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Ambiente

Doha. Le ambizioni che volano alto

Mentre il negoziatore statunitense Stern apre sul 2020, i problemi si concentrano sul 2013. Quale Kyoto 2 uscirà dalla Conferenza nel deserto? Il rischio è concentrarsi troppo sul Protocollo perdendo di vista gli altri, commenta il ministro Clini. Ma mandare alla deriva l’unica cornice vincolante che abbiamo sul clima, forse, non è una grande pensata.

Se Kyoto vive, rischia di essere per un certo periodo un contenitore vuoto. Il documento uscito dai lavori del gruppo di lavoro specifico è talmente aperto al negoziato che rischia di arrivare ad un approdo di basso profilo. La prospettiva che si sta delineando è una "continuità legale" tra il primo ed il secondo periodo di Kyoto, ma senza impegni chiari e delineati. In più, chi aderirà a Kyoto 2 sarà solo un piccolo numero dei Paesi del mondo come  l’Unione Europea, la Svizzera, la Norvegia e l’Australia ma che tutti insieme assommano a non più del 15% delle emissioni totali.
"Il rischio è che ci si concentri troppo su Kyoto" ha commentato il Ministro all’Ambiente Corrado Clini in un incontro con la società civile italiana, "perdendo di vista il ruolo dei grandi inquinatori che non sottostanno alle regole del Protocollo".
Sta di fatto che uno dei pilastri dell’accordo di Durban, che guarda al grande accordo globale del 2020, rischia di diventare una scatola vuota. E che il sistema si sposti sempre più verso il "pledge and review", cioè un Paese si fissa degli obiettivi e successivamente li verifica davanti alla comunità internazionale, piuttosto che un sistema legale e vincolante.
Le tattiche diplomatiche continuano sia nei momenti formali che in quelli informali, e la presenza del caponegoziatore statunitense Todd Stern davanti al padiglione cinese della Cina in attesa della delegazione cinese è un sintomo di quello che sta succedendo.
Lo stesso Stern, all’High Level Segment di ieri, aveva dichiarato che "la piattaforma di Durban rappresenta un’opportunità per negoziare un accordo per il 2020 ed oltre che sia applicabile a tutti". Una minima apertura alla volontà di sedersi attorno ad un tavolo, seppur partendo dall’impegno (di basso profilo) di tagliare le emissioni del 17% entro il 2020 rispetto alla baseline del 2005 (che corrisponde ad un taglio di pochi punti percentuali rispetto al 1990). Sta di fatto che la seconda elezione di Obama e la tragedia del supertornado Sandy ha riportato nuovamente al centro della politica statunitense il cambiamento climatico, grande assente delle Presidenziali 2012.
Ancora una volta, da questa grande parata delle Nazioni Unite, si uscirà con buone intenzioni, una road map verso il futuro ed emissioni in crescita.
E nel 2013 ci si rivedrà in Polonia che, insieme alla Russia, sta pressando finora senza risultato la delegazione europea perchè accetti di inserire nel Kyoto 2 i diritti di emissione in eccesso che hanno risparmiato da Kyoto 1. Un apparente tecnicismo, ma che permetterebbe alla Polonia di evitare tagli alle emissioni delle sue centrali a carbone.
“Benvenuti nel luogo in cui le ambizioni volano alto”, sembrerebbe di buon auspicio, ma non è la didascalia di questa ultima COP, ma il claim della ricerca personale della Qatar airlines che, dal 5 dicembre, da Doha vi porterà direttamente a Varsavia. Appunto.

 

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