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Cresce anche la “curva” delle mafie

© Dann Stevens - Unsplah

Le organizzazioni criminali si stanno inserendo nella sanità e nelle aziende che producono i farmaci anti Covid-19. Una minaccia di cui diventare consapevoli. La rubrica di Pierpaolo Romani (Avviso Pubblico)

Tratto da Altreconomia 232 — Dicembre 2020

La seconda ondata della pandemia, come tutte le emergenze, rischia di essere un’ulteriore opportunità per le mafie e i sistemi corruttivi e un problema per cittadini e imprenditori onesti. Il Covid-19 sta favorendo un’estensione della presenza delle mafie nel nostro sistema economico e sta accendendo ulteriormente l’attenzione delle cosche sull’infiltrazione negli enti locali, dieci dei quali sono già stati sciolti per mafia dall’inizio dell’anno. A lanciare questi allarmi al Parlamento nel mese di ottobre sono stati il comandante generale della Guardia di Finanzia, il generale Giuseppe Zafarana, audito in forma congiunta dalle Commissioni giustizia e finanze della Camera dei deputati, e il prefetto Vittorio Rizzi, vicecapo della Polizia, ascoltato dalla Commissione parlamentare antimafia.

Le mafie, sia in Italia sia all’estero, mirano ad acquisire imprese e attività commerciali in difficoltà e si sono già attivate per cercare di impossessarsi di una parte dei fondi che arriveranno con il Recovery Fund. “La pandemia ha favorito innovativi sistemi illegali nella fornitura di beni e servizi -ha riferito Zafarana- e nell’ottenimento delle agevolazioni a sostegno di famiglie e imprese”. Sono già duemila i casi di operazioni finanziarie sospette finite sotto la lente di ingrandimento della Guardia di Finanza da quando è iniziata l’emergenza Covid-19. Quello che emerge è un sempre più stretto legame tra criminalità organizzata e criminalità economica in cui si instaurano e si rafforzano i legami tra criminali, imprenditori, liberi professionisti e persone che operano nell’ambito della repressione del crimine. Arricchirsi rapidamente ed impunemente, ricorrendo alla corruzione, alle false fatturazioni, alle intestazioni fittizie di beni, alle frodi, alle truffe e alle intimidazioni, è il fine che cementa il rapporto tra chi sta nel mondo criminale e chi offre o chiede servizi ad esso.

2.000 sono le operazioni finanziarie sospette finite nel mirino della Guardia di Finanza dall’inizio dell’emergenza Covid-19

Il problema non è legato soltanto all’esercizio dell’usura verso i piccoli commercianti o le famiglie -fenomeno grave e in espansione- ha evidenziato il prefetto Rizzi. Una questione molto seria, collegata direttamente al riciclaggio di denaro di provenienza illecita, è quella che vede le organizzazioni mafiose interessate all’acquisto di crediti deteriorati delle imprese di cui le banche sono interessate a liberarsi il più rapidamente possibile. Rizzi, a capo dell’osservatorio interforze istituto ad aprile presso il Viminale per monitorare l’agire mafioso durante la pandemia, ha ricordato quello che questo organismo ha già messo nero su bianco in tre report: in questo periodo così critico e complesso, permeato da paura e incertezza, le mafie sono interessate a espandere i loro affari non solo nel settore del turismo e della ristorazione, ma anche in quello dei giochi e delle scommesse, della gestione di impianti sportivi e palestre, della distribuzione e commercio dei generi alimentari e dell’autotrasporto. Non manca la sanità, settore nevralgico nell’affrontare la crisi sanitaria in corso e da sempre un ambito nel quale sono assegnate la maggior parte delle risorse finanziarie a livello regionale. I mafiosi si sono già attivati non solo per fornire gel e mascherine ma, come è riportato in uno dei report scritto dagli investigatori coordinati dal prefetto Rizzi, il crimine organizzato è interessato ad inserirsi nelle residenze per anziani e nelle aziende che stanno lavorando alla produzione del vaccino e di farmaci anti Covid-19. Sono informazioni allarmanti che denotano come le mafie siano una minaccia seria e attuale per la nostra democrazia, l’economia e, persino, la nostra salute. Una minaccia di cui dobbiamo essere consapevoli anche come cittadini.

Pierpaolo Romani è coordinatore nazionale di “Avviso pubblico, enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie

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