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Ambiente / Opinioni

Dopo ISPRA anche ONU lancia l’allarme sul consumo di suolo in Italia

Tra i consigli per riscattarci far lavorare insieme i comuni e combattere la “polverizzazione decisionale”. La rubrica del prof. Paolo Pileri

Tratto da Altreconomia 220 — Novembre 2019
© Kyle Ellefson - Unsplash

Il 4 ottobre, davanti al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è stato presentato il rapporto 2019 sugli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG), i goal che i Paesi delle Nazioni Unite si son dati nel 2015 per non finire gambe all’aria. In Italia è ASVIS ad occuparsi di fare il punto ogni anno (https://asvis.it/). Gli SDG sono 17, organizzati in 169 traguardi da raggiungere tra il 2020 e il 2030. Il tempo è pochissimo e le sfide sono tante. Tra queste c’è qualcosa per Piano Terra. È il Goal 15: “Vita sulla terra”. Contiene sfide come la biodiversità, le foreste, i parchi e, udite udite, il freno al consumo di suolo. Su questo Goal le cose -ma guarda che strano- non vanno bene, e il rapporto 2019 lo denuncia senza mezzi termini dicendo che se l’Italia procede così, non solo fallisce il Goal 15, ma mette in crisi tutta l’Agenda 2030. Serve una legge che fermi il consumo e non che lo rallenti solo. L’allarme era già stato lanciato nel 2018 e nel 2017, ma niente: il 21 settembre scorso anche l’ISPRA ci ha ricordato che il consumo di suolo viaggia ancora al ritmo folle di 2 m2/sec.

15. Come il Goal 15 dell’Agenda 2030 sulla sostenibilità che l’Italia sta fallendo a causa, ancora, del suo ostinato cementificare e del non volere una legge che stoppi il consumo di suolo

Che potevamo aspettarci? Le leggi palliative fatte delle Regioni stanno mostrando tutta la loro incapacità a fermare l’emorragia. Lo Stato comatoso del Goal 15 è però anche il volto di un’architettura amministrativa troppo frammentata e debolmente preparata, che non regge le sfide ambientali che abbiamo davanti. Bene ha fatto il portavoce ASVIS Enrico Giovannini a chiedere un comitato interministeriale per le politiche urbane, dove far lavorare assieme i sindaci. È d’altronde una sfida impossibile pensare di raggiungere i 169 traguardi affidandoli alla solitudine dei troppi comunelli italiani, allo sbando per statuto, piccoli, frammentati, tecnicamente sguarniti, impoveriti e sepolti di burocrazia. Li abbiamo colpiti a morte e ora pensiamo di affidar loro le sorti di un pezzo di sostenibilità? Il consumo di suolo, lo sappiamo, è in mano loro (e delle pallide leggi regionali) e l’evidenza dei fatti ci dice che con l’assetto attuale non si tirano fuori soluzioni efficaci. Con questa polverizzazione amministrativa il Goal 15 si schianterà. Quasi tutte le sfide ambientali richiedono la revisione coraggiosa dei ruoli istituzionali, la riduzione dei comuni e un cooperativismo tra enti locali che non esiste più. O lavoriamo a riparare questo guasto o addio “sviluppo sostenibile”. La prima azione deve essere investire in formazione per far capire e motivare politici e tecnici, non per aggiornarli solo sui procedimenti amministrativi e sulla privacy. Serve cultura ecologica e non la si improvvisa né la si impara nei manuali di diritto amministrativo. Nei piccoli Comuni della bassa lodigiana o dell’Appennino emiliano, del teramano, delle Murge o del Polesine, sapranno del Goal 15? Pensate che tutti usino e leggano quegli indicatori? In ogni caso, non saprebbero che farsene, perché nessuno li sta motivando e preparando, cosa ben più necessaria che promettere mille miliardi e mirabolanti tecnologie. Mai come oggi, prima dei soldi servono input che facciano fare agli enti locali una buona cosa assieme e non 100 così così da soli. Senza revisione di geografie&competenze amministrative locali, molti di quegli euro si sbricioleranno in una miriade di mini interventi scomposti, scoordinati e di dubbio effetto ecologico, ma burocraticamente ben eseguiti. La vita sulla terra risponde all’unica legge dell’ecosistema e così dovrebbe fare il Goal 15, combattendo la polverizzazione decisionale con energia sistemica. Altrimenti, addio vita sulla Terra.

Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “100 parole per salvare il suolo” (Altreconomia, 2018)

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