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Ambiente

Gasdotti a perdere. Il “tubone” Snam della discordia

Oggi ne scrive Repubblica, su Altreconomia nel marzo del 2010

Jenner Meletti, inviato di Repubblica, ricostruisce sul quotidiano in edicola il 5 gennaio 2011 la controversa vicenda del "tubo che bucherà l’Italia", il gasdotto Snam in corso di realizzazione tra Massafra (Taranto) e Minerbio, nella Pianura Padana. Sul numero 114 di Altreconomia (marzo 2010), lo avevamo definito la nuova autostrada del gas [che] taglierà in due l’Appennino centrale, nell’articolo intitolato "Gasdotti a perdere".
Il nostro articolo approfondisce, nell’analizzare il ruolo di Snam e del gasdotto, la relazione tra questo progetto e quelli di rigassificatori in costruzione in tutto il Paese. Tra i
“limiti” del progetto: “Il tracciato attraversa 35 corsi d’acqua, e ha interferenze per 87,65 chilometri con aree vincolate dal Vincolo idrogeologico e con 30 di aree boscate, e attraversa tre Siti d’importanza comunitaria”, quelli del fiume Topino, dei boschi del bacino di Gubbio e dei boschi di Pietralunga, individuati in base alla direttiva comunitaria 92/43 sulla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche". Tra gli elementi significativi che Meletti non ricorda, c’è anche un finanziamento pubblico di 300 milioni di euro che la Banca europea d’investimenti (Bei) ha garantito nel dicembre 2009 a Snam: "Sotto l’albero di Natale -scrivevamo-, Snam ha trovato un pacchetto regalo confezionato dalla Banca europea degli investimenti, che il 22 dicembre 2009 ha stanziato un finanziamento di trecento milioni di euro a favore dell’impresa italiana. Copriranno quasi il 50% del costo di realizzazione del metanodotto tra Massafra e Biccari (Fg), il primo tratto di quello che raggiungerà Minerbio". 

L’articolo di Repubblica nasce a seguito dell’ennesimo ricorso contro il progetto inviato il 29 Dicembre 2010 alla Commissione Europea contro il progetto, "sottoscritto -come si legge sul blog del Comitato "No Tubo"– dal Comune dell’Aquila (Delibera 455 del 15/12/2010) e dal Comune di Città di Castello (Delibera 192 del 28/12/2010) insieme al Gruppo d’Intervento Giuridico".
Spiega il Comitato: "Spezzettato il progetto in cinque tronconi, pur essendo un unico progetto funzionale, non è stato sottoposto a un unico procedimento di valutazione di impatto ambientale – V.I.A., né alla procedura di valutazione ambientale strategica – V.A.S. come invece previsto dalle Normative comunitarie.
Questa ragione, assieme al rischio di distruzione ambientale dovuta alla “grande valenza naturalistico-ambientale del territorio attraversato dal Metanodotto”, ai pericoli legati all’attraversamento di territori a vincolo idrogeologico e soprattutto al fatto che, come si evince da Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani 2004 (CPTI04) redatto dal Gruppo di lavoro CPTI 2004 dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e dal DataBase Macrosismico Italiano 2008 (DBMI08, INGV), “il gasdotto e la centrale di compressione di Sulmona si verrebbero a trovare in un territorio ad elevata pericolosità sismica, sia
dal punto di vista della frequenza di eventi che dei valori di magnitudo” ha spinto le suddette amministrazioni a sottoscrivere il Ricorso".

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