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Cosa c’insegna il referendum sul Gottardo

Domenica 28 febbraio i cittadini elvetici saranno chiamati a decidere se raddoppiare o meno il tunnel autostradale, un investimento da 2,75 miliardi di euro. Nel 2017, però, sarà inaugurato il nuovo tracciato ferroviario -con relativa galleria- che permetterebbe di trasferire "su ferro" la totalità delle merci che passano per la Svizzera, quasi 40 milioni di tonnellate all’anno: è il progetto Alp Transit, che realizza il dettato della Costituzione, secondo cui la Confederazione deve proteggere "la regione alpina dalle ripercussioni negative del traffico di transito”

Saranno i cittadini svizzeri, con un referendum, a decidere sul raddoppio del tunnel autostradale del Gottardo: si vota domenica 28 febbraio. La realizzazione di questo intervento, una “grande opera” dal costo stimato di circa 3 miliardi di franchi svizzeri (al cambio attuale, 2,75 miliardi di euro), è infatti nel Paese elvetico una questione di rango costituzionale, perché rischia di ledere quanto previsto dalla Costituzione federale della Confederazione Svizzera, e in particolare dall’articolo 84 dedicato al Transito alpino. È composto da tre commi, frutto di una modifica al testo apportata negli anni Novanta, grazie all’iniziativa popolare, e identificano con chiarezza alcuni princìpi: “La Confederazione protegge la regione alpina dalle ripercussioni negative del traffico di transito”; “il traffico transalpino per il trasporto di merci attraverso la Svizzera avviene tramite ferrovia”; “la capacità delle strade di transito nella regione alpina non può essere aumentata. Sono eccettuate le strade di circonvallazione che sgravano gli abitati dal traffico di transito”.

Per dare efficacia al secondo principio, la Svizzera sta terminando la realizzazione di Alp Transit, cioè un investimento da 24 miliardi di franchi che grazie alla costruzione di due nuovi tunnel ferroviari -uno sotto il Gottardo, l’altro sotto Monte Ceneri- permetterà di velocizzare il traffico merci su ferro tra l’Italia e Zurigo (e quindi tra Genova e Rotterdam, in Olanda). 

Secondo uno studio presentato a inizio febbraio dall’Iniziativa delle Alpi, l’associazione per la protezione dell’arco alpino protagonista negli anni Novanta della campagna per l’articolo 84 della Costituzione, “la ferrovia può gestire l’intero traffico merci che attraversa le Alpi”. L’analisi, affidata all’esperto di pianificazione ferroviaria internazionale Heinz Pulfer, evidenzia che attualmente per il traffico merci transalpino su rotaia sono disponibili 300 tracciati (110 sull’asse Lötschberg-Sempione e 190 sull’asse del Gottardo) e che nel 2014 il tasso di sfruttamento globale di detta capacità ammontava a circa il 59 per cento. Aggiunge che dopo il 2020, con la “messa in funzione delle gallerie di base del Lötschberg e del Gottardo (nel 2017, ndr) e della galleria di base del Ceneri e del corridoio di quattro metri lungo l’asse del Gottardo, “la capacità dei tracciati degli assi del Gottardo e del Lötschberg per i treni merci aumenterà dagli attuali 300 tracciati al giorno a 390”, e “la capacità di trasporto aumenterà da 32 milioni di tonnellate nel 2017 a circa 50 milioni di tonnellate dopo il 2020 (+56%)”. 

Attualmente attraverso le Alpi vengono trasportati su rotaia e su strada 38,7 milioni di tonnellate di merci (nel 2014).

 
Che cosa accadrebbe invece con una seconda galleria stradale? “Il Gottardo diventerebbe il collegamento stradale a 4 corsie più breve fra il Sud e il Nord dell’Europa -spiega una scheda elaborata dall’associazione ‘No al raddoppio del Gottardo’-. Secondo studi pubblicati nel 2007, circa 680mila transiti l’anno avrebbero il vantaggio di un’alternativa di almeno 60 chilometri più breve attraversando il Gottardo. Considerato l’aumento del traffico al Brennero, questa cifra è probabilmente cresciuta ulteriormente negli ultimi anni. Con il raddoppio del Gottardo, gran parte di questo traffico pesante si sposterebbe sull’asse autostradale Chiasso-Basilea”; “se nel 1980 attraversavano le nostre Alpi 16,9 milioni di tonnellate di merci, nel 2014 sono già state -come abbiamo già visto- 38,7 milioni di tonnellate. Il 78,2% di questo traffico è solo in transito in Svizzera”. 
 
Tra gli argomenti contro il raddoppio del Gottardo, c’è anche quello della sostenibilità economica. In particolare, sono gli amministratori locali -tra loro i sindaci di Ginevra, Zurigo, Losanna, Chiasso, Sciaffusa e Berna– ad invitare i cittadini a votare “no alla raddoppio” per evitare uno “spreco di denaro dei contribuenti”. “Sarebbe molto più intelligente investire tale somma laddove il traffico mette sotto pressione ogni giorni la rete stradale”, suggeriscono nell’“Appello delle città”. Anche perché il secondo tunnel autostradale del Gottardo rischierebbe di “limare” le risorse disponibili per le altre infrastrutture, dato che presenterebbe dei costi di manutenzione stimati tra i 25 e i 40 milioni di euro all’anno.     
 
Un ultimo elemento, però, va sottolineato: l’esigenza di questa “grande opera” è giustificata con la volontà di garantire un’alternativa durante il periodo di chiusura per interventi di manutenzione del tunnel del Gottardo, inaugurato nel 1980. Si farebbe cioè un investimento da tre miliardi di franchi per un utilizzo temporaneo, dato che -a meno di non voler violare la Costituzione della federazione- “la capacità delle strade di transito nella regione alpina non può essere aumentata”, e quindi una volta che il vecchio Gottardo fosse nuovamente aperto le due arterie dovrebbero funzionare con una corsia per senso di marcia.  

  

Lo studio sul traffico dell’Iniziativa delle Alpi, in ogni caso, mostra come “la capacità nella galleria di base del Gottardo è sufficiente per una ‘strada viaggiante temporanea’ durante il risanamento del tunnel stradale del Gottardo, senza grosse limitazioni”. Il raddoppio, insomma, non serve. 
  

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