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Genuini e resistenti

Sette ragazzi siciliani condividono 30 ettari e un progetto di “comunità agricola”, il cui nome è “Terre di Palike”. Vengono da Catania e da Augusta, e coltivano terreni alle pendici dell’Etna e nella valle del Simeto. Le loro arance sono distribuite tra i gruppi di acquisto solidali di tutta Italia, mentre verdure e ortaggi sono commercializzati in Sicilia

Tratto da Altreconomia 170 — Aprile 2015

Il biglietto da visita di “Terre di Palike” sono le arance. Nell’inverno 2014-2015, 13mila chili di Navel e Tarocco sono partite dalla Sicilia orientale dirette ai Gas di Roma, Milano, Venezia, Brescia. È il primo embrione di una rete solidale nazionale in formazione intorno all’esperienza di questa “comunità rurale”, formata da sette giovani –Angelo, Ciro, Elena, Emanuele, Leo, Liliana, Vito– che hanno scelto di condividere una trentina di ettari e le proprie vite.
“Insieme siamo più forti” spiega Ciro, che ha 28 anni, è originario di Augusta (SR) e ha iniziato la propria esperienza contadina gestendo con Vito alcuni orti urbani nella città del polo petrolchimico siracusano. “Il progetto nasce due anni e mezzo fa, all’interno di ‘Terre forti’, che è in nucleo catanese del movimento Genuino Clandestino” racconta Emanuele, 35 anni, originario della città etnea.
Genuino Clandestino (http://genuinoclandestino.noblogs.org) riunisce piccoli agricoltori e artigiani trasformatori che coltivano in modo naturale e praticano la certificazione partecipata. “Parlando, era emersa la difficoltà che ogni realtà viveva nel lavorare in autonomia, e noi sette abbiamo scoperto di aver molte cose in comune: tutti, più o meno negli stessi anni, cioè il 2009 e il 2010, abbiamo deciso in modo indipendente di lasciare la città, per dedicarci all’agricoltura, con l’idea che lo avremmo fatto in modo naturale -spiega Emanuele-. Quindi abbiamo fatto apprendistato dagli anziani -aggiunge-, e pur partendo da soli abbiamo sempre immaginato il nostro progetto in collettivo”. 

Emanuele, ad esempio, si era trasferito con Leo in contrada Sciddicuni, dalle parti di Paternò (CT), dove aveva acquistato sette ettari, con un agrumeto e un uliveto. Oggi ci torna un paio di volte a settimana, per seguire i lavori agricoli insieme agli altri membri della comunità rurale, che deve il proprio nome all’antica città sicula di Paliké e ai suoi abitanti, i palici, capaci di resistere all’avanzata dei greci di Siracusa.
Oggi Emanuele vive a Ramacca (CT), presso l’azienda agricola di venti ettari di Elena, che è il cuore dell’esperienza di Terre di Palike. Qui, nelle fertilissima valle del Simeto, “alimentata” da millenni di minerali e sostanza nutritive dell’Etna, si coltivano due varietà di grani antichi (Timilia e Senatore Cappelli), c’è un campo sperimentale di mezzo ettaro con altre 14 varietà, e c’è l’orto di tre ettari, i cui prodotti vengono commercializzati a “km 0” tra Catania e Augusta.Entro l’estate, inoltre, verrà attrezzato un laboratorio per la trasformazione della verdura e dei frutta di stagione, per produrre salsa a partire dal pomodoro Rizzo Catanese, per l’imbottigliamento dell’olio e l’insacchettamento delle farine.

“Siamo arrivati a Ramacca accettando la proposta di Elena, che faceva parte dell’esperienza di Terre Forti: aveva a disposizione 20 ettari all’interno di un’azienda di cento, di proprietà dello zio. Una realtà che coltiva grani antichi siciliani, fa biologico da oltre trent’anni, e poiché alleva cavalli, di una specie in via d’estinzione, auto-produce  anche lo stallatico, a noi utile per la concimazione, oltre a paglia e fieno -spiega Emanuele-. Lo zio di Elena era in difficoltà, mentre noi avevamo bisogno di terra, di acqua e di trattori”.
I terreni di Ramacca sono affidati a Terre di Palike per vent’anni, in comodato. Un aspetto fondamentale, “per dei giovani che vogliono costituire una comunità rurale, dove vivere e lavorare, creare servizi, ma anche un piccolo museo etno-antopologico, un forno a pietra, laboratori” racconta Ciro. 
E poi Ramacca è a 40 chilometri da Catania, e questo risponde a un altro degli obiettivi di Terre di Palike, che è quello di riconnettere le città e la campagna, “per diventare incisivi in ambedue gli spazi” spiega Ciro. Per resistere, come fecero i palici, perché mentre la Sicilia tra il 2000 e il 2010 ha perso quasi 130mila aziende agricole (oltre un terzo del totale), nella provincia di Catania sono sorti tanti centri commerciali, e allora c’è bisogno -dicono Ciro ed Emanuele- “di responsabilizzare i consumatori, per farne dei co-produttori”. A Catania, ad esempio, sta nascendo un gruppo d’acquisto solidale, “dopo che grazie a banchetti informativi abbiamo raccolto oltre 150 indirizzi”. Si chiamerà Gas Plebiscito, dal nome della via del quartiere popolare Antico Corso dove insieme al Centro Popolare Experia di Catania Terre di Palike ha preso in affitto un negozio, di fronte al quale una volta a settimana distribuisce verdure e ortaggi a chilometro zero.
Ad Augusta, invece, il Gas esiste già: “Riunisce una quarantina di famiglie, e ogni settimana insieme alla consegna delle verdure ci incontriamo per momenti assembleari, o di convivialità, presso i vecchi orti che gestivo con Vito, che oggi sono attivi solo a scopo informativo e didattico” racconta Ciro. “Quegli orti avevano una forte valenza simbolica, in una città ad altissima concentrazione industriale -spiega Emanuele-, ma nel momento in cui abbiamo avviato il progetto ‘Terre di Palike’ Ciro e Vito hanno scelto di lasciarli, e ognuno di noi ha lasciato in parte ciò che aveva costruito da solo, per passare a una scala che ci permettesse di produrre più cibo sano da distribuire a prezzi popolari”. 

Terre di Palike -Ciro ed Emanuele ne sono convinti- è un progetto politico: “Il processo che cerchiamo di innestare vuole creare consapevolezza negli agricoltori, per rideterminare dal basso le politiche agricole. Siamo promotori a livello locale del disegno di legge quadro sull’agricoltura contadina, che vuole tutelare la piccola proprietà terriera, e -in Sicilia- affronta anche problemi come quello dell’accesso all’acqua irrigua, che nella nostra Regione è gestita dai Consorzi di bonifica o dalla mafia” spiegano.

Per rendere davvero efficiente e praticabile un mercato parallelo, basato su principi etici, sulla difesa dell’agricoltura contadina, che escluda lo sfruttamento dei terreni e dell’uomo, sulla vendite diretta, e attrarre nuovi produttori, “dobbiamo affrontare le difficoltà logistiche: c’è bisogno di magazzini sociali -spiega Emanuele-, che non possono essere affittati né comprati. Siamo circondati da infrastrutture pubbliche -di proprietà della Provincia di Catania, e della Regione Sicilia- chiuse: esiste una rete di comunicazione interna importante, con stazioni ferroviarie ovunque, ma i magazzini sono inutilizzati. Vanno aperti nuovamente questi spazi”.

Un sostegno dei consumatori del Centro e del Nord Italia è fondamentale per favorire questi processi di cambiamento. A marzo, Ciro ed Emanuele per “Terre di Palike” sono stati a Bologna, Venezia, Genova, Milano e Padova. Sono venuti ad incontrare i gruppi d’acquisto solidali. A raccontare la storia che c’è dietro le arance che arrivano dall’agrumeto di Sciddicuni e da quello di Grammichele, nella valle dei Margi, su terreni messi a disposizione della “comunità rurale” da Angelo e Liliana. Quest’inverno in tutto sono stati prodotti 60mila chili. Poco più di un quarto sono stati distribuiti attraverso la rete dei Gas, riconoscendo a “Terre di Palike” un margine di circa un euro al chilo.
Il resto della produzione è finita sul mercato convenzionale, a 20-25 centesimi al chilo. Così si ripagano a mala pena i costi di produzione. Senza alimentare il sogno -e gli investimenti- dei sette giovani siciliani.
Di una “comunità rurale” che se incontra consumatori solidali ha spazio per crescere.

(Foto di Michele Lapini)
 

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