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Economia / Attualità

Gioco d’azzardo: se lo Stato punta ancora a fare cassa

Dall’incremento delle VideoLottery all’aumento dei prelievi: l’allarme della campagna “Mettiamoci in gioco” sulle ultime scelte dell’esecutivo contenute nella legge di Bilancio e nel Decreto Fiscale. In discussione ci sono “scelte determinanti per il futuro del gioco d’azzardo lecito nel nostro Paese”, anche a livello regionale

Nella legge di Bilancio 2020 è previsto un incremento del 2% delle licenze per VideoLottery (VLT), che determinerebbe un aumento dell’offerta portando il numero delle licenze a 58mila. Una scelta “preoccupante” secondo la campagna “Mettiamoci in gioco” -alla quale aderiscono tra gli altri le Acli, Avviso Pubblico, Cgil, Gruppo Abele- che rischia di segnare il futuro del gioco d’azzardo lecito nel nostro Paese.

Non consola il fatto che altri apparecchi da intrattenimento escano ridimensionati: sempre secondo la legge di Bilancio (art. 92), l’ammontare di Slot machine (AWP o AWPR) passerebbe da 263mila a 250mila unità (-5%). “Chiunque conosca il mondo del gioco d’azzardo -ha chiarito infatti Avviso Pubblico, che ha curato anche il progetto ‘Lose for life’-, comprende la superiore invasività delle VLT rispetto alle slot machine, testimoniata dai numeri: nonostante un rapporto di presenza pari a circa 4 slot machine per ogni VLT sul territorio nazionale, il numero di giocate sulle due tipologie di gioco è pressoché identico”.

L’appello rivolto al legislatore è quello di “invertire la rotta”. Ma questo non è l’unico passaggio delicato di queste settimane per un comparto che nei primi dieci mesi del 2019 ha fatto registrare entrate tributarie per 12.863 milioni di euro (più 836 milioni di euro, pari a una crescita del 7 percento).

Nel Decreto Fiscale, infatti, sarebbe previsto un “ulteriore aumento del Prelievo Erariale Unico (PREU) su AWP e VLT”. Tradotto, per usare le parole dell’associazione degli Enti locali e delle Regioni per la formazione civile contro le mafie, “ancora una volta un Governo chiede al gioco d’azzardo di finanziare le casse dello Stato”, a titolo di “riserva” per far quadrare i conti o per finanziare provvedimenti una tantum. Una visione di corto respiro.

“I numeri ci dicono che questa scelta produce, come unico effetto, quello di aumentare la dipendenza dei conti dello Stato dalle entrate fiscali derivanti dall’azzardo -spiegano da Avviso Pubblico-. Il flusso di gettito è costantemente aumentato nel corso degli ultimi anni, proprio in linea con gli aumenti del PREU”.

Gli effetti reali sulla raccolta sono stati pressoché nulli. “Se è vero che l’insieme delle giocate su slot machine e VLT dal 2016 al 2018 è diminuito del 2% (da 49,5 a 48,6 miliardi), non possiamo dimenticare che nello stesso lasso di tempo il numero delle slot machine sul territorio nazionale è diminuito del 35% (passando da 407mila a 263mila). In parole povere: l’aumento del PREU non ha effetto sulla scelta di giocare. Lo ha la diminuzione dell’offerta”.

Accanto a questo c’è poi il tema dell’Intesa sulla legge di riordino nazionale del settore, raggiunta nel settembre del 2017 tra Stato e Regioni in sede di Conferenza Unificata e rimasta sulla carta per la mancata emanazione dei decreti attuativi.

È proprio su questa Intesa, già nel 2017, che la campagna “Mettiamoci in gioco” aveva sollevato “perplessità”, in particolare sulle limitazioni degli orari di accesso al gioco d’azzardo stabilite dagli Enti locali. “Da tempo, infatti, la giurisprudenza di TAR e Consiglio di Stato è pressoché concorde nell’affermare che le 8 ore massime di apertura rappresentano un buon compromesso tra produttività del comparto e tutela della salute dei cittadini -spiegano le realtà aderenti alla campagna-. L’Intesa, su questo tema, ribalta tale affermazione e prevede che i Comuni possano limitare il gioco per un massimo di sei ore (a fronte di 18 ore di apertura)”.

Ma il rischio tra i territori in tema di fascia oraria è generalizzato, spiega “Mettiamoci in gioco”. “Una recente sentenza del TAR Lazio, in contrapposizione alla giurisprudenza amministrativa maggioritaria, ha infatti stabilito la valenza di ‘norma di indirizzo’ degli orari di funzionamento degli apparecchi da gioco stabiliti dall’Intesa”. Dunque? “Tale sentenza è stata recentemente ripresa dal ministero dell’Interno in una circolare inviata alle Prefetture e alle Questure del Paese. L’Intesa in questa circolare viene indicata come norma di indirizzo per l’azione degli Enti locali, costituendo un parametro di legittimità dei provvedimenti adottati. È chiaro come tale ‘indirizzo’ del Viminale, seppur non vincolante, possa creare smarrimento sui territori, considerando che la quasi totalità delle ordinanze oggi applicate dagli Enti locali prevede una fascia oraria di limitazione del gioco superiore alle sei ore indicate dall’Intesa”.

Legge di Bilancio, Intesa Stato-Regioni e infine il quadro delle leggi regionali. La campagna sul punto denuncia una “fortissima pressione” esercitata su giunte e i consigli allo scopo di indirizzare le scelte politiche verso soluzioni “al ribasso”, “agitando l’arma della perdita dei posti di lavoro”. Non che il punto dei posti di lavoro non sia “reale” ma, aggiunge la campagna, questo deve necessariamente con il diritto alla salute dei cittadini sancito dalla Costituzione.

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