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Cultura e scienza / Approfondimento

Dal liutaio all’orafo, la sapienza dei “mestieri artistici”

Attività svolte prevalentemente con tecniche di lavorazione manuale, ad alto livello tecnico professionale e di lunga tradizione. L’Italia ne è piena e potrebbero contribuire allo sviluppo del Paese

Tratto da Altreconomia 194 — Giugno 2017
Graziano e Federico Bandini, padre e figlio, cembalaro il primo e liutaio il secondo, nella loro bottega di Castel San Pietro Terme, in provincia di Bologna

Sulle colline fra Bologna e la “Cittaslow” di Castel San Pietro Terme che promuove la cultura della lentezza, si trova non a caso un laboratorio dove il legno viene trasformato in musica. A lavorare non con magia ma con grande maestria sono Graziano e Federico Bandini, padre e figlio, cembalaro il primo e liutaio il secondo. Nella dependance dietro casa, a pochi passi da dove i due vivono con le rispettive famiglie, il loro lavoro si fa arte: da un lato opera Graziano, che realizza clavicembali, ovvero strumenti a tastiera pizzicata antenati del pianoforte, dall’altro lato, in una sorta di laboratorio nel laboratorio, il figlio trentenne è specializzato nella costruzione artigianale di strumenti ad arco della famiglia dei bassi, contrabbassi, violoni e violoncelli. Il loro ambiente di lavoro è luminoso quanto serve per l’attività di estrema precisione che svolgono, il soffitto alto per stipare i grandi tagli di tronchi di albero, la principale materia prima della bottega.

Il lavoro di trasformare il legno in musica della bottega Bandini è un mestiere artigianale artistico, identificato all’interno della legge quadro per l’artigianato 443 dell’8 agosto 1985 che definisce il settore dell’artigianato e, al suo interno, la sottocategoria dei “mestieri artistici, tradizionali e dell’abbigliamento su misura”.

Viene unita alla legge quadro la lunga lista di mestieri artigianali da promuovere e tutelare in modo particolare: dal liutaio all’orafo, dal calzolaio al pellettiere, dall’intagliatore al barbiere, solo per fare qualche esempio. Si tratta di attività svolte prevalentemente con tecniche di lavorazione manuale, ad alto livello tecnico professionale e anche con l’ausilio di apparecchiature ad esclusione di quelle per la lavorazione in serie (come si legge nel Dpr 288 del 25 maggio 2001 che elenca i criteri per l’individuazione dei settori delle lavorazioni artistiche, tradizionali e dell’abbigliamento su misura).

Resta compito specifico delle associazioni di categoria dell’artigianato come Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato) e Confartigianato registrare idoneamente le imprese nel giusto albo; è invece compito specifico delle Regioni valorizzare la produzione artigianale artistica e tradizionale, tutelarla e promuoverla.

Nel caso dei Bandini è stata direttamente Cna, nel 2000, a bussare alla porta per visitare l’impresa ed iscriverla a Cna Artistico, associazione che si occupa in maniera specifica dei mestieri artistici, ma non di quelli tradizionali e dell’abbigliamento su misura che sono inseriti in altre organizzazioni interne all’associazione di categoria. Cna Artistico conta diecimila imprese iscritte a livello nazionale, un numero che non tiene conto degli iscritti ad altre associazioni di categoria. Per avere una stima complessiva italiana bisogna consultare la ricerca Costruttori di valore promossa nel 2015 dalla Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, associazione non profit milanese, e di cui si è occupato il centro di ricerca “Claudio Demattè” dell’Università Bocconi. Secondo la ricerca il numero delle imprese artigianali artistiche, tradizionali e dell’abbigliamento su misura sfiorerebbe le centomila unità e un intervento di sistema positivo potrebbe garantire una crescita del Pil dell’uno per cento annuo.

Secondo una ricerca della Fondazione Cologni, sono almeno centomila le imprese artigianali artistiche, tradizionali e dell’abbigliamento su misura in Italia. Un intervento di sistema positivo potrebbe garantire una crescita del Pil dell’uno per cento annuo

Il fatto che non esista un albo o un elenco nazionale unico degli artigiani artistici rende difficoltoso anche per le associazioni di categoria stesse valutare la ricchezza economica prodotta dal settore. Inoltre, che tale settore sia di competenza delle singole Regioni non rende nemmeno uniforme la mole di investimenti e di azioni per la promozione dell’artigianato artistico lungo lo stivale italiano. Ogni Regione valuta quali azioni intraprendere in totale libertà; e così Piemonte e Valle d’Aosta stanziano la medesima cifra per la promozione dei propri artigiani artistici, un milione di euro all’anno, nonostante la differenza di numero di abitanti e, in relazione, di imprese artigiane. Cna Artistico, ad esempio, conta 40 associati in Valle d’Aosta e 500 in Piemonte.

Per Gabriele Rotini, dirigente con un lungo curriculum in Cna e responsabile nazionale di Cna Artistico, “è necessario uniformare le Regioni sotto linee guida uniche, individuate a livello nazionale, che possano semplificare la burocrazia e prevedere agevolazioni ed investimenti in favore delle imprese artigianali artistiche. Ad esempio devono essere uniformate le modalità per la trasmissione di impresa e dunque del trasferimento del sapere artigiano che per il settore artistico è cultura. Fra i due rami del Parlamento stazionano una dozzina di leggi in materia di artigianato artistico e mestieri della tradizione”. Proposte che trattano, ad esempio, il contratto di apprendimento e trasferimento di azienda artigiana (numero 2008 presentata nel 2014 dal deputato Nastri) o più in generale la tutela, la valorizzazione e lo sviluppo dell’artigianato artistico italiano (numero 3152 del 2015 firmata da una trentina di deputati, che propone fra le altre cose di istituite un marchio di tutela dell’artigianato artistico italiano), ma anche la tutela e valorizzazione delle botteghe storiche di interesse artistico e degli antichi mestieri (numero 3808 del 2016). A luglio 2016 è anche nato l’intergruppo parlamentare “Piccole botteghe artigiane”, un tavolo di lavoro composto da quaranta fra deputati e senatori, presieduti dal deputato Nino Taricco, la cui intenzione è studiare la situazione odierna dell’artigianato artistico e mettere a punto azioni e misure rivolte a tale segmento dell’economia. “È importante anche creare un interesse turistico attorno a queste imprese -aggiunge Rotini, che collabora con l’integruppo parlamentare-. Le imprese artigianali che lavorano in campo artistico sono un grande richiamo per il turismo estero che cerca prodotti e lavorazioni tipiche italiane. Ragionare su una promozione mirata alle tante lavorazioni e alle numerose imprese del nostro territorio potrebbe creare nuovi percorsi turistici”.

Un’idea che l’associazione Pro Loco di Castel San Pietro Terme ha già realizzato con visite guidate alla bottega di strumenti musicali Bandini.

“L’artigianato artistico specializzato non teme concorrenza -spiega il cembalaro, soddisfatto del lavoro della bottega che mantiene due famiglie-. Noi ci siamo fatti un nome anche grazie a importanti collaborazioni nazionali ed internazionali, come quella con il maestro Grant O’Brien per il restauro di un cembalo del 1630 e quella in corso col museo di San Colombano-collezione Tagliavini di Bologna. In questo mestiere, le richieste dall’estero sono numerose ed importanti per la sostenibilità dell’azienda”.

“Il nostro lavoro è particolare: l’oggetto per quanto artistico non esiste senza il suo scopo, che è quello di essere suonato”

Federico Bandini, il liutaio, produce due o tre strumenti nuovi all’anno, esclusivamente su richiesta e su misura del cliente: chi vuole il violone con una corda in più, chi necessita un contrabbasso dall’impugnatura facilitata per l’insegnamento. Per produrre uno strumento, fra tempi della lavorazione e del riposo, servono 12 mesi e il costo di ogni pezzo varia da qualche migliaia di euro ad alcune decine a seconda delle richieste. “Il nostro lavoro è particolare: l’oggetto per quanto artistico non esiste senza il suo scopo, che è quello di essere suonato -precisa il liutaio-. Da un lato siamo artisti, dall’altro artigiani specializzati e come tali dobbiamo conoscere tanto le antiche tecniche di costruzione quanto gli utilizzi moderni degli strumenti musicali”. A cavallo, dunque, tra il mantenimento delle conoscenze tecniche tradizionali, che i Bandini studiano direttamente nei musei e sui vecchi testi, e i più recenti aggiornamenti in fatto di materiali, lavorazioni e prodotti, la bottega bolognese ha trovato un equilibrio e uno spazio propri. “Noi artigiani artistici non siamo fenomeni da museo -concludono-. Il nostro è un lavoro vivo, dotato di prospettive, soprattutto per i giovani. Chiaramente servono entusiasmo e passione, ma chi sceglie di specializzarsi in un mestiere artigianale artistico come il nostro può lavorare senza temere la crisi”.

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