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Demagogia fiscale – Ae 81

All’inizio di febbraio la rivista francese Alternatives Economiques, di cui sono il direttore, ha lanciato una petizione a favore delle  imposte progressive (sul reddito, sulle successioni e sulle grandi fortune). Questa iniziativa è stata presa per reagire alle proposte di…

Tratto da Altreconomia 81 — Marzo 2007

All’inizio di febbraio la rivista francese Alternatives Economiques, di cui sono il direttore, ha lanciato una petizione a favore delle  imposte progressive (sul reddito, sulle successioni e sulle grandi fortune).
Questa iniziativa è stata presa per reagire alle proposte di Nicolas Sarkozy, candidato della destra alle prossime elezioni presidenziale, di abbassare radicalmente il prelievo fiscale per i più agiati. In particolare Sarkozy vuole mettere in atto una sorta di “scudo fiscale”, che limiti l’imponibile totale al 50% del reddito, includendo anche il Contributo sociale generalizzato (in Francia una quota stabilita sull’insieme dei guadagni per finanziare l’assistenza sociale). Questa proposta avrebbe per effetto indiretto di cancellare di fatto le imposte sulle grandi fortune per tutti i contribuenti più ricchi.

Il nostro appello vuole essere trasversale. È stato concepito in maniera da poter coinvolgere, al di là dell’appartenenza politica, tutti coloro che condividono i valori di solidarietà e cittadinanza. Lanciato il 7 febbraio con il sostegno del quotidiano Libération, è stato ampiamente  ripreso dai media, sorpresi di vedere dei cittadini opporsi alla demagogia fiscale. Questo appello, a oggi, ha raccolto già più di 32 mila firme, provenienti da tutte le realtà sociali: dipendenti del settore pubblico e privato, imprenditori, liberi professionisti, ricercatori, università. L’hanno sottoscritto anche Jacques Delors e Christian Sautter, ex ministri delle Finanze.

Se gli italiani legati ai valori di solidarietà potessero a loro volta mobilitarsi su questo tema, sarebbe una bella notizia per tutta l’Europa. Conosciamo la propaganda di Forza Italia in materia fiscale. Il punto non è difendere il funzionamento dello Stato così com’è, che ha sicuramente bisogno di essere riformato, in Italia come in Francia, ma di ricordare che ognuno deve contribuire in base ai propri mezzi al finanziamento dei beni pubblici indispensabili  alla competitività e al benessere di tutti.



L’appello: perché siamo a favore delle imposte

Noi sottoscritti, soggetti alle imposte sul reddito (e, in alcuni casi, anche all’imposta sulle grandi fortune) consideriamo legittimi questi prelievi e siamo fieri di dare così il nostro contributo alla spesa pubblica, necessaria per garantire il progresso, la coesione sociale e la sicurezza nazionale. Siamo convinti inoltre che una tassazione progressiva sulle successioni sia un corollario indispensabile alle libertà economiche offerte dall’economia di mercato. Il mercato è fattore di progresso perché permette allo spirito di impresa di esprimersi. Ma le disparità sociali che genera sono mortifere per la democrazia se non si pone alcun limite alla trasmissione ereditaria della ricchezza. Quest’ultima deve essere acquisita con il lavoro, per talento, e non per il semplice fatto di riceverla dai propri genitori. Una società dove il potere economico si trasmette per eredità è una società condannata ad una crescita lenta, dove le rendite hanno la meglio sulla creatività e sullo spirito d’impresa e dove il lavoro e merito perdono ogni valore.

Lo Stato deve certamente sapersi riformare. Aumentare le tasse non è un fine in sé e la libertà di ognuno passa dalla possibilità di disporre liberamente di una larga parte dei frutti del proprio lavoro. Ma vedere dei candidati alla presidenza della Repubblica proporre misure demagogiche in materia fiscale e giustificare la secessione sociale dei più ricchi ci costerna. perché i nostri guadagni non provengono solo dal nostro talento personale. Si ottengono sì attraverso il lavoro, ma quest’ultimo non porterebbe i suoi frutti se non ci fossero infrastrutture, innovazione, competenze acquisite, spirito di iniziativa e legami sociali che ci sono stati trasmessi dalle generazioni che ci hanno preceduto. È questa eredità comune che dobbiamo prioritariamente conservare e sviluppare per assicurare la qualità attuale e futura della vita individuale e collettiva. Il che si ottiene attraverso un alto livello di spesa sociale. Quest’ultima non è solo un costo, ma è anche un investimento, garanzia insieme di giustizia e di dinamismo. È per questo che siamo favorevoli alle imposte e ci opponiamo all’abbassamento della pressione fiscale, la cui contropartita sarebbe l’insufficienza dei mezzi destinati alla protezione sociale dei più poveri, all’educazione, alla ricerca, alla sanità, al diritto alla casa e alla protezione dell’ambiente.



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