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FU PESTATA, MINISTERO CONDANNATO. TUTTI ZITTI…

FU PESTATA, MINISTERO CONDANNATO. TUTTI ZITTI A maggio fu risarcita Marina Spaccini, ora è una manifestante di Pinerolo, che fu pestata, senza giustificazione alcuna, sabato 21 luglio 2001, durante il corteo spezzato e più volte caricato dalle forze di polizia….

FU PESTATA, MINISTERO CONDANNATO. TUTTI ZITTI
A maggio fu risarcita Marina Spaccini, ora è una manifestante di Pinerolo, che fu pestata, senza giustificazione alcuna, sabato 21 luglio 2001, durante il corteo spezzato e più volte caricato dalle forze di polizia.
La notizia, com’è ormai abitudine in un paese che nemmeno intuisce quanto sia profonda l’involuzione dell’informazione, è stata relegata sulle pagine genovesi dei quotidiani colà esistenti. Passi per il Secolo XIX che ha una diffusione geograficamente limitata e non può fare più di quel che fa, ma come si spiega il silenzio della Repubblica, che pubblica la notizia solo nell’edizione locale? Magari avrebbeor potuto chiedere un’opinione, un commento al nuovo capo della polizia, Antonio Manganelli, che tanto hanno lodato nei giorni scorsi, o allo stesso Gianni De Gennaro, oltretutto competente in materia, visto che è il cpao di gabinetto del ministero – gli Intrni – condannato a pagare il risarcimento.
 
Sappiamo già che siamo di fronte all’ennesima pagina nera della polizia di stato, che sceglie la via dell’omertà e del silenzio, con la complicità die media e di un ceto politico sempre più imbelle e complice. 
 
Secolo XIX
G8, picchiata senza motivo risarcita con 24.300 euro dal tribunale civile
Stava scappando, gli agenti si sono accaniti con i manganelli e a calci
GENOVA. Un risarcimento di 24.300 euro rivalutato sino ad oggi secondo
gli indici Istat: è quello che dovrà pagare il ministero dell’Interno a
Rita Sieni, una donna di 38 anni, che durante il G8 di Genova è stata
ripetutamente picchiata dalle forze dell’ordine. Lo ha deciso nei giorni
scorsi il Tribunale civile. Si tratta della prima sentenza di questo
tipo in cui la somma stabilita è di una certa consistenza. Il Tribunale
di Genova aveva già imposto al ministero il pagamento di qualche
migliaia di euro per altri tre casi, ma in nessuno di questi, il
protagonista dei pestaggi, aveva avuto ferite gravi come Rita Sieni.
La donna, di origine sarda, in quel periodo viveva in Piemonte e durante
il G8 si trovava in corso Italia insieme ad altre persone appartenenti
al "Coordinamento pinerolese contro il G8". Da quanto è emerso dalle
testimonianze e dai certificati medici, la Sieni aveva ricevuto un colpo
di manganello alla testa da un poliziotto nei pressi di Punta Vagno. La
donna era caduta a terra e nonostante implorasse aiuto era stata
percossa da altri agenti. In particolare, sempre da quanto raccontato
dai testimoni, un poliziotto le aveva sferrato un calcio al volto che
lei aveva inutilmente cercato di proteggere con la mano. Ferita e
sanguinante, aiutata da un amica, Rita Sieni era riuscita a raggiungere
la spiaggia dove però un altro agente le aveva spruzzato sul viso uno
spray che l’aveva privata della vista per qualche minuto provocandole
bruciore e lacrimazione. La donna era stata finalmente trasportata
all’ospedale di Sampierdarena dove le era stato diagnosticato un trauma
cranico facciale, la frattura della mandibola, una ferita lacero-contusa
sulla fronte e la rottura di un legamento della mani sinistra (quella
con la quale aveva cercato di ripararsi il volto). Il giudice civile
Angela Latella ha calcolato nel risarcimento che dovrà pagare il
ministero dell’Interno sia il danno biologico, sia quello esistenziale
subiti dalla vittima del pestaggio accogliendo la richiesta dei legali
della donna (Paolo Pissarello di Genova, Sergio Bonetto e Mariagrazia
Napoli del Foro di Torino). «La nostra cliente – spiega l’avvocato
Sergio Bonetto – nonostante siano trascosi sei anni da quel giorno è
rimasta molto turbata. Ancora oggi quando vede una persona in divisa,
fosse anche un ferroviere, viene colta da crisi di panico».
Sia Rita Sieni, sia altre persone che come lei facevano parte del
"Coordinamento pinerolese contro il G8" hanno sottolineato nella
richiesta danni che il loro era un corteo pacifico, vi facevano parte
persone di tutte le età: anche pensionati. Tutto si era svolto senza
problemi quel 21 luglio 2001, sino alle 15,15: a quell’ora la
manifestazione fu costretta a fermarsi perché diverse persone che erano
abbigliate come black bloc erano riuscite a raggiungere piazzale
Kennedy. I testimoni hanno raccontato che verso le 16 vennero
inaspettatamente lanciati lacrimogeni sulla folla. Rita Sieni, come
molte altre persone, per fuggire dal fumo e dalla pressione dal corteo
che avanzava aveva raggiunto il marciapiede sul lungomare per defilarsi.
E’ stato proprio davanti a Punta Vagno che la donna era stata colpita al
capo da un agente che stava correndo all’inseguimento dei manifestanti.
Quella era stata la prima manganellata che l’aveva fatta cadere a terra,
poi altri poliziotti l’avevano presa a calci. I testi giunti a Genova
per raccontare al giudice quanto avevano visto e vissuto, hanno detto
che da una situazione di corteo pacifico, improvvisamente si era
generato il panico:
«I partecipanti hanno improvvisamente visto le persone che erano davanti
a loro correre in senso contrario urlando "scappate, scappate". Tutti si
sono dati alla fuga, qualcuno era caduto. I poliziotti allora avevano
iniziato a caricare la gente tirando manganellate». Un teste ha
raccontato che mentre era riuscito a nascondersi dentro una siepe aveva
visto gli agenti colpire chi capitava: indistintamente donne e persone
anziane. Ad una signora di 60 anni avevano rotto gli occhiali, il
vice-sindaco di Pinerolo era stato ferito al volto.
«Questa è stata la realtà – si legge nella sentenza – raccontata da quei
cittadini che pensavano di poter manifestare il loro pensiero come la
Costituzione di uno Stato democratico prevede».
Elisabetta Vassallo

 
Repubblica Genova
La vittima dei pestaggi riportò la frattura di una mandibola: "Violenza
senza scuse"

Donna risarcita di 29mila euro per le botte dalla polizia al G8
Fu colpita da manganellate: "E non c´è neppure la legittima difesa"

VINCENZO CURIA

PUO´ essere definita «sentenza requisitoria». Un verdetto significativo,
che mette a fuoco con critiche pesanti il comportamento tenuto da non
pochi poliziotti durante le giornate di violenza vissute a Genova nel
luglio 2001 in occasione del G8. Basandosi su precise testimonianze, il
giudice Angela Latella ha infatti riconosciuto a una giovane donna di
Pinerolo – Rita S., allora trentottenne – un congruo indennizzo a titolo
di risarcimento per le gravi lesioni procuratole dagli agenti, che
attaccavano brutalmente non soltanto numerosi black block ma anche un
gruppo di aderenti al «Coordinamento pinerolese contro il G8», arrivati a
Genova per partecipare a una manifestazione che aveva intenti del tutto
pacifici. La somma stabilita: oltre 29 mila euro, a cui vanno aggiunti
interessi e rivalutazione. Dell´esborso dovrà farsi carico il ministero
dell´Interno.
Il magistrato ha ricostruito in ogni dettaglio il drammatico pomeriggio
denunciato da Rita S.. Anticipiamo subito che la donna riportò la frattura
di una mandibola, un trauma cranico e lesioni varie in tutto il corpo. La
donna dovette essere sottoposta anche a un intervento chirurgico
ricostruttivo; un perito ha accertato a carico della stessa una invalidità
permanente dell´8 %. Rita S. si trovava in corso Italia, nelle vicinanze
della Foce, quando la polizia passò all´attacco. La poveretta fu colpita
duramente con manganellate e a un certo punto le venne spruzzato in faccia
pure un liquido urticante che la rese praticamente cieca per alcuni
minuti. Rita S. denunciò che gli agenti avevano ecceduto nell´esercizio
dei propri poteri, ma lo Stato giustificò le cariche sostenendo che il
ricorso sulla forza si era reso necessario perché i Black Block si erano
abbandonati a devastazioni e saccheggi. «Il comportamento dei poliziotti
fu volontario. Non assistito da alcuna causa di giustificazione. Non la
legittima difesa, né l´uso delle armi e neppure l´adempimento del dovere.
Venne colpita ripetutamente una donna in un contesto non aggressivo ma di
fuga. La tutela dell´ordine pubblico non richiedeva quegli interventi,
perché non vi era alcun agente in pericolo».

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