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Economia / Opinioni

GameStop e i giovani contro i Gordon Gekko

La finanza ha assunto i caratteri della ludopatia dominata da algoritmi. Lo insegna l’ultima battaglia intorno alla società di videogiochi. La rubrica “Il dizionario economico dell’ignoto” di Alessandro Volpi

Tratto da Altreconomia 235 — Marzo 2021
© Centro Sarca

La vicenda della battaglia finanziaria sul titolo GameStop è decisamente interessante. In estrema sintesi, si tratta della rapidissima ascesa del prezzo di una società quasi decotta su cui i grandi fondi speculativi avevano avviato una brutale operazione al ribasso. Questa fortissima crescita del valore azionario, da 39 a quasi 400 dollari nel giro di pochissimo tempo, è dipesa dagli acquisti promossi da alcune piattaforme e da vari forum animati da giovanissimi investitori che hanno voluto bloccare l'”ingiusta” azione al ribasso avviata dagli hedge funds. L’impatto dell’intervento dei millenials ha generato perdite ai grandi speculatori “short” di circa 40 miliardi di dollari. In maniera paradossale, infatti, per coprirsi, i raider alla Gordon Gekko hanno dovuto procedere non solo a vendere una parte dei loro “gioielli” ma anche a ricomprare i titoli GameStop che volevano affossare. Dunque la imberbe comunità di Reddit e affini è riuscita a lanciare un segnale forte a difesa di una società attaccata dai falchi e a cui i giovanissimi erano affezionati per i freschi ricordi dei videogiochi domestici.

400: la crescita del valore azionario di GameStop è passata da 39 a quasi 400 dollari grazie agli acquisti promossi da piattaforme e forum per fermare l’azione al ribasso avviata dagli hedge funds

La battaglia, ancora in corso, suggerisce due considerazioni. La prima si lega alla vera e propria trasformazione che la finanza, o almeno una parte rilevante di essa, ha subito assumendo i caratteri del gioco online, della ludopatia dominata da cinici algoritmi pronti a far soldi sulla distruzione di valore, come dimostrano i meccanismi delle vendite allo scoperto. I grandi fondi hedge, come in un videogioco, puntano su obiettivi da aggredire e sparano fino a quando non hanno massimizzato i propri benefici. Era quasi inevitabile che questa “finanza da videogioco” attirasse i veri professionisti dei videogiochi e della rete, i millenials, che hanno mobilitato una comunità pronta a ingaggiare lo scontro con i colossi adoperando le proprie competenze, la grande liquidità in giro e un nuovo messaggio “politico” aspramente polemico contro i ricchissimi monopolisti dello sfascio. Questa è infatti la seconda considerazione possibile; i millenials finanziarizzati possono diventare gli artefici di una lotta al turbocapitalismo, condotta con strumenti assolutamente nuovi; una ribellione “cibernetica”, alimentata dalla “naturale” democraticità della rete. Il vero problema però è costituito dal fatto che nei mercati finanziari, dove si combatte un simile scontro, si consumano le sorti delle economie contemporanee, dai destini dei fondi pensione a quelli dei titoli di Stato.

È evidente, allora, che una riflessione più ampia sulle regole dei mercati, diverse da quelle che hanno permesso il turbocapitalismo, andrebbe avviata o saranno i giovani “Robin Hood” (come quelli dell’omonima piattaforma) a tentare di ristabilire, a loro modo, un po’ di “giustizia” con inevitabili gravi pericoli. Fino ad ora infatti alcune di queste piattaforme “democratiche” antiribassiste hanno cercato di limitare i molteplici tentativi di infiltrazione a opera di trader di professione, pronti a cavalcare l’onda, e si sono impegnate nella spinta ad aumentare il valore di prodotti simbolici come le criptovalute più strampalate a partire da Dogecoin.

Ma è probabile che questa visione manichea dell’universo finanziario non regga a lungo l’urto dei più attrezzati shortseller, pronti a impossessarsi dei nuovi “giocattoli”. Dunque sarebbe davvero giunto il momento di fare piazza pulita di un armamentario di strumenti di puro cannibalismo finanziario con cui sono state alimentate gigantesche e insopportabili disuguaglianze. A partire da quelli adoperati dai colletti bianchi.

Alessandro Volpi è docente di Storia contemporanea presso il dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa. Si occupa di temi relativi ai processi di trasformazione culturale ed economica nell’Ottocento e nel Novecento

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