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Un’alleanza tra Francia e Italia per una filiera equa dell’avocado

Contadini siciliani coltivano il frutto tropicale per i 7mila soci di Gas francesi e belgi, che hanno sottoscritto con il consorzio “Le galline felici” un patto di economia solidale. Un progetto decennale che può valere fino a 400mila euro

Tratto da Altreconomia 198 — Novembre 2017
Raccolta e selezione in campo degli avocado nell’azienda agricola di Mascali (CT) gestita da Paolo Costa

Si tengono “stretti”, limoni e avocado, nel campo a strapiombo sul mare nella riserva naturale de La Timpa ad Acireale (CT). Così vicini, i limoni riparano dal vento gli avocado più giovani, che Mario Cutuli pianta sostituendo i vecchi limoni non più capaci di dare frutti. “Di un limone devi vedere quanto è succoso e sentirne il gusto”, sorride per farmi capire di non fermarmi alle apparenze. Anche gli avocado della varietà “Hass” che si piantano qui in Sicilia sono piuttosto brutti: hanno la buccia scura e rugosa, ma con quel gusto fresco e la consistenza cremosa. “Una volta assaggiati questi, non ne potrai più mangiare altri”. Parola di Patrick Ennebeck del Gas “Givrés d’oranges” di Lille, Francia (givresdoranges.wordpress.com), una delle 12 realtà francofone che lo scorso maggio hanno sottoscritto un patto di economia solidale con il consorzio siciliano “Le galline felici” (legallinefelici.it) per finanziare una co-produzione di avocado nell’arco dei prossimi dieci anni.

È un investimento sul lungo periodo quello fatto dai Gruppi d’acquisto solidale francesi e belgi. “I primi frutti dei nuovi impianti si vedranno fra tre o quattro anni e gli alberi saranno in piena produzione tra dieci”, spiega Roberto Li Calzi delle “Galline felici”. Questa pazienza “dimostra un rapporto di forte fiducia tra gli aderenti al patto”. Settemila famiglie tra la Francia e il Belgio “considerano questi alberi di avocado come se fossero nei loro giardini” e sono riuscite a raccogliere, con piccole quote, 66mila euro destinati al consorzio per avviare le nuove coltivazioni in cinque aziende agricole attorno all’Etna. Una produzione che, quando sarà a regime, potrebbe valere fino a 400mila euro e portare un indotto che potrebbe generare da tre a cinque nuovi posti di lavoro.

Dal 29 settembre al 1° ottobre, i firmatari del patto si sono dati appuntamento a Varces (nella regione Auvergne-Rhône-Alpes) per la seconda “Festa dei courts circuits”: due giorni di tavoli di lavoro e dibattiti, musica e convivialità per questa comunità di piccoli produttori francesi, belgi, italiani, associazioni di consumatori, gruppi d’acquisto solidale e cittadini attivi che direttamente o indirettamente ruotano attorno al consorzio “Galline felici”, che si definisce “involontario catalizzatore di questo percorso comune”.

La stessa proposta di co-produzione, infatti, era stata fatta due anni fa alle associazioni italiane e a quelle francesi: mentre dal mondo dell’economia solidale italiana non è arrivata alcuna risposta (ma all’incontro a Varces ha poi partecipato la cooperativa Iris di Calvatone, Cr), i francesi hanno aderito con convinzione. Così, durante la prima “Festa dei courts circuits” in Francia, nel luglio 2016, un tavolo di lavoro è stato dedicato a questo nuovo percorso comune del quale, nel tempo, sono stati definiti i contorni fino ad arrivare alla firma del patto a Librino (CT), in occasione della “FestAssemblea” per i dieci anni delle “Galline felici”. “Un giovane socio delle Galline, Michele Russo (che gestisce l’azienda Caudarella a Caltagirone, ndr) ha seguito costantemente il progetto con frequenti viaggi in Francia, per trovare delle soluzioni che garantissero tutte le parti”, spiega Roberto Li Calzi. “Si tratta di un investimento nelle relazioni sociali -sottolinea-: gli avocado sono il pretesto per attivare un circuito virtuoso”. Si tratta di un prodotto molto richiesto in Francia, non facile da reperire e quelli bio coltivati in Sicilia su terreni di piccole dimensioni “sono freschi, di una qualità eccezionale che è difficile trovare altrove per questo cibo sempre più conosciuto”, aggiunge Rémi Kuentz del Gas “Court jus” di Embrun, nelle Alte Alpi (court-jus.jimdo.com).

Raccolta e selezione in campo degli avocado nell’azienda agricola di Mascali (CT) gestita da Paolo Costa
Raccolta degli avocado nell’azienda agricola di Mascali (CT)

Queste 700 famiglie hanno conosciuto “Le galline felici” tramite l’associazione “Corto” (corto.ouvaton.org), che ne acquistava gli agrumi a Parigi. “Ci siamo trovati subito molto bene con i siciliani, che presto sono venuti a trovarci nelle Alpi -racconta Rémi-. Questi scambi ci permettono di allargare le nostre reti e praticare concretamente forme di altra economia”.

Per rafforzare questa collaborazione, il Gas “Givrés d’oranges” di Lille -con 900 soci e due dipendenti part-time-, sbarcherà in Sicilia nel 2018 in visita ai produttori del consorzio, da cui acquista agrumi e altri prodotti dal 2012, con sette consegne annuali. “Sosteniamo un’agricoltura rispettosa della terra e di chi la lavora -spiega Patrick- e siamo interessati a ogni progetto che ci consente di rafforzare i legami diretti tra produttori e consumatori”. Il Gas ha proposto ai propri soci dei buoni di pre-acquisto degli avocado del valore di 20 euro l’uno, raccogliendo così 13.500 euro per il progetto, da 287 aderenti. Saranno restituiti nel tempo dal consorzio sotto forma di avocado o altri prodotti bio della filiera delle Galline felici.

La maggior parte degli avocado che arrivano sulle nostre tavole sono coltivati in grandi monocolture in Paesi come Messico (primo produttore con quasi due milioni di tonnellate all’anno, il 30% della produzione mondiale), Repubblica Dominicana, Cile, Sud Africa e Israele, con un grande impatto ambientale per le lunghe distanze che percorrono e per l’elevato consumo idrico e di prodotti chimici nella coltivazione.

I soci delle “Galline felici” coltivano i frutti sulle pendici dell’Etna, fino a 400 metri sul livello del mare, dove l’acqua è di buona qualità e non scarseggia, seguendo i principi dell’agricoltura biologica e della permacultura, con una grande attenzione per evitare sprechi.

“Ci troviamo in un territorio abbastanza piovoso e umido, con un centinaio di giorni di pioggia l’anno -spiega Paolo Costa, agricoltore che partecipa al progetto-, quindi le piante hanno bisogno solo di un minimo apporto d’acqua aggiuntivo”.

Dopo un’esperienza decennale coltivando avocado nell’azienda del cugino, Paolo sta piantando circa 250 piante, prevalentemente di varietà “Hass”, su un ettaro di terra a Zafferana Etnea (CT) nella sua azienda “Sotto i pini”, dove prima c’era un susineto, distrutto anni fa da un incendio doloso. Agricoltore dal 2002 dopo un’esperienza da informatico, Paolo segue la permacultura da sette anni, “per ridurre gli sprechi e ottimizzare le risorse”, con il sogno di realizzare “una fattoria didattica e un centro di permacultura dove fare delle sperimentazioni in campo e ospitare incontri”.

I 110 avocado coltivati da Mario Cutuli, invece, si trovano nell’azienda ad Acireale che ha ereditato nel 2009 e convertito a biologico, diversificando la produzione e dandosi il tempo di conoscere “Le galline felici”, per poi diventarne socio.  “Mi è piaciuto il modo in cui abbiamo costruito questa relazione, piano piano, e come il consorzio valorizza le produzioni bio su piccola scala, fuori dalle logiche della grande distribuzione”, racconta. Inoltre i prezzi sono buoni e, soprattutto, stabili. “Sono fissati annualmente, non ci sono oscillazioni di mercato, e questo garantisce dignità a noi agricoltori per il lavoro che facciamo”. Un chilo di avocado costa dai 3,80 ai 4,20 euro, di cui 3 euro vanno al produttore socio del consorzio (2,70 per i non soci), che consegna il prodotto al magazzino delle “Galline felici”, dove sono selezionati i frutti, assemblate le cassette e organizzato il trasporto (via terra fino a Palermo, da lì per nave fino a Genova e poi in camion fino a destinazione). Grazie al sostegno delle realtà francofone, quest’anno Mario ha piantato 50 nuovi avocado (oltre ai 60 che già aveva) che, al riparo nel vecchio limoneto, negli anni porteranno buoni frutti che alimentano l’economia solidale.

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