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Diritti

Diaz, lo stato contro i pm

La requisitoria di Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini al processo per le violenze, i falsi, gli arresti arbitrari alla scuola Diaz durante il G8 del 2001, è prima di ogni altra cosa un omaggio alla legalità costituzionale, frutto di…

La requisitoria di Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini al processo per le violenze, i falsi, gli arresti arbitrari alla scuola Diaz durante il G8 del 2001, è prima di ogni altra cosa un omaggio alla legalità costituzionale, frutto di un senso di giustizia che non accetta di piegarsi alle pretese d’oblio che vengono dalla politica, dai vertici dello stato.Zucca, introducendo la requisitoria, ha parlato di “sospensione del codice penale” e non solo dello stato di diritto, descrivendo il processo Diaz come una via di mezzo fra i procedimenti per stupro – nei quali “si passa al discredito della vittima”- e i procedimenti per mafia, in cui la ricerca della prova avviene “in un ambiente in cui omertà, coperture, impenetrabilità rendono il lavoro difficile”. Da un lato, dice insomma Zucca, si cerca di screditare le vittime in quanto “no global”, “estremisti” e via dicendo, dall’altro la polizia fa ostruzionismo e sceglie di non collaborare alla ricerca della giustizia. Oggi Cardona Albini ha parlato senza mezzi termini di “massacro”, negando ogni alibi o giustificazione gli autori del sanguinoso blitz. Sono parole pesantissime.Sangue nella palestra della scuola Diaz

Zucca e Cardona Albini sono magistrati prudenti e pazienti: fattori questi che rendono straordinarie, e al tempo stesso angoscianti, le loro affermazioni. Sono arrivati a queste conclusioni con sofferenza, senza compiacimento. E affrontando enormi difficoltà. Hanno condotto un’inchiesta delicata contro altissimi dirigenti delle forze dell’ordine nonostante vertici di polizia omertosi, a fronte di parlamenti e governi ostili, davanti a un’opinione pubblica in larga misura indifferente. Hanno anche subito attacchi personali clamorosi – in particolare Enrico Zucca- e aggirato ostacoli d’ogni tipo, alcuni anche plateali, come l’invio, da parte dei vertici di polizia, di elenchi incompleti degli agenti partecipanti al blitz, come il mancato riconoscimento di una delle 14 firme poste in calce al verbale d’arresto, come la scomparsa -dalla questura di Genova!- delle due bombe molotov custodite come prove del processo, come la scelta opportunistica di 27 dei 29 imputati, che pur essendo servitori dello stato (alcuni con compiti di altissimo rilievo) si sono avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande dei pm, come imputati qualunque.

Zucca e Cardona Albini sanno già che il processo non avrà conseguenze penali effettive, perché la prescrizione è attesa pochi mesi dopo la sentenza di primo grado (prevista per il prossimo ottobre). E conoscono anche il rischio che incombe con l’emendamento ‘salva premier’ sia sul processo Diaz sia su quello riguardante i maltrattamenti verso i detenuti alla caserma di Bolzaneto (sentenza prevista il prossimo 21 luglio), che rischiano d’essere sospesi per un anno e alla fine d’essere cancellati del tutto, visto che un minimo intoppo procedurale potrebbe allungare i tempi fino alla prescrizione prima ancora delle sentenze.

I pm sanno tutto questo ma portano avanti il processo come sempre, con l’attenzione e il rigore mostrati in tutte le fasi del procedimento. Non sono eroi, ma funzionari pubblici che fanno lealmente la loro parte. Non si può dire altrettanto degli altri protagonisti di questa vicenda, collocati ai piani alti delle forze dell’ordine, del governo, della politica. In questi anni i maggiori imputati per un episodio che ha scandalizzato il mondo, sono stati promossi; il parlamento ha rifiutato di istituire una commissione parlamentare d’inchiesta; i premier e i ministri che si sono succeduti, non hanno avuto il coraggio e la dignità di ripudiare quell’episodio e di chiedere scusa alle vittime e alla cittadinanza.

Nel 2001 l’Italia precipitò in un abisso di illegalità, sfiorando l’eversione di stato. In questi anni non è stata capace di risollevarsi. Il “massacro” della scuola Diaz resterà impunito sotto tutti i profili: giudiziario, politico, etico-professionale. E’ già una certezza. Perciò questo processo è una spia dello sfacelo morale e politico che sta minando la nostra democrazia.

scritto per www.aprileonline.info

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