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Fratelli di acqua e di latte – Ae 82

L’acqua in bottiglia e il latte artificiale per i neonati hanno gli stessi padroni. Nestlé, ad esempio, che è leader nei due settori. Consumi indotti da massicce campagne pubblicitarie. Perciò la Rete italiana di azione per l’alimentazione infantile (Ibfan Italia)…

Tratto da Altreconomia 82 — Aprile 2007

L’acqua in bottiglia e il latte artificiale per i neonati hanno gli stessi padroni. Nestlé, ad esempio, che è leader nei due settori. Consumi indotti da massicce campagne pubblicitarie. Perciò la Rete italiana di azione per l’alimentazione infantile (Ibfan Italia) sostiene la proposta di Altreconomia di regolamentare la pubblicità dell’acqua in bottiglia. L’idea intanto è arrivata fino in Parlamento…


Con l’acqua minerale ho poca dimestichezza. A Vicenza, dove sono nato 60 anni fa, “c’è l’acqua più buona del mondo”, come diceva mio padre quando da bambino m’invitava a berne a garganella ogni mattina quando mi lavavo la faccia. Acqua pura, fresca, profonda. Ora ci vorrebbero costruire sopra la nuova base americana, ma i vicentini sapranno difenderla, assieme alla pace. Anche in Valsugana, dove passavo le vacanze dai nonni materni, di acqua minerale non ce n’era. Non c’era nemmeno l’acqua in casa. Per andare a prenderla alla sorgente, sulle rive del Brenta, si faceva un chilometro all’andata e uno al ritorno col “bigòlo”, un arco di legno con due ganci per i secchi alle estremità, in spalla. Tanta fatica, ma che soddisfazione berla con la bocca dove sgorgava dalla montagna e più tardi col mestolo a casa! Ho più dimestichezza col latte artificiale. Non che l’abbia mai provato! Però, da quando a metà degli anni ‘70 mi sono recato a lavorare in Paesi a basso reddito, ho potuto osservarne le tragiche conseguenze sulla nutrizione e la salute dei bambini, e mi batto come posso per proteggere il latte materno. Ho salutato quindi con gioia, nel 1981, l’approvazione del Codice internazionale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno, che chiede ai governi di imporre rigorose restrizioni alla pubblicità e a ogni altra forma di marketing del latte artificiale. Pensavo che il problema fosse risolto, o quasi. Mi son dovuto ricredere: da un lato i governi erano lenti e fin troppo prudenti nel trasformare i dettami del Codice in legge; dall’altro produttori e distributori inventavano nuove strategie di marketing per aggirare Codice e leggi, quando non le violavano apertamente o non facevano pressione per ritardarle e ammorbidirle. Così oltre 25 anni dopo sono ancora qui a condurre la stessa battaglia, per fortuna in buona e sempre più numerosa compagnia. Battaglia dura, ma i progressi si vedono. La curva dei tassi di allattamento al seno è in crescita quasi dappertutto e le multinazionali del latte artificiale sono molto preoccupate. A un certo punto acqua minerale e latte artificiale si sono incrociati, e non solo per l’invito a scrivere questo breve articolo. Circa 10 anni fa, in uno dei periodici rapporti dell’Ibfan (la Rete internazionale di azione per l’alimentazione infantile, www.ibfan.org e www.ibfanitalia.org) sulle violazioni del Codice internazionale, appariva per la prima volta una nuova forma di marketing: produttori di latte in polvere che commercializzavano acqua minerale, un’acqua esattamente uguale alle altre dal punto di vista funzionale, ma destinata alle gestanti. Vantaggi: nessuno. Costi: enormi rispetto all’acqua di fonte. Scopo: legare la consumatrice alla marca per venderle più facilmente il latte artificiale alla nascita del bambino. Diabolico. Altre acque minerali sono poi state commercializzate per diluire il latte artificiale, o direttamente per il lattante, suppostamente assetato. E così mi sono dovuto occupare di violazioni del Codice internazionale anche da parte di produttori d’acqua minerale. Ho letto perciò con molto piacere la proposta di regolamentare il marketing dell’acqua minerale. E la sottoscrivo. Non si capisce perché qualcuno, per puro desiderio di lucro, debba prendere a basso prezzo la nostra acqua e metterla in bottiglia, per poi vendercela a caro prezzo. E, per beffa, usare i soldi che gli diamo per inondarci di pubblicità e indurci a credere che la sua acqua, che è nostra, è migliore della nostra, che è diventata sua. Proprio come i produttori di latte artificiale ci inducono a credere che il loro latte sia migliore di quello materno (composto al 85-90% di acqua).



L’autore è portavoce di Ibfan Italia e della Rete italiana boicottaggio Nestlé (www.ribn.it)



La Camera approva?

Regolamentiamo la pubblicità delle acque minerali: la proposta di Altreconomia continua a far discutere, e in meno di un mese è arrivata in parlamento. Nella seduta del 26 febbraio alla Camera, infatti, il gruppo dei Verdi ha presentato una mozione per dire stop agli spot.

Chiede al Governo di “assumere iniziative normative affinché siano regolamentati e limitati gli spazi pubblicitari per le acque minerali e stabilite regole chiare e non ingannevoli sulle qualità delle acque vendute e sui benefici che per i consumatori derivano dal loro consumo”. L’iniziativa parlamentare è “sintomo” di una sensibilità al tema delle acque minerali, la stessa che leggiamo nei commenti delle oltre 1.500 persone che hanno aderito alla proposta sul sito www.altreconomia.it/acqua. E che ci spinge ad andare avanti. Ci aiuta anche Il Sole-24 Ore, che ha pubblicato l’elenco dei top 100 inserzionisti pubblicitari secondo l’analisi del gruppo Aegis Media. Cogedi (Rocchetta e Uliveto) occupa la 26° posizione con 45 milioni di euro (+ 20% rispetto al 2005). Tra i primi 100 anche Nestlé divisione acque, San Benedetto, Soc. Gen. Acque minerali (Lete) e Ferrarelle.

La mozione dei Verdi, il cui primo firmatario è l’onorevole Camillo Piazza, segretario della commissione ambiente della Camera, non riuscirà a cambiare le regole del “gioco pubblicitario”. Indica, però, uno sbocco possibile per la nostra provocazione. Invita, infatti, l’esecutivo “a sostenere iniziative di informazione e sensibilizzazione circa la qualità delle acque degli acquedotti italiani, oggetto costante di analisi che le indicano spesso migliori di molte acque imbottigliate”. Una pubblicità progresso per il consumo dell’acqua di rubinetto. La mozione chiede al Governo anche di “obbligare le imprese utilizzatrici ad un congruo ed equo pagamento per un bene, quello dell’acqua, che fa parte del demanio pubblico”. L’esempio Veneto (vedi box in alto a destra) insegna che è possibile. Perciò vi chiediamo di continuare a discutere, ad aderire e far aderire.

Ma soprattutto, per chi già non lo facesse, di iniziare a mettere al bando l’acqua minerale. Almeno dalle vostre case.



Parigi val bene una caraffa

“Non bevo l’acqua che uso, scelgo Cristaline”: a Parigi la guerra dell’acqua minerale è arrivata in tribunale. Il Comune e la società mista Eau de Paris, che gestisce l’acquedotto della capitale francese, hanno denunciato l’acqua “Cristaline” per una campagna pubblicitaria che “denigra l’acqua di rubinetto e la qualità del servizio pubblico”.I cartelloni diffusi da Cristaline per le strade e nella metropolitana di Parigi all’inizio del 2007 (sopra a destra) sono la risposta dell’”imbottigliatore” all’amministrazione comunale, che da alcuni anni -insieme ad Eau de Paris- ha intrapreso una campagna di sensibilizzazione per promuovere il consumo dell’acqua di rubinetto (sotto un esempio, con lo slogan: “Acqua di rubinetto: zero plastica, zero inquinamento”). È dal 2005, ad esempio, che Eau de Paris distribuisce gratuitamente tra i cittadini una caraffa da riempire al rubinetto. Sul sito dell’azienda (www.eaudeparis.fr)

c’è anche l’elenco dei bar e ristoranti dove -se passate per la capitale francese- potrete ordinare l’“acqua di Parigi”.



Contro la società d’imbottigliamento si erano mosse anche la Federazione delle imprese dell’acqua (Fp2e), l’Unione nazionale delle associazioni famigliari (Unaf), che esigeva “la fine immediata delle affissioni” da parte di Cristaline, e le tre organizzazioni Agire per l’ambiente, Centro nazionale d’informazione indipendente sui rifiuti (Cnid) e Resistenza all’aggressione pubblicitaria (Rap). I cittadini francesi sono i secondi consumatori di acqua minerale a livello mondiale, dopo gli italiani (con circa 150 litri annui pro capite). Le campagne di sensibilizzazione sembrano aver successo: a metà marzo Le Monde ha diffuso i risultati del sondaggio annuale realizzato dal Centro d’informazione sull’acqua e finanziato da Veolia, Saur e Lyonnaise des eaux, le società di gestione degli acquedotti. Per la prima volta dal 1999 i francesi hanno dichiarato di preferire l’acqua di rubinetto a quella in bottiglia. Cristaline imbottiglia, tra le altre, la stessa acqua distribuita in rete nella città portuale di Saint Nazaire, sull’Atlantico.



L’acqua di farmacia

In farmacia un litro di minerale costa più di 1 euro. È l’acqua “Amorosa Fonteviva”, commercializzata da Humana, uno dei principali distributori di latte in polvere in Italia. Si chiama integrazione orizzontale della produzione: Humana controlla l’imbottigliatore Evam (Ente di valorizzazione delle acque minerali) di Massa-Carrara, e sul sito internet accanto al latte artificiale promuove “Fonteviva”, che “è l’ideale per la diluizione del latte in polvere e, in generale, dei preparati per l’infanzia”. I medici la consigliano alle neo-mamme. Nel 2005 Humana è stata multata dall’Antitrust per l’accordo di cartello relativo al prezzo del latte artificiale (la vicenda è ricostruita nel libro “Io boicotto Nestlé”, di Miriam Giovanzana e Davide Musso). In commercio, allo stesso prezzo, c’è anche l’acqua “Mellin” e, naturalmente, l’acqua di Nestlé (Levissima, Vera, Panna, Ferrarelle, San Pellegrino, Boario…)



Cominciate a pagare

Tra quanti hanno aderito alla nostra proposta, molti lamentano che in 14 regioni su 20 l’acqua per gli “imbottigliatori” sia gratis. E chiedono alla politica di essere più responsabile. La Regione Veneto sembra aver accolto l’invito, e con la Finanziaria regionale 2007 ha approvato un aumento del canone di concessione per le acque minerali, che passa da 0,65 a 3 euro per metro cubo imbottigliato (cioè 0,003 euro a litro). In Veneto sono attive alcune tra le più grandi aziende del settore -da Nestlé a San Pellegrino- che imbottigliano (tra acqua minerale e bibite) 6 miliardi di litri all’anno. Tra le ultime adesioni ce n’è una che viene da lontano. Fratel Francesco D’Aiuto scrive infatti dal Brasile, dove lavora come missionario nello Stato di Spirito Santo: “Vivo in Brasile, bevo sempre e solo acqua del rubinetto filtrata con un filtro di terracotta (il sistema piú naturale di filtraggio). Ritengo che, oltre ad essere piú economica, è la scelta piú giusta ecologicamente e piú sicura per la salute. Aderisco con forza a questo appello e spero proprio che siamo in milioni a farlo, l’acqua minerale in bottiglia é uno scandalo”. E Giulia Sitton invita ad ordinare sempre acqua di rubinetto, anche al ristorante, e di insistere se i camerieri vi guardano male.



Le case dell’acqua a Milano

Da maggio i cittadini di Pieve Emanuele, Buccinasco e San Donato, nell’hinterland milanese, potranno bere al parco acqua di rubinetto gassata. Si inaugurano, infatti, le prime tre “Case dell’Acqua” realizzate da Tasm, l’azienda pubblica che gestisce il servizio di depurazione dell’acqua in 24 Comuni della cintura a Sud di Milano. La “Casa dell’acqua” (a destra il modello) erogherà acqua gassata, naturale e naturale refrigerata, con l’obiettivo di promuovere il consumo di acqua di rubinetto (“buona, controllata, sicura e gratuita”, scrivono) in alternativa alle minerali. Per evitare gli sprechi un sensore limita l’erogazione a un bicchiere per volta (per l’acqua gassata) e a mezzo litro (di naturale). Nei prossimi 3 anni saranno attrezzate una ventina di “Case dell’acqua”, in un’area in cui vivono 500 mila persone, per un investimento di 800 mila euro. Info: www.sudmiacque.it



Metteteci una firma

In tre mesi la campagna “Acqua pubblica, ci metto la firma!” ha raccolto quasi 200 mila firme a sostegno della proposta di legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua. A marzo pioggia  di adesioni da parte degli enti locali, che hanno approvato ordini del giorno a favore dell’acqua pubblica. Per sapere tutto sui banchetti e le iniziative: www.acquabenecomune.org



La fontanella in spiaggia

I clienti dei “bagni Sant’Antonio”, a Savona, hanno a disposizione una fontanella di acqua refrigerata. L’iniziativa, spiegano i titolari Daniele e Manuela, che hanno aderito alla campagna di Altreconomia, “ha lo scopo di evitare i litri d’acqua lasciati correre dai rubinetti per avere un po’ d’acqua fresca”. Una scelta ecologica ma anti-economica per la coppia, che gestisce anche il punto ristoro. Info: www.bagnanto.it



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