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Diritti

Dietro la maschera di Selex

La responsabilità sociale d’impresa "certificata" di un’industria che costruisce armi e la cui consociata è implicata in inchieste sulle tangenti

"Così Marina Grossi pagava l’Enav. Cola accusa la moglie di Guarguaglini" (la Repubblica). "Finmeccanica, Cola ai pm 
’Vi racconto le tangenti’. Il consulente tira in ballo la moglie del presidente" (Corriere della Sera). "Così Enav e Selex pagavano le tangenti. Cola rivela: fondi neri dietro gli appalti. Il socio di Mokbel: lavori pagati più del dovuto e una quota in nero veniva poi restituita" (il Messaggero).

I titoli dei principali quotidiani italiani nei giorni scorsi si sono occupati della vicenda di presunte tangenti e fondi neri che da mesi sta interessando i vertici di Finmeccanica, e in particolare la Selex Sistemi Integrati guidata da Marina Grossi, moglie del presidente del gruppo Pierfrancesco Guarguaglini. Una questione ancora oscura e difficile da ricostruire, visto che si incrociano sia operazioni di acquisizione ordini tramite corruzione sia procedure societarie per l’evasione fiscale e il reperimento di capitali in nero, ma che di certo s’inserisce in un mercato (quello degli armamenti) che -secondo alcune stime- da solo è responsabile della metà della corruzione mondiale.selex

Le indagini dovranno dimostrare e stabilire responsabilità di rilevanza anche penale, ma fin da subito si può cogliere invece lo stridore tra i titoli e le notizie cui fanno riferimento e un comunicato stampa divulgato da Selex Communications (altra realtà della stessa galassia) proprio in questi giorni: l’azienda è la prima del gruppo Finmeccanica ad ottenere la certificazione SA 8000 per la responsabilità sociale di impresa. Tale riconoscimento dovrebbe garantire e certificare la gestione aziendale relativamente al "rispetto dei diritti umani e dei diritti dei lavoratori, la tutela contro lo sfruttamento dei minori, la garanzia di sicurezza e salubrità sul posto di lavoro". Non dubitiamo che queste pratiche esistano all’interno dell’impresa, ma altre frasi del comunicato davvero mal si conciliano con la bufera giudiziaria che sferza Selex e il gruppo nel suo complesso: la certificazione, infatti, dovrebbe "coinvolgere tutta l’azienda richiedendo attenzione e partecipazione da parte della direzione, del top management, dei dipendenti, dei fornitori e dei clienti".
Attenzione a che cosa? A quali principì? Già il fatto di certificare come "responsabile" un’azienda che ha come business selex militareprincipale quello delle armi (vendute in tutto il mondo, anche nelle zone "calde" e problematiche) potrebbe sollevare diverse perplessità, se poi aggiungiamo il fatto che -in sintonia con quanto scelto strategicamente dalle aziende del comparto– Selex Communications si è dotata pure di un "Codice Etico", si capisce come le logiche e gli obiettivi di operazioni simili stiano su un piano completamente diverso da quello più genuino e diretto.

La certificazione diventa una maschera, che non serve a raggiungere una maggiore trasparenza, rispetto dei diritti ed anche eticità… ma ad aumentare il pedigree reputazionale dell’azienda nei confronti del mercato. Una strategia perseguita con determinazione da Finmeccanica (secondo le parole del comunicato di Selex la capogruppo pone "grande attenzione ai temi della sostenibilità economica, ambientale e sociale", corsivo nostro), che un paio di mesi fa ha presentato il proprio Rapporto di Sostenibilità negli ambienti dell’Università Cattolica di Milano, senza però dar conto davvero dei propri affari più controversi.

Non una reale attenzione ai problemi sociali e dei diritti umani in giro per il mondo, ma un semplice strumento per "farsi belli" e magari spuntare un punteggio migliore nei rating dei fondi etici che, come hanno dimostrato diverse statistiche, godono della migliore salute nel panorama finanziario internazionale. Un sospetto che per la verità è piuttosto un’auto-accusa se si leggono le parole con cui Selex descrive l’obiettivo della SA 8000, una certificazione sicuramente ispirata ai principi Ilo (International Labour Organization), alla Dichiarazione universale dei diritti umani e alle Convenzioni sui diritti dell’infanzia e contro la discriminazione delle donne, ma che per l’azienda serve soprattutto a "migliorare cosi’ la reputazione dell’azienda e contribuendo a generare una percezione positiva in termini di affidabilità e credibilità da parte del mercato, del personale e dei principali fornitori".

Dietro la maschera restano gli affari.

 

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