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Ambiente

Dinamiche da dittatura: il business energetico in Honduras

Numerose realtà della società civile internazionale si stanno mobilitando per denunciare i devastanti impatti sociali del progetto di biogas di Aguan, che potrebbe rientrare nel meccanismo dei crediti di carbonio previsto dal Clean Development Mechanism del Protocollo di Kyoto. Pochi…

Numerose realtà della società civile internazionale si stanno mobilitando per denunciare i devastanti impatti sociali del progetto di biogas di Aguan, che potrebbe rientrare nel meccanismo dei crediti di carbonio previsto dal Clean Development Mechanism del Protocollo di Kyoto. Pochi giorni prima del golpe del 2009, infatti, il governo britannico ha autorizzato la compagnia di trading EDF ad acquistare i crediti che a metà febbraio dovrebbero essere “ratificati” o meno dal preposto comitato delle Nazioni Unite. La società che gestisce il progetto, la Exportadora de Atlantico, è stata accusata da alcune Ong internazionali e da realtà locali di gravissime violazioni dei diritti umani. Ben sedici esponenti dei movimenti contadini della regione sarebbero stati addirittura assassinati, mentre altri sarebbero stati scacciati con la forza a causa di un annoso conflitto sulla proprietà delle terre interessate dal progetto.

Miguel Facusse Barjum, la cui famiglia detiene la proprietà della Exportadora de Atlantico, insieme a altri due grandi proprietari terrieri, negli anni Novanta si sarebbe impadronito con la forza e con l’intimidazione dei diritti sugli appezzamenti di terreno sui quali si stanno coltivando le palme da olio. Non a caso, nel giugno del 2009 l’allora esecutivo guidato dal presidente Manuel Zelaya aveva siglato un accordo con le parti in causa per effettuare delle indagini formali sulla delicata questione. Ma da quando si è insediato il governo golpista, i termini dell’intesa sono divenuti carta straccia e non è stato compiuto nessun passo per determinare la verità. Il presidente de facto Porfirio Lobo aveva invece stabilito che ai contadini sarebbero andati 6mila ettari di terreno, con l’obbligo di coltivarli per metà a palma da olio e per metà a frutta da vendere a Facusse e agli altri due uomini d’affari.

Nella realtà le cose sarebbero andate diversamente. I tre proprietari terrieri non avrebbero ceduto nemmeno un ettaro e, anzi, la militarizzazione dell’area sarebbe aumentata in maniera esponenziale, come ha riferito il Comite para la Defensa del los Derechos Humanos en Honduras (CODEH). Anche la Commissione Interamericana per i Diritti Umani si è occupata del caso, mentre le Ong di vari Paesi hanno raccolto le prove che dimostrerebbero che l’uccisione di cinque contadini della comunità di El Tumbador, vicino Trujillo, avvenuta il 15 novembre 2010, è da imputare a forze paramilitari al soldo di Facusse. A inizio gennaio il giornalista e membro dell’associazione dei contadini Juan Chinchilla è stato rapito e malmenato. Chinchilla è riuscito lo stesso a sfuggire ai suoi aguzzini, che, in base alla sua testimonianza, vestivano divise militari e della polizia.

Secondo i numerosi riscontri ormai disponibili, nella regione del Bajo Aguan i soprusi sono quindi all’ordine del giorno, tanto che le Ong hanno chiesto all’esecutivo britannico di fare un passo indietro, dal momento che qualora il progetto venisse riconosciuto nell’ambito del CDM sarebbe più che probabile un’ulteriore escalation di atti di violenza. Come se non bastasse, l’opera non risponde al criterio di “addizionalità” previsto dal CDM. In pratica le riduzioni delle emissioni devono essere aggiuntive a quelle che si avrebbero in assenza dell’attività di progetto certificata, in modo da assicurare che le stesse riduzioni siano reali e che nessuno possa ricevere crediti di emissioni per attività “ordinarie”, come invece pare stia accadendo con il caso di specie.

Dando ascolto agli attivisti, Londra potrebbe lanciare un messaggio importante alle autorità honduregne e stabilire un importante precedente.

 

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