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Il Coronavirus rischia di peggiorare la sicurezza alimentare delle popolazioni più fragili

© Ifad

La pandemia sta già colpendo il sistema alimentare mondiale. Secondo le Nazioni Unite se prima dell’emergenza sanitaria più di 820 milioni di persone soffrivano la fame ogni giorno, l’impatto economico del Coronavirus porterebbe un altro mezzo miliardo di persone nella povertà. Le grandi agenzie del cibo chiedono di agire tempestivamente

“Dobbiamo agire ora per impedire che questa crisi sanitaria si trasformi in una crisi alimentare”, ha detto il 20 aprile 2020 il presidente del Fondo internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD), il togolese Gilbert Houngbo. Un appello che si è unito a quello delle altre agenzie internazionali del mondo dell’agricoltura, che invitano a ricordare la lezione dell’epidemia di Ebola del 2014 in Africa occidentale. “Mentre le esigenze sanitarie sono una preoccupazione urgente e primaria, non possiamo trascurare i mezzi di sussistenza e gli impatti sulla sicurezza alimentare o ci troveremo ad affrontare crisi umanitarie sempre più profonde in Paesi già sull’orlo del baratro”. Simbolicamente racchiuse tra la giornata internazionale delle lotte contadine (17 aprile) e la giornata della Terra, che ricorre il 22 aprile, sono arrivate diverse dichiarazioni da parte delle grandi agenzie del cibo globale, sulle quali è bene soffermarsi per almeno un momento.

Nella riunione straordinaria dei ministri dell’Agricoltura del G20 del 21 aprile 2020, in una dichiarazione congiunta l’IFAD, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), il Programma Alimentare Mondiale (WFP) e la Banca Mondiale hanno sottolineato come la pandemia stia già colpendo l’intero sistema alimentare. Le restrizioni alla circolazione all’interno e tra i Paesi, infatti, ostacolano i servizi logistici legati al cibo, distorcendo le catene di approvvigionamento alimentare e incidendo sulla disponibilità di cibo. Gli impatti sulla circolazione della manodopera agricola e sulla fornitura di fattori produttivi, inoltre, pongono sfide critiche alla produzione alimentare, mettendo a rischio la sicurezza alimentare, soprattutto di chi vive nei Paesi più poveri. Secondo i “grandi” del cibo, “l’agricoltura e i suoi servizi logistici legati al cibo dovrebbero essere considerati essenziali” e servono maggiori sforzi per garantire il buon funzionamento delle filiere alimentari ma anche per favorire “la produzione e la disponibilità di alimenti diversificati, sicuri e nutrienti per tutti”, un aspetto fondamentale per la salute di consumatori e lavoratori a basso reddito.

E non c’è solo Ebola a risvegliare la memoria ma anche la crisi dei prezzi alimentari del 2007-2008, quando “le risposte politiche guidate dal panico, come i divieti di esportazione e la rapida escalation nell’approvvigionamento delle scorte alimentari attraverso le importazioni” hanno portato a una crescita esponenziale dei prezzi alimentari. Allora, il numero di persone sottonutrite nel mondo è aumentato di 75 milioni nel 2007 e di altri 40 milioni nel 2008, arrivando a un totale di 963 milioni. La soluzione, dicono, sta nel rafforzare la cooperazione tra Paesi per aumentare la consapevolezza dei diversi attori delle filiere alimentari e “garantire che le politiche, come le misure a breve termine per limitare il commercio, non distorcano i mercati globali”.

Accogliendo l’invito a concentrare gli sforzi sul sostegno all’accesso al cibo per i poveri e i vulnerabili e per coloro il cui reddito è più colpito, il 20 aprile 2020 l’IFAD ha impegnato 40 milioni di dollari -un fondo chiamato “COVID-19 Rural Poor Stimulus Facility”- per mitigare gli effetti della pandemia sulla produzione alimentare, sull’accesso al mercato e sull’occupazione rurale. E ha lanciato un appello urgente per raccogliere almeno altri 200 milioni di dollari a sostegno degli agricoltori e delle comunità rurali. “Una risposta tempestiva alla pandemia è un’opportunità per ricostruire i sistemi alimentari mondiali secondo linee più sostenibili e inclusive e per rafforzare la capacità di resilienza delle popolazioni rurali alle crisi, siano esse legate alla salute, al clima o ai conflitti”, ha detto il presidente dell’IFAD, Gilbert Houngbo.

Secondo i dati IFAD, circa l’80% della popolazione più povera e più insicura del mondo vive in zone rurali. Se prima dell’epidemia più di 820 milioni di persone soffrivano la fame ogni giorno, secondo le Nazioni Unite, nel peggiore dei casi, l’impatto economico della pandemia potrebbe portare un altro mezzo miliardo di persone nella povertà. Anche la FAO si dice molto preoccupata per gli impatti negativi del Covid-19 sulle persone coinvolte nelle filiere alimentari e nel report “Addressing the impacts of COVID-19 in food crises” ha proposto un piano, fino a dicembre 2020, per raccogliere e investire 110 milioni di dollari nell’assistenza a situazioni già caratterizzate da elevati livelli di necessità e aggravate dagli effetti di Covid-19. Il piano prevede di creare uno strumento di raccolta dati -in collaborazione con il WFP, il “Food Security Cluster” e il “Global Network Against Food Crises Partnership Programme”- per sostenere l’analisi e facilitare la pianificazione di interventi; stabilizzare l’accesso al cibo e preservare i mezzi di sussistenza e l’assistenza alla produzione alimentare per le popolazioni più insicure da questo punto di vista; garantire la continuità delle filiere alimentari per le popolazioni più vulnerabili sostenendo i mercati alimentari, i sistemi locali e concentrandosi sui piccoli agricoltori e garantire che le persone lungo la catena di approvvigionamento alimentare non siano a rischio di trasmissione del virus.

A confermare l’urgenza di queste azioni sono i recenti dati del “Global Report on Food Crises” 2020, che mostrano un ulteriore aumento del numero delle persone che vivono in situazioni di crisi alimentare. “I dati e le analisi presentate nel rapporto sono precedenti alla pandemia ma rivelano un quadro già disastroso dell’insicurezza alimentare acuta globale e della malnutrizione, anche prima che la diffusione della malattia cominciasse ad avere un impatto sui sistemi alimentari”, ha scritto la FAO. Il rapporto, infatti, rivela che alla fine del 2019 135 milioni di persone in 55 Paesi hanno richiesto un’azione urgente per affrontare l’insicurezza alimentare acuta. Oltre 183 milioni di persone erano ad alto rischio di insicurezza alimentare acuta. Sono i dati più negativi registrati dalla prima edizione del rapporto, nel 2017, e Covid-19 rischia di aumentare ulteriormente queste cifre, con gravi conseguenze sulla sicurezza alimentare delle popolazioni più fragili.

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