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Esordienti da spennare

Pubblicare il vostro manoscritto è facile: ci sono gli editori a pagamento. Ma state sicuri, il libro non sarà distribuito A un certo punto ho deciso che era venuta l’ora di pubblicare un libro, il mio primo libro. Quindi ho…

Pubblicare il vostro manoscritto è facile: ci sono gli editori a pagamento. Ma state sicuri, il libro non sarà distribuito


A un certo punto ho deciso che era venuta l’ora di pubblicare un libro, il mio primo libro. Quindi ho tirato fuori il manoscritto dal cassetto e mi sono messa in cerca di un editore.

Mai avrei immaginato che dare alle stampe la sospirata opera prima sarebbe stato così facile: nessun problema, basta pagare. Ho mandato il mio plico a una ventina di case editrici che sul sito internet si dicevano disposte a valutare anche i testi di autori esordienti. Nel giro di poco tempo sono arrivate lettere di elogio per il mio capolavoro e proposte di edizione. In allegato c’era il bollettino per un versamento: per avere il nome in copertina è sufficiente staccare un assegno al sedicente editore e il testo andrà velocemente in stampa.

L’editoria prezzolata è un fenomeno che scorre sotterraneo e parallelo a quello ufficiale. In ragione della sua stessa natura, è difficile quantificarlo in numeri: i testi sono introvabili ed è quindi impossibile contarli. Scordatevi, cioè, di trovare il vostro best seller in libreria. La distribuzione è l’anello più complesso e costoso della filiera del libro; l’anello che gli editori a pagamento saltano a piè pari, già soddisfatti del guadagno fatto nelle tasche degli esordienti. La sensazione, però, è che si tratti di una realtà molto diffusa: per avere un’idea basta consultare un motore di ricerca su internet e digitare “esordienti” o “nuovi autori” come parola chiave. Comparirà un lunghissimo elenco di sedicenti editori che aspettano solo di ricevere il manoscritto “rimasto troppo a lungo chiuso in un cassetto”.



Capire i meccanismi che regolano l’editoria a pagamento non è una questione poi così complessa: ho confezionato un “manoscritto” -somigliava, piuttosto, a un maldestro collage di scritti miei e di altri, privo di coerenza tematica e stilistica- e l’ho inviato a una lista di sedicenti editori.

In molti mi hanno risposto: è vero, cioè, che gli editori a pagamento pubblicano di tutto. La cifra richiesta per pubblicare, in base alle esperienze vissute direttamente e a quelle raccolte da altri esordienti finiti nella trappola, oscilla tra 750 e 6 mila euro e dipende dal numero di copie che l’editore a pagamento dichiara di voler stampare. Nella maggior parte dei casi non mi è stata chiesta una contribuzione finanziaria diretta, ma l’acquisto di un determinato numero di copie del libro da mandare in stampa.



“Scusi, ma perché devo pagare?”: la risposta più frequente data alla mia domanda è stata che scommettere sugli esordienti è un’operazione estremamente rischiosa, perché le librerie ordinano soltanto testi di autori già noti. Di conseguenza, se voglio che il sogno nel cassetto diventi un libro, devo dare un aiutino all’editore, facendomi carico di parte delle spese. Quando ho chiesto a cosa sarebbero serviti esattamente i soldi che dovevo tirar fuori, mi è stato risposto che sarebbero stati usati per coprire le spese tipografiche. L’editore, dal canto suo, si sarebbe fatto carico degli investimenti necessari per sostenere la promozione e la distribuzione del testo. Qui casca l’asino, però.

Gli editori a pagamento promettono e non mantengono, perché i loro testi in libreria non ci arrivano quasi mai. Verificare che i testi sfornati dalle case editrici a pagamento non vengono distribuiti è un’operazione piuttosto semplice: basta fare un giro nelle librerie della propria città e chiedere di comprare uno a caso dei testi che figurano sui siti internet della casa editrice che si offre di pubblicare il vostro capolavoro. Al commesso della libreria basterà fare una ricerca in rete, consultando il catalogo dei libri in commercio, per avere la dimostrazione che l’editore non si appoggia a nessuna struttura di distribuzione. Il libro, in sostanza, è introvabile, e il problema non è fare i libri, ma venderli. A stampare son buoni tutti, basta rivolgersi al tipografo sotto casa. La realizzazione materiale dell’opera è solo parte del lavoro di una casa editrice: l’editore vero è colui che riesce a garantire efficaci azioni di promozione e una capillare distribuzione in libreria. Proprio queste sono le fasi più complesse e costose del cammino di un libro: per stare sul mercato, ovvero per ottenere una buona visibilità in libreria, occorre essere dei bravi imprenditori.Gli editori a pagamento, però, saltano a piè pari questo processo, rivendendo il testo a chi lo ha scritto.  



La distribuzione si mangia il grosso dei ricavi delle case editrici, mediamente il 60 per cento, e gli editori a pagamento hanno individuato una strategia più semplice: non distribuiscono i testi e campano con i “contributi” spillati agli aspiranti scrittori.



Il guaio è che l’esordiente paga sperando di poter contare su una struttura distributiva efficace e si ritrova invece, nella migliore delle ipotesi, con il libro recapitato presso poche e poco significative librerie.

Più spesso, paga per ritrovarsi in casa una cospicua serie di scatoloni pieni di copie del suo libro, che a quel punto gli sarà costato un occhio della testa, da smaltire fra parenti e amici in una lunga serie di regali di Natale. E il sedicente editore avrà mandato in tipografia soltanto le copie che l’autore si è impegnato ad acquistare.

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