Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Ambiente

Cortocircuito emiliano

A Modena il progetto di un autodromo, pretesto per fare centri commerciali, minaccia ettari di terreno agricolo. L’opposizione è sostenuta da un gruppo di anarchici. E dal vescovo Qualche contadino e un gruppo di anarchici non fermano un autodromo. Il…

A Modena il progetto di un autodromo, pretesto per fare centri commerciali, minaccia ettari di terreno agricolo. L’opposizione è sostenuta da un gruppo di anarchici. E dal vescovo


Qualche contadino e un gruppo di anarchici non fermano un autodromo. Il Comune di Modena sogna da vent’anni una pista per far correre i bolidi di Formula 1. Dovrebbe sorgere a Marzaglia, 8 chilometri a Sud dal capoluogo emiliano. Il Comune, proprietario dell’area, l’ha data in concessione per 55 anni alla Vintage srl, una società creata ad hoc per il progetto. L’autodromo, un anello di 1,6 km e 4 piste più piccole dove tenere corsi di guida sicura, è un pretesto per urbanizzare tutta l’area: il progetto approvato prevede di costruire anche un albergo, un’area commerciale, un ristorante, un bar e un museo su un’area di 277mila metri quadrati, per un investimento complessivo di oltre 30 milioni di euro. E di allargare la strada d’accesso, la via Pomposiana.

I “mangiaterra” avanzano su Modena: dopo che la Provincia ha approvato, pur con 43 prescrizioni, la Valutazione d’impatto ambientale del progetto, manca solo l’autorizzazione del Comune all’avvio dei lavori: una formalità.

Modena è la terra della Ferrari e punta sul turismo motoristico per rilanciare l’economia. La Camera di commercio ha creato il marchio “Motor Valley”, stampigliato su cartelloni pubblicitari ai bordi delle strade: sul sito www.motorvalley.it offre pacchetti all inclusive come il weekend “A tutta velocità”, una gimcana tra Ferrari, Lamborghini e Ducati (che hanno le loro sedi poco lontano da Maranello). Il Coordinamento cittadino contro l’autodromo di Marzaglia contesta l’equazione Modena uguale motori e ha ribattezzato “Tumor Valley” la Motor Valley. Chiede, ad esempio, che senso abbia costruire l’ennesimo autodromo visto che in Emilia Romagna ci sono già quelli di Imola, San Marino, Misano Adriatico e Varano (oltre le montagne c’è anche quello del Mugello, in Toscana). Il Coordinamento è formato da una cinquantina di realtà, dalle organizzazioni ambientaliste come “Italia nostra” all’Associazione italiana familiari e vittime della strada, agli anarchici del centro sociale “Libera”. Un coro di no cui s’è unita anche la Diocesi. Il vescovo è l’unico potrebbe bloccare l’autodromo: una clausola gli permette di annullare il contratto con cui, nel 1970, l’Opera pia “Livizzani” ha ceduto al Comune una parte dei terreni su cui verrà costruito l’autodromo. Tutta l’area andrebbe destinata a uso pubblico: “Destinazione anche parzialmente diversa comporterà la risoluzione del presente atto, a richiesta dell’Opera pia”. Nessuno ha tenuto in conto le osservazioni del Coordinamento, secondo il quale il progetto è incompatibile con il piano strutturale comunale, che destina l’area ad “attività del tempo libero connessa all’ambito fluviale” (poco lontano scorre il fiume Secchia). Si andrà a costruire sul “vulnerabile” campo acquifero di Marzaglia, che non dovrebbe essere edificato. Negli ultimi anni il Comune ha costruito le condizioni necessarie all’avvio dell’opera: i proprietari di due delle tre cascine situate nell’area dell’autodromo sono già stati “ricollocati”.

“A uno è stata data una pensione sociale, all’altro un lavoro in una cooperativa” spiega Franco “Colby” Bertoli, attivista del centro sociale “Libera” (vedi a lato), che occupa la terza cascina e non ha intenzione di andarsene: “A meno -spiegano- che il Comune non decida di fare di quest’area un bosco. Allora lo lasceremo senza fare resistenza”. Quest’estate se n’è andato anche l’ultimo contadino, cui il Comune non ha rinnovato il contratto. Intorno a Libera sono rimasti ettari di campi incolti e la cava di ghiaia aperta qualche anno fa e oggi completamente “coltivata” (cioè esaurita). Il centro sociale è sotto sfratto ormai da quasi 5 anni. La cascina, occupata nel 2000, è stata ristrutturata, con tanto di orto e frutteto biologico.

Ci vivono in otto e c’è un’area attrezzata per l’ospitalità.

Sembra un paradosso, ma sull’altro lato della strada il Comune di Modena

ha ristrutturato un’altra cascina per farne la sede del Centro comunale per l’educazione ambientale. A Sud i genitori piantano un albero per ogni nato e poi accompagnano, in auto, i figli a vederlo crescere. A Nord, invece, con un autodromo il Comune mette a rischio i boschi e un progetto sostenibile.



“La comune” è Libera

L’orto e il frutteto biologico, il forno a legna dove si fa il pane e 8 pannelli solari autocostruiti: “Libera” è ricerca di altri stili di vita. Il centro sociale è anche un progetto culturale: gestisce una biblioteca in città e pubblica e distribuisce gratuitamente due periodici, Ecologia dal basso e Senza governo. Libera è anche un luogo di aggregazione: nei fine settimana arrivano 5-600 persone a ballare nel fienile.

Info: www.libera-unidea.org



[pagebreak]

Anche Verona scalda i motori

L’illusione: un autodromo per far correre l’economia. Lo deve aver pensato la Regione Veneto, che nel luglio del 1999 ha deciso di realizzare un autodromo regionale. L’area individuata per ospitare il circuito è in provincia di Verona, 100 ettari di terreni agricoli tra i Comuni di Trevenzuolo e Vigasio. Quand’è stato presentato il progetto esecutivo, nell’estate del 2007, l’autodromo era diventato “Motorcity”: sulla carta occupa un’area di 456 ettari e il circuito, una pista di 5.200 metri, è uno specchietto per le allodole attorno al quale troveranno posto un’area produttiva da 500mila metri quadrati, un parco divertimenti a tema da 350mila (più grande di Gardaland), strutture ricettive e ristoranti (320mila), un’area commerciale da 1.040mila.

Nel 1999 si poteva strappare al verde solo il 30% della superficie (su 100 ettari), adesso l’indice di edificabilità è passato al 70%. Motorcity è la terza “grande opera” del Veneto dopo il passante di Mestre e il Mose. Il progetto prevede un investimento complessivo di 1,5 miliardi di euro: ce n’è abbastanza per trainare un’economia stanca ma anche per alimentare le proteste delle organizzazioni ambientaliste, in prima fila il circolo Legambiente “Il tiglio” di Vigasio: l’area avrebbe dovuto far parte del parco fluviale della pianura veronese. Nella zona si coltiva il riso vialone nano veronese, riconosciuto col marchio Igp dall’Ue. Autodromo del Veneto, la spa costituita dalla Regione per realizzare il progetto sta scaldando i motori: ha comprato i terreni dai proprietari ed è pronta a iniziare i lavori nel 2009. Intanto i soci privati della spa, che hanno il 48,01% delle azioni, hanno assicurato che metteranno i soldi necessari. In cambio, la reggiana Coopsette (negli anni ha costruito l’Ikea di Corsico e l’Acquario di Genova) e la bresciana Draco, holding specializzata in parchi tematici e outlet, aumenteranno la propria quota nella spa: ai soci pubblici (la Regione e i 2 Comuni) rimarrà il 15% nella società di gestione dell’autodromo e solo l’1% nelle altre strutture. Info: iltiglio.altervista.org



Guida sicura, parco a rischio

Anche la Regione Lombardia vuole il suo Centro di guida sicura. A novembre 2007 ha stanziato 300 mila euro a favore della Sias, la società che gestisce l’Autodromo di Monza, per realizzarne uno all’interno del Parco di Monza, “riqualificando” una parte dell’impianto sportivo. Complessivamente, il progetto che riguarda l’autodromo di Monza costerà 1.690.000 euro (e l’80% sarà a carico della Regione). Secondo il Comitato per il Parco di Monza “Antonio Cederna”, il Centro guida sicura verrà realizzato “in un’area prospiciente il Roccolo e la Gerascia, due degli ambienti naturali e storici più preziosi del Parco”.  Per questo, invita a inviare una petizione ai sindaci di Monza e Milano: contro gli attacchi al Parco di Monza, il parco urbano più ampio d’Europa (con i suoi 685 ettari). All’interno del parco ci sono 110 mila alberi ad alto fusto, 137 ettari di prati, 295 di boschi, 3 ville storiche, 3 mulini e 26 cascine. Info: www.parcomonza.org

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.