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Diritto d’asilo e migrazioni: dieci proposte per invertire la rotta

Le istituzioni pubbliche e politiche italiane negli ultimi quarant’anni sono state incapaci di comprendere la realtà migratoria e hanno gestito il fenomeno in maniera irrazionale, producendo effetti devastanti nella società, in particolare sulle persone straniere. Secondo l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione è tempo di una “urgente” e “netta” discontinuità. Dalla Libia ai decreti sicurezza, dall’approccio hotspot all’accoglienza negata

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Su diritto d’asilo e migrazioni in Italia è necessario invertire la rotta. Per questo l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (asgi.it) ha messo a punto dieci proposte rivolte al Governo e alla maggioranza nel segno di una “urgente” e “netta” discontinuità.
L’obiettivo è cambiare radicalmente modello a partire dalle politiche che il nostro Paese porta avanti da tempo su questi temi in maniera trasversale e che hanno via via peggiorato la “qualità della vita e la condizione giuridica dei cittadini stranieri”. L’analisi di Asgi è impietosa: le istituzioni pubbliche e politiche italiane negli ultimi quarant’anni sono state incapaci di “comprendere la realtà migratoria” e hanno gestito il fenomeno in maniera irrazionale, producendo “effetti devastanti nella società”, in particolare sulle persone straniere, “legittimando un clima di ostilità sociale (quando non di vero e proprio odio) utile esclusivamente alla politica”. Questa “contrazione dei diritti delle persone straniere”, nella lettura dei giuristi, non nasce con il Governo Conte I: “La stagione della riduzione generalizzata dei diritti dei cittadini stranieri ha origine ben prima, coinvolge numerose forze politiche, istituzioni e attori non governativi e perciò richiede un cambiamento strutturale e articolato”. Per questo le dieci proposte di Asgi vanno ben al di là del necessario smantellamento dei cosiddetti “decreti Sicurezza”, individuando diversi temi sui quali è necessario agire in maniera urgente e discontinua rispetto al passato.

Il primo è la Libia. È necessario “l’immediato annullamento del Memorandum d’intesa con la Libia firmato nel 2017 dall’allora premier italiano Gentiloni e dal capo del governo di Tripoli Al Sarraj”. È in virtù di questo accordo che la cosiddetta Guardia costiera libica è stata legittimata e dotata di tutti gli strumenti per bloccare le persone in fuga dal Paese Nord africano verso l’Europa. Un accordo, ricorda Asgi, che non è stato sottoposto alla ratifica da parte del Parlamento e che “ha determinato la riduzione dell’80 per cento degli arrivi in Italia, intrappolando i cittadini stranieri in Libia”, un Paese che dovrebbe invece essere immediatamente evacuato, per consentire alle persone meritevoli di protezione di raggiungere al più presto un luogo sicuro. Allo stesso modo andrebbero superati tutti gli accordi che il nostro Governo ha stipulato con i “Paesi terzi” per l’esternalizzazione delle frontiere: oltre alla Libia, infatti, Sudan, Egitto, Turchia, Tunisia e Niger sono stati dotati di risorse economiche, tecnologiche e militari “in cambio di un controllo, spesso violento e indiscriminato, delle loro frontiere, che sta segnando il tramonto del diritto alla protezione internazionale”. Reinsediamenti e corridoi umanitari, sottolinea Asgi, in questo contesto non possono certo costituire un’alternativa al diritto di richiedere e ottenere una protezione internazionale.
Inoltre, secondo Asgi, va abbandonato il cosiddetto “approccio hotspot”, che darebbe alla polizia il potere arbitrario, di classificare le persone straniere appena arrivate in Italia come richiedenti asilo o migranti economici, senza alcuna garanzia effettiva per loro. Va poi ripristinata la protezione umanitaria, abrogata nel tentativo “di ampliare la gamma di persone straniere senza un titolo di soggiorno, quindi più facilmente assoggettabili ad inaccettabili forme di abuso e sfruttamento, che compromettono pericolosamente i loro diritti fondamentali e il complessivo equilibrio democratico del paese”. Così come bisogna tornare indietro rispetto a quell’articolo della legge 132 del 2018 che consente di “trattenere il richiedente asilo fino a sei mesi al solo fine di identificarlo e di sottoporre la sua richiesta di asilo a procedure accelerate e di frontiera”, privando queste persone del fondamentale diritto di richiedere la protezione internazionale.

Gli esperti di diritto delle migrazioni tornano poi sul tema dell’accoglienza e del soccorso in mare spiegando da un lato che è necessario abrogare quegli articoli del primo “decreto sicurezza” che negano l’accoglienza nelle strutture specializzate (ex Sprar) e creano confusione circa l’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo; così come dall’altro andrebbero cancellati gli articoli del “decreto Salvini bis” che “attribuiscono speciali poteri al ministero dell’Interno di limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta nelle acque territoriali delle navi impegnate in operazioni di soccorso marittimo di persone straniere in condizioni di pericolo”. Un’iniziativa che secondo Asgi mina alla base il dovere di solidarietà e condiziona in maniera illegittima lo sbarco di persone soccorse nell’ambito di operazioni Sar (Search and rescue) al raggiungimento di accordi sul loro ricollocamento. Questo tema, spiegano i giuristi, andrebbe affrontato in maniera seria e strutturale attraverso la riforma del Regolamento del Dublino, secondo la strada tracciata dal Parlamento europeo nel novembre 2017.

Rispetto alle persone straniere già presenti in Italia, l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione indica come necessario il ripristino nella sua integrità del diritto di difesa del richiedente asilo in caso di rigetto della domanda di protezione internazionale, minato dal cosiddetto “decreto Orlando-Minniti” del 2017 che ha abrogato il secondo grado di giudizio e introdotto la possibilità che il richiedente non compaia innanzi al giudice, “strutturando uno speciale iter di notificazione degli atti che nella pratica sta impedendo a molti cittadini stranieri di accedere alle reali garanzie processuali, che uno Stato democratico deve assicurare in modo reale ed effettivo, non solo formale, a tutte le persone presenti sul territorio nazionale”. Inoltre è necessario individuare al più presto un meccanismo di regolarizzazione che permetta ai cittadini stranieri già presenti in Italia di ottenere un titolo di soggiorno valido anche per ricerca di lavoro, “riducendo in misura significativa l’ampio bacino di persone private del titolo di soggiorno dalle politiche governative”. In particolare secondo i giuristi è diventata improrogabile l’approvazione del disegno di legge dello Ius soli, che garantirebbe “una prima e importante riforma del diritto al riconoscimento della cittadinanza italiana ai giovani cittadini stranieri che vivono stabilmente in Italia”. Infine Asgi fa un appello al Governo per ripristinare sul suolo italiano “il diritto alla libera circolazione non solo per i cittadini dell’Ue, ma anche per i cittadini di Stati extra Ue”, tornando a stabilire periodicamente delle quote ordinarie di ingresso per lavoro e introducendo un meccanismo di ingresso sul territorio nazionale per ricerca di lavoro. Questi, agli occhi dei giuristi, i punti più urgenti e improrogabili da affrontare per invertire la rotta di una “stagione politica che ha determinato una contrazione diffusa dei diritti, non solo dei migranti, ma di tutti, e ha finito per produrre una significativa torsione nella nostra democrazia, messa in pericolo in particolare dall’attacco generalizzato ai diritti dei cittadini stranieri”.

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