro storico di Bugnara (AQ), un paese di un migliaio di abitanti a pochi chilometri da Sulmona, nell’estate del 2023 è stata inaugurata una biblioteca. Si trova al piano terra di un bell’edificio, Palazzo Alesi, che ospita anche la sede del Comune. È un’iniziativa del “Centro studi e ricerche Nino Ruscitti”, nata per ricordare un avvocato morto prematuramente nel febbraio 2020.

Il presidente è Matteo Servilio, che era il cugino di Nino: “Mio zio e io abbiamo iniziato a pensare quale fosse il modo migliore per ricordarlo -spiega- e associare il suo nome a un luogo legato alla cultura, che promuove l’incontro e la socialità, ci è sembrata la cosa più corretta”.

All’interno delle sale sono a disposizione circa duemila volumi e molti restano da catalogare. I due “fondi” più importanti che hanno contribuito a costituire il patrimonio librario sono quelli di Nino Ruscitti e Giuseppe Bolino. Il secondo, intellettuale e membro del consiglio regionale tra anni Sessanta e Settanta, si è occupato di lavoro e sanità. A lui è intitolata la biblioteca del Consiglio regionale dell’Abruzzo e a Bugnara a metà novembre si è svolto un convegno per celebrare i quarant’anni dalla sua morte.

“Altri amici hanno donato volumi, come Mario Setta, docente di Storia e filosofia, a cui abbiamo dedicato un incontro nella primavera scorsa. Con iniziative come ‘Primavera di libri’ e ‘Libri sotto le stelle’ facciamo in modo che lo spazio sia aperto e vissuto. In tutto, abbiamo ospitato oltre quaranta iniziative: una di queste ha dato il via all’Osservatorio contro lo spopolamento nella Valle del Sagittario”, sottolinea Servilio.

Nelle 12 Regioni del Centro e del Mezzogiorno si trova il 39,8% delle biblioteche

Il presidente del Centro studi ha una quarantina d’anni e un dottorato in Linguistica. Ha studiato a Bologna, che “offriva la possibilità di frequentare biblioteche a ogni passo”, poi è tornato a vivere a Bugnara. Sa che per rendere viva la biblioteca di paese servono risorse, che per gestire l’attività di catalogazione che permetta il prestito interbibliotecario non è sufficiente il volontariato. “Gli archivi e le biblioteche hanno in mano la memoria vera e viva di un territorio: se questi spazi si perdono, la memoria finisce”, osserva Servilio.

Secondo l’ultima rilevazione Istat dei Comuni con almeno una biblioteca di pubblica lettura, appena due su dieci (il 21,1%, su un totale di 8.131) sono nelle aree interne, cioè in quei territori più distanti dai centri di erogazione dei servizi essenziali. La rilevazione, diffusa a luglio 2024, fa riferimento al 2022: c’erano anche i mille di Bugnara tra gli oltre otto milioni di italiani a cui è precluso, nel territorio del Comune in cui vivono, “uno dei diritti essenziali di cittadinanza: l’accesso alla cultura”.

“Non vorrei rinunciare all’idea che le biblioteche siano dei servizi fondamentali che il pubblico deve dare ai cittadini”- Antonella Agnoli

Antonella Agnoli ha dedicato alle biblioteche numerosi volumi, usciti negli ultimi quindici anni per Laterza con titoli assai evocativi come “Le piazze del sapere” (2009) e “La casa di tutti” (2023). Alle “biblioteche come infrastrutture della comunità” è dedicato il suo intervento nel libro “Fare assieme”, uscito per Egea con l’obiettivo di affrontare il tema dei servizi pubblici collaborativi.

“Non vorrei rinunciare all’idea che le biblioteche siano dei servizi fondamentali che il pubblico deve dare ai cittadini e nemmeno pensare che dal momento in cui si immagina che servizi del genere possano essere gestiti dal Terzo settore, si rinunci a creare luoghi che impegnano direttamente la pubblica amministrazione -sottolinea Agnoli-. Mi chiedo perché ci sono Comuni di seimila abitanti, come Predazzo (TN), capaci di progettare una nuova biblioteca che diventa un punto di riferimento sociale, per far sì che in quel luogo si viva meglio, se si è cittadini o anche turisti (il riferimento è a ‘La Stazione/destinazione cultura’, inaugurata a febbraio 2024) e perché soprattutto in una parte d’Italia dobbiamo pensare che questo non possa esistere”.

Il riferimento è, in particolare, alle Regioni del Centro e del Mezzogiorno, che sono 12 e ospitano meno del 40% di tutte le biblioteche. Secondo Agnoli quest’ultime dovrebbero diventare, in particolare nelle piccole comunità, uno spazio di socialità e garantire l’accessibilità alle nuove tecnologie, come uno sportello per lo Spid o il fascicolo elettronico.

L’alternativa? “All’interno dei centri commerciali oggi trovo un’umanità che non c’è nei nostri servizi culturali -conclude Agnoli-. Sono luoghi gratuiti, aperti, dove nessuno è giudicato e chiunque attraversi la porta è accolto. Sono ‘servizi a bassa soglia’, nessuno ti dice di star fuori: nel caso di quelli culturali, invece, molti avvertono la paura di attraversare quella soglia, per mancanza di competenza. Lo sforzo del ‘fare assieme’ allora può essere quello rivolto ad abbattere quella barriera, che non è fisica ma culturale e psicologica”.

Michele D’Alena è il curatore del libro “Fare assieme” insieme a Ezio Manzini. Si occupa di innovazione collaborativa per la Fondazione Innovazione urbana di Bologna ed è coordinatore dell’Alleanza transizioni giuste e anche assessore al comune di San Lazzaro di Savena (BO), con deleghe a Partecipazione, Poli sociali di comunità e Politiche per la felicità.

“Fare assieme significa anche che se il Comune non ha soldi può lavorare per attrarre forze positive, nell’interesse generale, favorendo la cooperazione e l’impegno dal basso -spiega-. Di fronte a una demografia sballata che colpisce i centri periferici e alla rivoluzione tecnologica, abbiamo bisogno, ad esempio, di biblioteche aperte il sabato mattina o con all’interno un presidio sanitario. Ma se propongo questo, oggi, trovo sindacati e aziende sanitarie contro di noi. Perché questa rivoluzione sia possibile bisogna rompere il ‘silos’ novecentesco e immaginare strutture collaborative di comunità, tra pubblico e Terzo settore”.

A Bologna l’amministrazione comunale sta investendo da alcuni anni per ridisegnare i confini delle biblioteche. Lo ha fatto a partire da un’indagine che ha coinvolto gli operatori -il progetto Etnografia bibliotecaria curato da Kilowatt- per far emergere il vissuto bibliotecario e informazioni, aspettative, dubbi e suggerimenti utili alla riorganizzazione della governance del sistema bibliotecario comunale, oltre a timori e desideri di tutte quelle persone che lavorano nelle biblioteche.

Poi si sono interrogati i fruitori, con un’indagine sulla lettura, “Non leggere qui!”, per definire insieme una visione di medio-lungo periodo (nonleggerequi.it). “Ci siamo resi conto che parliamo di economia dell’attenzione e che le biblioteche sono quei soggetti che possono agire per espandere il tempo e lo spazio dell’attenzione nel nostro quotidiano”, sottolinea Gaspare Caliri, che ha coordinato il progetto per Kilowatt: è un semiologo, si interessa di economia delle piattaforme.

Otto milioni di italiani vivono in Comuni delle aree interne dove non è presente una biblioteca

Lavora, spiega, per “portare la pubblica amministrazione a comprendere il valore dell’utile improduttivo, convinto del potere trasformativo della lettura”. Che è il potere dell’immaginazione. Quella che a fine novembre ha portato a inaugurare una piccola biblioteca in un locale vuoto di Casaglia, una cinquantina di abitanti nel territorio di Borgo San Lorenzo (FI).

“C’era questo locale vuoto che ospitava le Poste. Al circolo, parlando tra abitanti, è venuta fuori l’idea che sarebbe stato bello e importante farci una biblioteca”, racconta Emiliano Cribari, scrittore e poeta, che ha dedicato un libro per finanziare il progetto: “Diari casagliesi” che si può comprare solo al circolo, il bar e luogo d’incontro di fianco alla biblioteca.

“Lo spazio fa tenerezza, sono appena tre metri quadrati -continua-, ma ha avuto il potere di mobilitare una comunità per catalogare libri, prestare scaffali, imbiancare, con gioia e abnegazione. L’idea ha intercettato un bisogno. Tanti arrivano a Casaglia per acquistare le mie poesie. La biblioteca sarà gestita dal circolo e una vecchia cassetta della posta funziona da punto di raccolta dei libri restituiti”. Un esempio del fare assieme.

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