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Fair Trade, il punto di vista dei produttori

Il commercio equo e il lavoro minorile; il ruolo del microcredito e quello della donna; l’importanza delle reti: due storie dall’India in una doppia intervista con Roopa Mehta (nella foto), co-fondatrice e direttrice esecutiva di Sasha Exports, e Johny Joseph, direttore di Creative Handicrafts. Entrambi sono a Milano per la World Fair Trade Week, che si chiude con la fiera Milano Fair City, in programma dal 28 al 31 maggio

L’assemblea biennale della World Fair Trade Organization, nell’ambito della World Fair Trade Week, ha portato a Milano oltre 300 delegati di organizzazione del commercio equo mondiale. Sasha Exportis e Creative Handicrafts sono, in particolare, due realtà indiane, che lavorano con artigiani nelle comunità e negli slum. Qui proponiamo una doppia intervista con Roopa Mehta (nella foto), co-fondatrice e direttrice esecutiva di Sasha Exports, e Johny Joseph, direttore di Creative Handicrafts.

Sasha Exports è una organizzazione che dal 1978 lavora con gli artigiani e le comunità artigiane dell’India, per fornire ai consumatori prodotti autentici fatti a mano. Sasha Export fa parte dell’organizzazione del commercio equo e solidale. Roopa Mehta è membro indipendente del direttivo WFTO

Uno dei principi fondamentali di Sasha è quello di garantire l’articolazione di una rete fra i vari gruppi di artigiani in India. Perché è così importante questo passaggio?
Una rete di associazioni di produttori artigiani e di comunità crea energie collettive e punti di forza in cui sono evidenti l’apprendimento trasversale, lo scambio di esperienze e la distribuzione dei benefici delle economie di scala.
Altre iniziative come mostre, workshop per migliorare la progettazione e le capacità individuali, possono essere organizzate congiuntamente in modo da ridurre i costi.

Lei vive in un Paese in cui sono ancora presenti episodi di sfruttamento del lavoro minorile, soprattutto nei campi di cotone. Come siete riusciti a costruire una filiera alternativa in un contesto sociale che presenta ancora queste problematiche?
I produttori Sasha comprendono appieno che il lavoro minorile è inaccettabile. Abbiamo un solido sistema di controllo per assicurare il contrasto alle pratiche di lavoro dei minori. Per esempio organizziamo controlli nei luoghi di lavoro casalinghi.
D’altra parte uno strumento efficace per il cambio di mentalità sono stati gli incontri con gli artigiani sulla illegalità e gli effetti dannosi sul bambino privato dell’istruzione e delle opportunità.
Inoltre nel Bengala Occidentale l’educazione è molto apprezzata: i nostri artigiani assicurano che con l’aumento dei profitti cresca anche la disponibilità delle strutture scolastiche e sanitarie per i loro figli.
 
In 37 anni di attività, Sasha è arrivata a lavorare con 70 gruppi di artigiani che riuniscono 3.500 lavoratori nell’india orientale. Lo Stato vi ha aiutato a raggiungere questi risultati? Se sì in che modo?
Lo Stato ha un ufficio attivo del Commissario per lo sviluppo dell’artigianato che sostiene le nostre attività in particolare nel settore di aggiornamento delle capacità e del design, come anche per l’accesso al mercato . Il Governo ha attivato politiche per favorire il settore tessile e dell’artigianato. Per queste attività, Sasha ha ricevuto finanziamenti da parte dello Stato, solo durante i primi anni di vita. Attualmente non riceviamo alcun sostegno, in quanto l’organizzazione è diventata auto-sostenibile.

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Creative Handicrafts è un’organizzazione nata nel 1994, che oggi riunisce 13 cooperative in differenti slums dell’India. Riconoscendo gli sforzi nell’allentamento delle sofferenze delle donne, il governo spagnolo ha conferito all’organizzazione la sua seconda più alta onorificenza civile: il “Premio Principe de Vienna de la solidariedad 2010”. Johny Joseph è segretario e rappresentante di WFTO Asia.

Come si coniuga la ricerca di un lavoro dignitoso per tutti con i problemi di sviluppo dei diritti in Asia dove attualmente lavorano 150 milioni di bambini? 
Una delle ragioni della prevalenza del lavoro minorile è l’assenza di lavoro e di un reddito dignitoso per gli adulti. Nessun genitore con un reddito dignitoso sottoporrebbe i propri figli al lavoro duro. L’incapacità di mandarli a scuola e guadagnarsi una vita decente mette così il bambino a fare la sua parte per contribuire ai bisogni della famiglia.

Creative Handicrafts, l’associazione che ha contribuito a creare, è impegnata sul fronte del microcredito alle donne che vivono negli slum. Quanto è importante questa forma di finanza?
L’accesso al credito è molto importante per tutti, e ancor di più per i più poveri nelle comunità degli slum. Molti di loro non hanno accesso al credito per le loro esigenze in quanto le banche non concedono loro un prestito senza pretendere ipoteche o garanzie. Di conseguenza, essi dipendono da usurai che danno prestiti applicando interessi che vanno dal 60 a 120% all’anno. È in questo contesto che le nostre forme di microcredito diventano rilevanti. Le donne dei quartieri poveri, che entrano nella rete del microcredito possono usufruire di prestiti con tasso interesse limitato (12% annuo), che possono restituire come parte dei dividendi sui loro risparmi.

Oltre il microcredito avete creato laboratori artigianali per permettere alle donne di sviluppare una formazione professionale. Quale dei due sistemi serve maggiormente alla lotta contro la povertà? I prestiti finanziari o i piani didattici finalizzati al lavoro?
Per loro funziona molto bene l’assistenza educativa che offriamo ai loro figli. L’unico modo per uscire dal ciclo della povertà è l’educazione di questi ragazzi, che successivamente potranno lavorare e migliorare la qualità di vita delle loro famiglie. Inoltre, abbiamo costituito un programma di fondo comune per la salute, che è un’ottima forma di assicurazione sanitaria per le donne.

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