Ambiente / Opinioni
Finalmente a livello europeo qualcosa a favor di suolo è stato fatto
Il 23 ottobre il Parlamento europeo ha approvato la Direttiva sul monitoraggio dei suoli. Uno strumento fondamentale che se implementato correttamente dagli Stati membri permetterà di identificare e di affrontare le innumerevoli minacce agli ecosistemi nazionali e comunitari. Il Governo Meloni e i partiti di opposizione sono chiamati fare la loro parte per recepirla al meglio. L’intervento di Paolo Pileri
La aspettavamo ma fino a quando non l’abbiamo vista, nero su bianco, non ci potevamo credere. E invece è accaduto. Il 23 ottobre il Parlamento europeo ha adottato la Direttiva per il monitoraggio dei suoli. Finalmente qualcosa a favor di suolo è stato fatto. Da quando sarà pubblicata gli Stati membri avranno tre anni per recepirla nei propri ordinamenti giuridici. Non ci aspettiamo che il Governo Meloni sarà il primo della classe e temo che prenderà tempo così che chi vuole mettere le mani sul suolo possa farlo ancora senza essere disturbato, ma -obtorto collo- dovrà prima o poi recepirla e il suolo incasserà una vittoria. Nel mentre faremo pressione.
Perché la Direttiva sul monitoraggio è così importante? Intanto ricordiamo che il 60%-70% dei suoli europei sono malati. Ma il guaio è che il loro stato di salute è solo presunto perché fino ad oggi nessuna analisi preventiva e capillare sui suoli era obbligatoria. Con la Direttiva bisognerà mettere in campo una fitta campionatura che ci restituirà un reale stato di salute biochimico e fisico dei suoli consentendo di predisporre le misure di ripristino necessarie e, si spera, avviando lo spegnimento di quelle politiche e quelle pratiche dannose.
Il buon funzionamento della Direttiva potrebbe aiutare anche l’interruzione del consumo di suolo che in Italia continua a correre (proprio il 24 ottobre a Roma l’Ispra ha presentato il rapporto sul consumo di suolo e riduzione delle funzioni ecosistemiche e i numeri sono gravissimi). A livello europeo si è stimato che il degrado dei suoli riduce le funzioni ecosistemiche degli stessi producendo un danno che, se monetizzato, va da un minimo di 40 a un massimo di 70 miliardi di euro all’anno. Non so se mi spiego: è una enormità! Sono debiti che stiamo mettendo sulle spalle dei giovani.
E non si tratta solo di impermeabilizzazione (ovvero di consumo di suolo), ma di una lunga lista di aggressioni al suolo: erosione, perdita di sostanza organica con conseguente riemissione di CO2 in atmosfera, contaminazioni come quelle da metalli pesanti, eccesso di sostanze azotate con conseguente emissioni di terribili gas climalteranti (N2O), crisi di azoto e fosforo nei suoli, compattazione, salinizzazione.
Ce n’è per tutti i gusti. Sono numerosissime le minacce ai suoli e grazie a questa Direttiva si dovranno modificare alcune pessime abitudini in campo agricolo e pure urbanistico. Molte professionalità saranno coinvolte. Ci sarà più spazio per i giovani e quanti avranno un profilo curriculare in materie ambientali. Bisognerà inventarsi nuove mitigazioni ambientali che fino ad oggi non potevano essere messe a punto in mancanza, appunto, di una capillare campagna di conoscenza della salute dei suoli. Salute dei suoli significa, ovviamente, contenere alcuni dei fattori di crisi del clima e, per conseguenza, ridurre anche gli stadi di crisi per l’agricoltura.
Quindi gli agricoltori non scendano in piazza inutilmente. La Direttiva sul monitoraggio li aiuterà a non patire. Non diano retta a chi cercherà di convincerli del contrario. Peraltro, a loro non viene richiesto alcun sacrificio, sebbene sappiamo bene che le loro pratiche industriali sono veleno per i suoli e, onestamente, sarebbe ora che cambiassero da soli modo di fare agricoltura. Comunque saranno gli Stati a provvedere con misure e finanziamenti pubblici per accompagnarli in un nuovo sistema agricolo. Vietato quindi lamentarsi. Idem per urbanisti e politici. Il modo di pensare e fare la città non può permettersi più alcuna impermeabilizzazione ma, come diciamo da tempo, deve addirittura depavimentare ovvero ridare spazio alla natura, spazio che le è stato tolto per decenni e decenni. Anche le alluvioni e le siccità, eventi che ancora erroneamente chiamiamo estremi, sono parzialmente il frutto della crisi ecologica dei suoli e del fatto che non solo non sono più in grado di svolgere le proprie funzioni ecosistemiche ma addirittura finiscono per acutizzare la crisi climatica.
Quindi la loro cura è urgente e indispensabile e produrrà benefici a vari livelli e vari settori sociali. La crisi climatica non la si combatte a colpi di tecnologia solamente, come ci fanno credere quelli che vendono tecnologia, anche perché spesso l’innovazione tecnologica si occupa più dei sintomi che della rimozione delle cause. La Direttiva sul monitoraggio dei suoli ha invece l’ambizione di far fare un enorme balzo in avanti alla conoscenza dei suoli e della loro salute per far fare un altrettanto enorme salto in avanti alla rimozione delle cause che incidono sulla crisi ecologica generale.
Ci tocca ora solo iniziare a fare pressione sui governi regionali e nazionale affinché recepiscano al più presto la Direttiva europea. Le opposizioni non se ne stiano con le mani in mano, per favore. Ma diano voce a questa Direttiva sulla salute del suolo.
Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “Dalla parte del suolo” (Laterza, 2024)
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