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Ambiente / Attualità

Spesa più sostenibile nei supermercati siciliani con “EcoGdo”

Il progetto, durato tre anni, è stato impostato sul modello di “No.Waste” adottato a Reggio Emilia e a Trento. Risultati positivi: riduzione dei rifiuti prodotti, aumento degli sfusi e un cambio di comportamento dei cittadini-consumatori

Si può ridurre la produzione di rifiuti. Lo si può fare orientando le scelte di spesa dei cittadini al supermercato. Si possono anche coinvolgere gli attori della grande distribuzione organizzata (GDO). “E lo si può fare anche in Sicilia, in un contesto con caratteristiche  particolari, diverso dal Nord Italia”. Barbara Sarnari lavora per “Svi.med“, associazione di Ragusa la cui missione è lo sviluppo sostenibile dei territori, in particolare dello spazio euro-mediterraneo. È lei che ha coordinato il progetto ECOGDO (“La prevenzione dei rifiuti verso l’economia circolare – un modello da Nord a sud Italia”), iniziativa che ha testato nei territori di Ragusa e Siracusa, un modello di sinergie tra ente pubblico e grande distribuzione organizzata, sulla scorta dei risultati del progetto “No.Waste”, un piano di prevenzione/riduzione dei rifiuti nei comuni di Reggio Emilia e Trento.

“Abbiamo previsto un percorso di coinvolgimento della GDO, accompagnato da una campagna di educazione e sensibilizzazione dei cittadini come protagonisti delle scelte quotidiane di acquisto e di consumo”, spiega Barbara Sarnari. Quattro tra supermercati e ipermercati hanno aderito all’iniziativa: due a Ragusa e due a Siracusa. Firmando un protocollo, gli attori della GDO si sono impegnati ad adottare alcune azioni obbligatorie -ed altre facoltative- volte a ridurre o prevenire la produzione di rifiuti, e a inserire all’interno dei propri punti vendita materiale informativo e di sensibilizzazione rivolto ai clienti e realizzato dai referenti del progetto.  La GDO si è impegnata inoltre a monitorare i risultati in termini di “spostamento” dei consumi verso criteri più sostenibili da parte della clientela.

Tra le azioni “obbligatorie” vi era, ad esempio, il riuso di cassette per ortofrutta e bancali, la vendita di prodotti con ricarica, la riduzione degli sprechi dei prodotti in scadenza e la vendita di prodotti con eco-imballaggio. Tra quelle facoltative invece per esempio il vuoto a rendere, la vendita di pannolini lavabili o quella di detersivi e alimenti  sfusi.

“La scelta delle azioni è stata fatta insieme a tutti gli attori del progetto -spiega Sarnari-. Nella fase preliminare alla firma del Protocollo abbiamo rivisto i criteri derivanti dal progetto emiliano, adattandoli al nostro contesto. Ad esempio si è data maggiore attenzione alla vendita di prodotti del territorio e alle derrate in scadenza. La nostra riflessione è che la cultura e l’educazione del consumatore alla riduzione dei rifiuti sia innanzitutto un percorso, che al Sud deve ancora radicarsi. Le buone pratiche non possono semplicemente essere proposte e basta: ci vuole un accompagnamento”. Anche i comuni di Ragusa e Siracusa si sono impegnati a supportare l’iniziativa, dando risalto ai soggetti della GDO che aderivano al Protocollo e all’impatto positivo delle principali azioni intraprese.

Un pilastro fondamentale del progetto è stata la campagna di comunicazione verso i cittadini/clienti, impostata su due diverse linee strategiche: la promozione dei supermercati virtuosi in modo da incentivare sempre più catene ad avviare queste buone pratiche, e l’educazione del cittadino ad una spesa ecologica, semplice e consapevole.

Anche in questo caso, le azioni sono state di diversa tipologia: da quelle dirette all’interno del punto vendita per promuovere l’esistenza dell’iniziativa, a quelle “trasversali” in collaborazione con i Comuni che aderivano all’iniziativa, fino alle attività educative nelle scuole e quelle, più ampie, di comunicazione a impatto nazionale.

Su tutte, la creazione del marchio “Spesa Netta”, sviluppato a partire da quello utilizzato in “No.Waste”, in modo da garantire una continuità di comunicazione e proporre un’immagine unica a livello nazionale, utilizzato per indicare ai clienti l’iniziativa del punto vendita e i prodotti che maggiormente garantivano rispetto ambientale e riduzione dei rifiuti.

Il progetto ha previsto ovviamente un piano di monitoraggio, al termine del quale è risultato un aumento del 12% della vendita di prodotti con ricariche nei quattro punti vendita, del 37% di prodotti a “imballaggio leggero”e del 4% di prodotti a basso impatto ambientale. “Abbiamo utilizzato due tipi di indicatore: per ricavare il rifiuto evitato -ad esempio la quantità di dentifricio e maionese venduti senza astuccio in cartone- e il numero di prodotti con certificazione ambientale -come Ecolabel-  o locali”, spiega Lorenzo Bono, ricercatore di Ambiente Italia, che ha collaborato al progetto proprio nella parte scientifica e di monitoraggio. Tutti i prodotti oggetto di monitoraggio erano segnalati dal marchio “Spesa netta”.

ECOGDO si è concluso a ottobre, dopo tre anni di lavoro: ha coinvolto due comuni, quattro supermercati, 300 studenti, 500 consumatori intervistati. In eredità lascia le “linee guida” rivolte a Regioni e Enti Locali per adottare il modello nei propri territori, i protocolli d’intesa tra comuni e GDO. “I risultati ci sono stati -conclude Barbara Sarnari- e il risultato migliore è stato, come spesso capita, la risposta davvero positiva delle scuole e dei cittadini. Che sarebbero anche pronti a cambiare ed accogliere le proposte se queste venissero avanzate concretamente. Pretendono però un minimo di continuità e di fiducia rispetto a quello che si sta proponendo. Ecco perché puntiamo sulla creazione di un marchio nazionale ‘Spesa netta’, che sia riconosciuto da una sinergia pubblico/privato. Perché finché non si raggiungono numeri elevati i dati saranno sempre contestuali: la differenza la si fa dal punto di vista culturale”.

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