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Economia / Attualità

Il festival dove tutto (e niente) è “sharing economy”

Parte domani a Milano l’evento organizzato dall’associazione di consumatori Altroconsumo che pubblica anche una rivista mensile. Tra gli sponsor e gli ospiti, però, soggetti che, a partire dal rapporto con il fisco, poco hanno a che fare con la “condivisione” in economia. A partire da Google, fino ad Airbnb

La schermata della pagina online del festival organizzato da Altroconsumo a Milano, dal 24 al 25 settembre 2016

Non ce n’eravamo accorti, ma Google è sharing economy, e così anche Intesa Sanpaolo, Heineken e Fastweb. A scorrere il lungo elenco dei “partner” del “Festival della sharing economy” organizzato dall’associazione-rivista Altroconsumo -la due giorni che partirà a Milano sabato 24 settembre presso il Castello Sforzesco-, i confini dell’economia della condivisione si fanno sempre più labili.

Che l’idea della rivista-associazione fosse a riguardo un po’ confusa era già stato certificato dal manifesto pubblicitario che è stato affisso in giro nel capoluogo lombardo, lanciando il festival con l’hashtag “#IOCONDIVIDO”. È una fotografia che ritrae un lenzuolo spiegazzato sul cui son poggiate due gambe femminili quasi accavallate, con smalto rosso sulle unghie dei piedi: “Hai già detto in giro che ti piace dormire in un letto sempre diverso?”.

A proposito di materassi, non poteva mancare Airbnb, il portale online nato nel 2008 per promuovere “l’ospitalità in soggiorno” che via via ha cambiato volto. In Italia conta ormai oltre 180mila annunci, che talvolta non sono di privati cittadini ma di gruppi che gestiscono immobili su vasta scala. Sul numero di gennaio di Altreconomia, raccontammo del caso di una società e dei suoi 400 immobili in vista su Airbnb. Non solo. Come Google, anche Airbnb affianca allo stile “sharing” anche la vocazione “marketing”. Che è poi l’oggetto sociale della filiale italiana, Airbnb Italy Srl, con sede a Milano. I ricavi 2015 della società -1,5 milioni di euro- sono interamente derivati dall’irlandese AIRBNB Ireland, la consociata che le riconosce commissioni e accentra su di sé i reali guadagni del veicolo italiano.
Secondo le nostre stime, basate sui dati diffusi dalla società, le attività italiane -nel 2015, 3,6 milioni di ospiti hanno usato Airbnb per viaggiare in Italia- hanno portato lo scorso anno alla società Airbnb Ireland (quella verso la quale sono triangolati gli incassi) ricavi stimabili in almeno 35,46 milioni di euro, e fino a 59,1 milioni di euro. Nel 2015 Airbnb Italy srl ha pagato circa 45mila euro di tasse; nei due anni precedenti, aveva versato complessivamente circa 70mila euro.

È il “sandwich” irlandese che Google -multinazionale che la rivista-associazione ben conosce avendo co-promosso una campagna di comunicazione nell’autunno scorso, di cui abbiamo avuto modo di occuparci- pratica attraverso la Google Italy Srl. Per oggetto sociale si occupa della “prestazione di servizi di consulenza e assistenza nelle attività di supporto alla vendita, nel settore del marketing e in relazione ad attività pubblicitarie e promozionali in Italia”. Il presidente in carica del suo cda, Daniel Lawrence Martinelli, è già finito al centro di un’inchiesta della Procura di Milano perché accusato, in qualità di firmatario degli ultimi bilanci, di aver omesso di “dichiarare in Italia i redditi realizzati nello Stato da Google Ireland Ltd”. Ed è lo stesso Martinelli a sottoscrivere l’ultima relazione sulla gestione che dà conto dell’immutabilità del modello economico della Rete. Alla sesta pagina, infatti, è ricostruita la provenienza dei ricavi della società italiana nel 2015: su 66,5 milioni di euro, 63,2 milioni sono giunti ancora dalla Google Ireland Ltd.

Ma tutto è sharing economy. In nessuno degli eventi in programma è centrale la trattazione di tematiche quali fiscalità o tassazione. Quando se ne parla, il titolo dell’appuntamento è emblematico: “Sharing economy: abilitare o reprimere? Regolamentare o non regolamentare?”.

Una piccola nota di colore riguarda poi l’attuale “Public Policy Manager” di Airbnb Italia -così viene indicato nel programma del Festival, ma ruolo e società risultano inesistenti sotto un profilo formale-, che ha scoperto l’economia condivisa, come racconta la sintesi della sua biografia “dopo 4 anni passati alla corte di CattaneoZanetto&Co, la società di consulenza leader del lobbying tricolore”. Un bel salto, come quello di Andrea Stazi, anch’egli “Public Policy Manager” di Google che in precedenza è stato “Consigliere del Presidente dell’AGCOM (l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ndr) e del Sottosegretario alla Difesa”.

Da segnalare l’evento “Il bere responsabile nell’epoca della condivisione”, che potrebbe anche esser interessante -“App che ti riportano a casa quando hai bevuto troppo, App che controllano il tasso alcolemico, milioni di dati disponibili per fare prevenzione”- con la presenza di uno sponsor del settore: Alfredo Pratolongo, Direttore Comunicazione e Affari Istituzionali Heineken Italia.

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