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Eni e la politica estera dell’Unione europea: il consigliere a rischio “conflitto di interessi”

Nathalie Tocci, nel cda della multinazionale degli idrocarburi da metà maggio 2020, è stata nominata consigliere speciale dell’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Unione europea, Joseph Borrell. Quest’ultimo ammette le incongruenze e promette “mitigazioni” per evitare sovrapposizioni. Ma per Re:Common le misure adottate sono “insufficienti”

Consigliere di amministrazione di Eni e ora anche consigliere speciale dell’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Unione europea. È la storia di Nathalie Tocci, nominata lo scorso 13 maggio amministratore non esecutivo del cda della multinazionale degli idrocarburi partecipata dallo Stato italiano al 30%. Quasi due mesi dopo, Tocci ha ricevuto dalla Commissione europea l’incarico di “fornire consulenza sull’elaborazione della strategia globale dell’Ue” accanto allo spagnolo Josep Borrell.

Ritenendo i due incarichi incompatibili tra loro e ravvisando un possibile conflitto di interessi, nell’ambito della campagna Fossil Free Politics l’associazione Re:Common ha presentato una richiesta di accesso agli atti alla Commissione europea dalla quale, scrive, sembrerebbero emergere “elementi pochi chiari”. Secondo quanto ricostruito dagli attivisti, la valutazione del rischio di conflitto di interessi riguardante Tocci sarebbe stata effettuata solamente in seguito alla stessa richiesta di Re:Common e completata oltre 30 giorni dopo l’inizio del nuovo incarico di Tocci. Questo in contraddizione con quanto previsto dalle regole della Commissione per i “consiglieri speciali” secondo cui la procedura deve essere conclusa prima dell’inizio dell’incarico.

Josep Borrell, Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Unione europea © European Parliament

Stando a quanto emerge dalla ricostruzione di Re:Common, è lo stesso Borrell a riconoscere come di fronte al doppio incarico di Tocci ci sia un “percepito” rischio di conflitto di interessi. Da qui le misure per mitigarne gli impatti: secondo quanto garantito dalla Commissione, Tocci si dovrà astenere dall’avere contatti bilateriali con la direzione generale per l’Energia e dall’intervenire in questioni che riguardano il campo delle attività di Eni.

Misure insufficienti per Alessandro Runci di Re:Common perché “estremamente vaghe e difficilmente applicabili”. Il problema, spiega la rete, è che l’ambito delle attività di Eni è così ampio da toccare diversi aspetti delle politiche europee, da quelle energetiche fino alla politica estera. “Appare poco chiaro come Tocci possa astenersi dall’intervenire in tutte queste questioni. Tanto più che il suo ruolo sarà proprio quello di elaborare la strategia globale dell’Ue che comprende questioni come la Libia, il Mediterraneo orientale e l’Iran, contesti dove Eni svolge un ruolo chiave, con interessi commerciali molto rilevante”, si legge in una nota.

“La nomina di un membro del consiglio di amministrazione dell’Eni come consigliera per gli affari esteri di un Commissario europeo, il quale peraltro possiede investimenti azionari in aziende fossili, è l’ennesimo esempio di interessi delle compagnie petrolifere che vanno a influenzare i processi democratici”, ha dichiarato Myriam Duo di Friends of the Earth Europe ed esponente della campagna Fossil Free Politics. “Per affrontare la crisi climatica, il comparto dei combustibili fossili deve essere tenuto fuori dalla politica”.

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