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Diritti / Opinioni

Dichiarazione dei diritti dell’uomo, c’è poco da festeggiare

Nel suo 70esimo anniversario, la carta universale ha smesso d’essere il cuore delle politiche europee e sopravvive a fatica nelle coscienze dei cittadini

Tratto da Altreconomia 205 — Giugno 2018
Eleanor Roosevelt mostra il testo della Dichiarazione dei diritti dell'uomo

Fra qualche tempo, quando qualcuno scriverà sul tramonto dei diritti umani in Europa all’inizio del terzo millennio, qualche riga sarà probabilmente riservata alla sorte di Mathew Blessing, nigeriana di ventuno anni, la prima migrante morta al confine fra Italia e Francia, lungo la rotta alpina che da qualche tempo viene percorsa a piedi da migliaia di persone che cercano di eludere i controlli sempre più stringenti della gendarmeria francese.

Sono generalmente profughi che cercano di aggrapparsi alle catene migratorie formate da parenti o connazionali già presenti Oltralpe, ma storie personali, motivazioni, obiettivi, aspirazioni non sono degne di considerazione nell’Europa dei giorni nostri e il passaggio delle frontiera è considerato illegale. Perciò su alcuni passi alpini hanno cominciato a comparire insoliti viandanti di ogni età, abbigliati in modo spesso inadeguato e costretti a seguire con passo incerto percorsi poco battuti: sono figure evocative di fuggiaschi e perseguitati d’altri tempi.

Il cadavere di Mathew è stato trovato nelle acque della Durance, il fiume che attraversa Briançon. Le autorità francesi hanno aperto un’inchiesta e un giorno -forse- ci sarà una verità ufficiale sulla sua fine, intanto disponiamo della denuncia della Rete solidale italo-francese, secondo la quale Mathew è morta mentre fuggiva nel buio, braccata da una pattuglia della polizia francese che a giorno non ancora fatto aveva scoperto in montagna il gruppo di cui la donna faceva parte.

Quest’anno ricorrono i 70 anni della Dichiarazione universale dei diritti umani ma quando sarà il momento, il 10 dicembre prossimo, ci sarà ben poco da festeggiare. In quel documento, nel preambolo fu scritto fra l’altro che la Dichiarazione nasceva dalla consapevolezza che “il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità”. Anche l’assurda fine di Mathew offende la coscienza dell’umanità, eppure ha meritato appena un titolo secondario nelle pagine interne di alcuni quotidiani: la morte dei migranti è già una routine che non fa notizia e lo spazio (poco) dedicato alla giovane nigeriana è dovuto alla circostanza che si tratta della prima vittima della rotta alpina. La seconda, la terza, la quarta e le successive vittime faranno ancora meno notizia.

28 l’articolo della Dichiarazione universali dei diritti umani che dice: “Ogni individuo ha diritto a un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati”

Si può affermare, senza esagerazione, che la Dichiarazione del ‘48 ha smesso d’essere il cuore delle politiche europee e che sopravvive a malapena nelle coscienze dei cittadini del continente: le vite degli altri, chiunque essi siano, non contano più granché. In questa generale regressione c’è forse un filo che ancora tiene: le reti solidali di oggi, le persone che fra Bardonecchia, Claviere, Monginevro e Briançon aiutano i profughi a passare il confine e raggiungere amici e parenti, sono eredi di quei “passeurs” che nel periodo peggiore del nostro ‘900 aiutavano ebrei e antifascisti a lasciare l’Italia e raggiungere la Francia e la Svizzera: fra loro -resistenti senza nome- c’erano anche doganieri e agenti di frontiera che disobbedivano alle consegne per un superiore obbligo di umanità. Oggi come allora i “passeurs” solidali sono inseguiti dalla legge (il cosiddetto reato di solidarietà) ed è bene essere coscienti che nelle loro mani è custodito un pezzo importante della residua etica democratica, nell’idea semplice e rivoluzionaria che le vite degli altri contano quanto le nostre.

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