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Cultura e scienza / Opinioni

Il coraggio di ribaltare il mondo. Da Caravaggio alla periferia di Roma

Martirio di San Matteo di Caravaggio (1600-1601), conservato nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma

L’aggressione di una donna disabile che ha osato contraddire due mafiosi in un bar della capitale rievoca il martirio di San Matteo

Tratto da Altreconomia 205 — Giugno 2018

Roma, Pasqua di resurrezione 2018. In un bar della periferia Sud-Est entrano due membri dei clan mafiosi che controllano un territorio in cui lo Stato è ormai sconosciuto. Pretendono di essere serviti per primi, e si scagliano contro il barista: un giovane romeno perfettamente integrato. Nessuno osa contraddirli. L’unica che ha il coraggio di parlare è una donna disabile, invalida civile. I due iniziano a pestarla selvaggiamente, a frustarla con la cinghia. Una scena atroce. Ma più atroce, nel video, è il silenzio complice di tutte le persone presenti nel bar in quella mattina di festa. Nessuno parla, nessuno interviene, nessuno chiama la polizia.

Le immagini del video girato dalla telecamera di sorveglianza del bar fanno venire in mente una scena analoga, sempre romana. Una scena dipinta da Caravaggio oltre quattrocento anni fa: il Martirio di san Matteo, nella Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi. Anche questa immagine racconta la violenza di un potente di questa terra contro un inerme che aveva osato contraddirlo. Matteo difendeva una donna, che si era consacrata a Dio, dal desiderio di un re: un oltraggio da lavare nel sangue. E così, tra i catecumeni nudi che Matteo avrebbe battezzato, si infiltra un sicario del re, che al culmine della funzione afferra una spada e trafigge Matteo sotto l’altare. Sullo sfondo un gruppo di romani, non del tempo di Matteo, ma di quello di Caravaggio: ricchi, eleganti. Ma silenti, muti, complici, ossequiosi. Perfettamente consapevoli di chi fosse il mandante, e di come quel mandante controllasse il territorio. In questa terribile zona grigia, Caravaggio ritrae anche se stesso: in un esemplare denudamento della vigliaccheria da cui quasi nessuno è esente.

È stato Alessandro Leogrande, uno scrittore e un intellettuale che se n’è andato troppo presto e che troppo ci manca, a cogliere la straziante attualità del Martirio di San Matteo di Caravaggio: “Ora mi chiedo se lo sguardo di Caravaggio non sia anche il nostro sguardo nei confronti dei naufragi, dei viaggi dei migranti e soprattutto della violenza politica o economica che li genera. Nella migliore delle ipotesi, ovviamente. Quando cioè quello sguardo non è inquinato dall’apatia, dall’indifferenza, dallo stesso fastidio per l’oscenità della morte. Quando quello sguardo non è già, fin dal principio, connivente con la lama dell’aguzzino. Non appena osserviamo il mondo con gli stessi occhi di Caravaggio, esso si rivela come un universo di violenza ferina. Tuttavia, non è la violenza a sgomentarci. Ma il fatto che, anche quando comprendiamo pienamente le sue leggi, non riusciamo ad arrestarle.

Si può ridurre il male? Si possono creare delle zone libere all’interno delle quali il suo impatto sia meno devastante? È possibile risolvere le cause che generano la fuga in massa di interi popoli?”. Rileggo questa pagina profondissima mentre guardo le immagini del pestaggio alla Romanina, e penso che se abbiamo ancora una possibilità di cambiare il nostro sguardo sul mondo e di avere il coraggio di prendere la parola, ebbene lo dobbiamo a quella donna. Quella donna disabile: una “scartata”, come la definirebbe papa Francesco. Una scartata della società: una che pensiamo di dover aiutare. E invece è lei ad aiutare noi: con il suo sguardo diverso, costretto all’anticonformismo dalla diversità del suo corpo. Il suo coraggio e la sua rettitudine sono il frutto della diversità del suo sguardo, e dunque del suo cuore. Non dobbiamo esserle grati solo per quello che ha fatto e subìto: ma per questo suo modo di guardare il mondo. E di ribaltarlo.

Tomaso Montanari è professore ordinario di Storia dell’arte moderna all’Università di Napoli. Da marzo 2017 è presidente di Libertà e Giustizia

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