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Ambiente

G20. A Nizza per cambiare rotta

Si sono mossi in oltre 450 ed alcuni dalle migliori scuole di economia del mondo. Sono gli economisti firmatari dell’appello lanciato alcune settimane fa in vista del summit del G20 a Cannes e che chiedono, a gran voce, un concreto…

Si sono mossi in oltre 450 ed alcuni dalle migliori scuole di economia del mondo. Sono gli economisti firmatari dell’appello lanciato alcune settimane fa in vista del summit del G20 a Cannes e che chiedono, a gran voce, un concreto intervento sulla speculazione sulle materie prime agricole. Perchè il disastro delle borse mondiali ed il problema dei debiti sovrani sta, nei fatti, nascondendo molte delle questioni rimaste aperte sul tavolo negoziale e la questione dei prezzi del cibo rimane un sostanziale nulla di fatto nonostante anni di montagne russe nei prezzi globali e quasi un miliardo di persone ai limite della sopravvivenza. Ma la speculazione sul cibo ha un aspetto anche simbolico, di come il sistema finanziario internazionale sia un mondo a sé, sostanzialmente sganciato dalla vita e dai bisogni reali delle persone. Come in un film di fantascienza, molte delle operazioni di compravendita in borsa non prevedono intervento umano, perchè avvengono attraverso algoritmi matematici, dove le veci degli operatori e degli investitori di borsa vengono svolte da terminali capaci di molte migliaia di operazioni al secondo (migliaia in decine di millisecondi) in quello che in gergo viene definito HFT, o High Frequancy Trading, un’attività capace di spostare in pochissimo tempo enormi quantità di denaro. Operazioni di questo tipo, il più delle volte non regolamentate, stanno alla base di un nuovo modello di speculazione finanziaria dove, al profitto per il profitto, si sommano conseguenze pesantissime per l’economia reale.
Le oltre 10mila persone che hanno manifestato il primo novembre a Nizza, e che stanno organizzando il controforum della società civile, hanno come slogan "Les peuples d’abord, pas la finance", quasi una riattualizzazione del genovese "Voi G8, noi sei miliardi". Dieci anni dopo i miliardi sono diventati sette, i G8 si sono moltiplicati in G20, ma le ricette rimangono le stesse così come l’inazione e le inadempienze. 
Nessun intervento radicale negli ultimi anni di crisi economica e finanziaria, e la situazione è deteriorata a vista d’occhio. Al punto che il Fondo Monetario Internazionale, una volta strumento occidentale per imporre le politiche neoliberiste nei riottosi Governi del Sud, si sta applicando anche sui Paesi ex ispiratori. I Piani di aggiustamento strutturale, denunciati negli anni ’80 e ’90 come un dramma per le economie dei Paesi africani, stanno diventando realtà in Paesi come la Grecia e, prossimamente, come l’Italia e la Spagna. Prestiti in cambio di austerity, che in italiano significa taglio ai servizi sociali, all’assistenza, alla previdenza, liberalizzazioni e licenziamenti. I mercati chiedono garanzie per le loro scommesse, ma anche nuovi mercati su cui fare profitti. E’ la Shock economy descritta da Naomi Klein sul suo libro omonimo alcuni anni fa, e che da oggetto di un best seller è diventata banale realtà.
In costa azzurra, a pochi chilometri dalla sfilata dei potenti sulla Croisette di Cannes, ci saranno due giorni di controforum ed azioni dirette, come quella prevista a Cap d’Ail, al confine con il Principato di Monaco per denunciare i paradisi fiscali.  Saranno la cornice del lavoro di cucitura e convergenza che i movimenti sociali stanno portando avanti in questi mesi, perchè la risposta alle politiche di austerity non potrà essere nazionale, ma globale. E il cambiamento, perchè sia, dovrà essere strutturale.

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