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Altre Economie / Intervista

La finanza etica per cambiare il modello di sviluppo. È il momento

Anna Fasano è nata nel 1974 a Udine. Dal maggio 2019 è presidente di Banca Etica. Dal 2003 a giugno 2019 è stata direttrice della società cooperativa onlus Vicini di Casa © Archivio Banca Etica

La pandemia ha messo in luce ancora una volta le storture dell’attuale sistema finanziario. È necessario un cambiamento profondo perché non è “solo” un problema di liquidità. Intervista ad Anna Fasano, presidente di Banca Etica

Tratto da Altreconomia 230 — Ottobre 2020

“La pandemia ci offre un’opportunità: stimolare una ripresa economica sana. Ora più di prima, la finanza etica deve continuare a proporre un sistema finanziario trasparente, equo e a servizio dell’economia reale”. Anna Fasano, presidente di Banca Etica, muove dallo scenario causato dal Covid-19 per riflettere sul ruolo che i soggetti della finanza etica ricopriranno nel post-pandemia. “Una funzione fondamentale” per modificare l’attuale modello economico e di sviluppo, e per riportarlo a “rispondere alle esigenze e ai bisogni delle nostre comunità”. Quegli stessi che la banca ha supportato nei mesi dell’emergenza sanitaria attraverso misure volte a sostenere famiglie, liberi professionisti e realtà del terzo settore entrati in difficoltà. Lo raccontano i numeri. Oltre a quanto previsto dai decreti “Cura Italia” e “Rilancio”, Banca Etica ha sospeso il pagamento del mutuo fino a sei mesi a 807 privati, circa il 99,6% delle richieste; ha approvato 134 richieste di anticipazione della cassa integrazione, che corrispondono al 92,4% delle richieste, per un totale di 160.750 euro; ha erogato prestiti personali per un valore complessivo di 1,3 milioni di euro e prestiti a 532 imprese clienti per un valore di 12,6 milioni di euro. “Ma non ci si deve limitare a erogare credito o perderemmo un’occasione di reale cambiamento”.

Presidente Fasano, di fronte alla crisi causata dalla pandemia il dibattito si sta concentrando sull’immissione di nuova liquidità. Lo stesso era successo dopo la crisi finanziaria del 2008. È sufficiente?
AF No, non lo è. Si è trattato ovviamente di uno strumento utile per intervenire in modo tempestivo nel momento dell’emergenza. Ma non basta se non si agisce sull’attuale sistema finanziario. Oggi in Europa sono necessari interventi di natura normativa volti a disincentivare la finanza speculativa in modo che le sue risorse tornino a essere al servizio dell’economia reale.

“Non basta parlare di ambiente quando si definisce la sostenibilità. Bisogna parlare di condizioni di lavoro, remunerazioni e stipendi, parità di genere. È questa la sfida”

A che cosa si riferisce?
AF Uno strumento è rappresentato dalla Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie di cui si parla dal 2011, quando ha ricevuto voto favorevole dal Parlamento europeo ma senza avere ancora visto applicazione. Andrebbe a colpire chi opera con logiche di brevissimo periodo, acquistando e vendendo migliaia di volte in un’ora con scambi che avvengono nell’ordine delle frazioni di secondo. Se inseriamo un limitato importo da pagare su ogni compravendita, una tassa da pagare migliaia di volte scoraggerebbe questo tipo di operazioni o almeno spingerebbe a pensare su una logica temporale più lunga. In un primo momento si potrebbero produrre meno “guadagni” ma nel medio periodo si rende sostenibile il meccanismo economico e il mercato finanziario, che avrebbe una volatilità minore. Questo permetterebbe di destinare maggiori risorse a settori e progetti dove si produce un impatto positivo per l’ambiente e per la società.

0,64 per cento, il tasso di sofferenze nette di Banca Etica secondo il bilancio 2019

Un ulteriore elemento riguarda la revisione dei requisiti patrimoniali necessari per erogare un credito. Il rischio oggi dipende prevalentemente da criteri economici e finanziari. Invece bisogna introdurre una pesatura anche secondo criteri ambientali e sociali. Non si dà ancora valore a sufficienza al fatto che concedere un finanziamento a progetti e imprese che hanno un impatto sociale positivo è meno rischioso rispetto a settori più controversi, come quello delle energie fossili. Il tasso di sofferenza di Banca Etica, inferiore all’1%, lo dimostra.

La Commissione europea ha elaborato una nuova strategia di finanza sostenibile, una “tassonomia” in cui vengono indicate le regole per stabilire quali attività economiche possono definirsi sostenibili. L’obiettivo è spingere gli investimenti su temi ambientali.
AF Si tratta di un notevole passo in avanti, uno strumento che può incentivare la transizione ecologica. Ma c’è anche il rischio del greenwashing. Non basta parlare di ambiente quando si definisce la sostenibilità. Bisogna anche parlare di condizioni di lavoro, di remunerazioni e stipendi, di parità di genere. È questa la vera sfida. La “Tassonomia” stilata dalla Commissione europea è un buon primo passo ma è solo il primo.

A maggio il consiglio di amministrazione di Banca Etica ha elaborato un documento in cui presenta le sue proposte per una ripresa economica sana. Viene sottolineata la necessità che la finanza etica sia rafforzata. Che cosa servirebbe?
AF La finanza etica è in grado di agire se continua a essere un “sistema di azionariato diffuso”, mentre invece le regole e le indicazioni che stanno emergendo a livello economico-finanziario sono quelle dei grandi gruppi. In luogo dell’approccio a “taglia unica” promosso oggi in Europa, dove si osserva una pressione alla fusione tra i grandi istituti, bisogna tutelare una maggiore biodiversità bancaria in modo che differenti istituti di credito riescano a rispondere alle diverse esigenze del sistema economico oltre che di chi si rivolge a loro. Se rinunciamo alle poche popolari che abbiamo, il rischio è che resteranno fasce non coperte dal sistema creditizio. Ma così lasceremo molti in mano all’usura e alle finanziarie aggressive.

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