Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Economia / Approfondimento

Tra il fisco e le multinazionali della Rete nulla è cambiato

Il 29 agosto il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il fondatore di Facebook Marc Zuckerberg hanno pranzato in occasione della visita romana del secondo. Ma l’irrisolta questione fiscale che permette (anche) al primo social network di abbattere le imposte non sembra esser in agenda. Il nostro approfondimento sui bilanci 2015 dei colossi del web

La sede di Google a Mountain View, negli Stati Uniti d'America
Tra le multinazionali della Rete e il fisco italiano non è cambiato nulla, nonostante gli annunci di un’imminente (e impropriamente detta) “web-tax”. Lo dimostrano i bilanci 2015 appena pubblicati presso la Camera di commercio di Milano dalle Srl che operano nel Paese per conto di Google, Facebook e Yahoo! (quello di Twitter è ancora fermo al 2014). A regolare il movimento dei colossi è ancora il “meccanismo irlandese”, che vede al centro del sistema una società domiciliata presso un Paese a fiscalità agevolata -come l’Irlanda- che a sua volta riconosce alle succursali italiane delle commissioni per attività promozionali. In questo modo, i fatturati reali delle filiali distaccate, che comunque vengono tassati, restano relativamente bassi.
È il caso della Google Italy Srl, nata nell’agosto di quattordici anni fa. Per oggetto sociale si occupa della “prestazione di servizi di consulenza e assistenza nelle attività di supporto alla vendita, nel settore del marketing e in relazione ad attività pubblicitarie e promozionali in Italia”. Il presidente in carica del suo cda, Daniel Lawrence Martinelli, è già finito al centro di un’inchiesta della Procura di Milano perché accusato, in qualità di firmatario degli ultimi bilanci, di aver omesso di “dichiarare in Italia i redditi realizzati nello Stato da Google Ireland Ltd”. Ed è lo stesso Martinelli a sottoscrivere l’ultima relazione sulla gestione che dà conto dell’immutabilità del modello economico della Rete. Alla sesta pagina, infatti, è ricostruita la provenienza dei ricavi della società italiana nel 2015: su 66,5 milioni di euro, 63,2 milioni sono giunti ancora dalla Google Ireland Ltd. “Tali rapporti -si legge però nella relazione depositata in Camera di commercio- non comprendono operazioni atipiche e/o inusuali, sono di natura commerciale e regolati da condizioni di mercato”.
L’estratto dalla Relazione sulla gestione della Google Italy Srl sottoscritta dal presidente del cda, Daniel Lawrence Martinelli
Con questa tesi, Google in Italia ha versato complessivamente al fisco in questi quattordici anni di attività della Srl milanese 14.316.798 euro. Che è nulla se confrontato al suo fatturato reale nel Paese, che l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha stimato nel solo 2015 ammontare a poco meno di 500 milioni di euro. Ed è di poco superiore all’investimento di base di 12 milioni di euro che la stessa Google, sponsor del Festival del giornalismo di Perugia, si è impegnata a riconoscere nell’ambito di un recente accordo triennale con la Federazione italiana editori e giornali.

E l’identico spartito è stato riprodotto anche da Facebook. “La principale attività svolta -si legge nel fascicolo camerale del 2015 della Facebook Italy Srl, 10mila euro di capitale e 19 dipendenti- è la fornitura di supporto alla vendita e servizi di marketing della società Facebook Ireland Limited”. Il 100% dei 7,5 milioni di ricavi dello scorso anno sono state commissioni irlandesi, che hanno portato all’erario italiano poco più di 200mila euro di imposte a fronte dei 28 milioni di utenti nazionali che ogni giorno utilizzano la piattaforma, garantendo introiti pubblicitari milionari.
Yahoo!, che pure è in piena fase di ristrutturazione su scala globale per la crisi del motore di ricerca, non ha cambiato la missione dell’italiana Yahoo! Italia Srl (nel giro di un anno i ricavi in Italia sono crollati del 22%). Dalla nota integrativa dell’ultimo bilancio si legge di nuovo che “I ricavi delle vendite e delle prestazioni, pari a 7.514.163 euro sono interamente riferibili ai ricavi derivanti dal contratto di marketing support stipulato con la società Yahoo! EMEA Ltd”. Quest’ultima ha sede al North Wall Quay di Dublino, in Irlanda.
Sulla legittimità di questo meccanismo societario, forse, farà luce l’inchiesta milanese. Ma è un fatto chesommando le tasse versate da Google e Facebook nel 2015 nel nostro Paese si superano di poco i 2,4 milioni di euro, una cifra non paragonabile al fatturato pubblicitario online italiano -1,6 miliardi di euro nel 2014 secondo l’AGCOM- che i due sostanzialmente si assicurano senza avversari.
© riproduzione riservata

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.