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Economia / Attualità

Il mercato della sicurezza in Europa non conosce crisi

Controllo delle frontiere, contrasto al terrorismo e alla criminalità. Il comparto vede un aumento degli stanziamenti: 8 miliardi di euro nel periodo 2014-2020. Di cui beneficiano soprattutto aziende multinazionali. Un report mette in fila gli investimenti dell’Unione Europea

Polizia macedone pattuglia il confine con la Grecia (AP)

Malgrado le difficoltà economiche di questi anni, gli stanziamenti europei a favore della ricerca e dello sviluppo di tecnologia per la difesa (dal terrorismo, dalla criminalità, dai migranti) è cresciuto in maniera esponenziale, passando da 4 miliardi di euro stanziati nel periodo 2007-2013 agli 8 miliardi stanziati per il periodo 2014-2020. È quanto emerge dal report “Market forces”, curato da due gruppi di ricerca indipendenti: Statewatch e dal Transnational Institute (Tni).  Il documento, pubblicato oggi, analizza in maniera accurata e dettagliata gli investimenti fatti dall’Unione Europea nell’ambito della sicurezza. “In un momento segnato dall’austerità e dall’allargamento delle divisioni politiche in tutta Europa è preoccupante il fatto che la sicurezza sia una delle poche agende europee che continuano a ricevere sempre più fondi e sostegno”, commenta Nick Buxton, ricercatore di Tni e co-autore del rapporto.

Otto miliardi di euro possono sembrare pochi, se spalmati su un periodo di sette anni, e soprattutto se paragonati con un budget complessivo dell’Ue pari a mille miliardi nello stesso periodo di tempo (2014-2020). Tuttavia, fanno notare gli autori del rapporto “si tratta di uno sviluppo significativo, dato che un decennio fa questo comparto non aveva alcun budget dedicato per la sicurezza, la giustizia o gli affari interni”. L’obiettivo di questi programmi (avviati a partire dal 2007) è quello di sviluppare politiche e strumenti che permettano di contrastare un ampio ventaglio di minacce alla sicurezza: dal terrorismo alla criminalità organizzata, dall’immigrazione irregolare alla piccola criminalità.

I principali beneficiari di questi stanziamenti sono alcune importanti multinazionali attive nel settore della sicurezza e delle tecnologie informatiche. Come il colosso francese Thales (al dicembre 2016 si era aggiudicata nove progetti per un valore di 4.6 milioni di euro per il periodo 2014-2020), il colosso dell’aeronautica Airbus (due progetti, 3,6 milioni di euro), Atos (15 progetti, 6,5 milioni di euro) e l’italiana Engineering (sei progetti per un valore di 4 milioni di euro).

Chi sono i beneficiari dei fondi messi a disposizione dalla Ue per il comparto sicurezza (© Market Forces)
Chi sono i beneficiari dei fondi messi a disposizione dalla Ue per il comparto sicurezza (© Market Forces)

I soldi vengono messi a disposizione all’interno di diversi fondi europei e vanno a finanziare progetti molto diversi tra loro. Dalla realizzazione di un database europeo del Dna (12,2 milioni di euro di spesa) alla militarizzazione delle frontiere esterne della Ue attraverso l’acquisto di strumentazioni tecnologiche o con il finanziamento dei centri di detenzione per migranti. Fino allo sviluppo di software che possano aiutare le forze di polizia a “prevedere crimini che sono già avvenuti o che avverranno in futuro”. Costo del progetto “Indect”: 11 milioni di euro. Un po’ come avviene nel romanzo “Minority report” di Philip K. Dick.

Resta infine da chiedersi quali siano i risultati di questi investimenti così significativi. “Market forces” traccia un bilancio decisamente negativo. Nel caso dei progetti finanziati dall’External Borders Fund (il fondo europeo per la protezione delle frontiere esterne) il parere della Corte dei conti europea è netto: “Inefficaci e gravemente carenti”. Allo stesso modo la valutazione dei progetti finanziati da fondi ESRP (European Security research programme) nel periodo 2007-2013 ha concluso che solo pochissimi di questi hanno prodotto risultati concreti (solo l’11% ha portato alla registrazione di un brevetto) e pochissime pubblicazioni accademiche. Il successo principale è stato il fatto di aver “migliorato le connessioni tra i providers (aziende istituti di ricerca, ndr) e utilizzatori (agenzie pubbliche, ndr)”. Permettendo loro di sviluppare e migliorare relazioni e contatti.

Programmi di finanziamento della Ue per il comparto sicurezza (© Market Forces)
Programmi di finanziamento della Ue per il comparto sicurezza (© Market Forces)

Il settore della ricerca europea sui temi della sicurezza “è stato a lungo alimentato dagli interessi delle aziende e delle istituzioni europee” per sviluppare un mercato della “sicurezza interna” e al tempo stesso affrontare sfide complesse come il terrorismo, la criminalità organizzata e i flussi migratori. “Il perseguimento di questi interessi ha portato allo sviluppo di una malsana relazione tra il pubblico e il settore privato, in cui sembra che la ricerca del profitto si sia fusa con l’interesse più ampio di garantire la sicurezza delle persone – conclude Chris Jones, ricercatore di Statewatch -. Nel nome della sicurezza, la democrazia sta pagando il prezzo”.

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