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Ambiente

Comuni “ricicloni”, separati e contenti – Ae 54

Numero 54, ottobre 2004Raccolta differenziata fa rima con tutela ambientale e risparmio economico, eppure è una strada praticata ancora da pochi. Ecco chi sono i virtuosi dell’immondiziaBasta ricordare i colori. La plastica è blu. Carta e cartone giallo. Lattine e…

Tratto da Altreconomia 54 — Ottobre 2004

Numero 54, ottobre 2004
Raccolta differenziata fa rima con tutela ambientale e risparmio economico, eppure è una strada praticata ancora da pochi. Ecco chi sono i virtuosi dell’immondizia

Basta ricordare i colori. La plastica è blu. Carta e cartone giallo. Lattine e scatolame vario sono il rosso. L’organica è marrone. Rosa-grigio: pannolini. Il resto è viola (e il viola si paga).

Per chi arriva da Torino, Villafranca d’Asti si presenta con un cartellone piazzato nel bel mezzo di una rotonda, sulla statale che costeggia l’autostrada Torino-Piacenza. Un girasole in primo piano, accanto la scritta “Noi differenziamo”. Sulla strada, per le strade, bidoni e bidoncini di varia grandezza e colore, ognuno destinato a una particolare tipologia di rifiuti: ciascuno concorre al primato di Villafranca.

A quanto ammonta, questo primato, lo spiega, fiero, il sindaco Massimo Padovani, giovane avvocato al secondo mandato elettorale, lista civica di centro-destra (“ma le politiche ambientali non sono né di destra né di sinistra”). Ottantacinque per cento: tanto i villafranchesi riescono a differenziare dei loro rifiuti prodotti ogni anno. Un record ineguagliato in Italia (tanto che il Comune ha vinto il Premio “Comuni ricicloni” indetto ormai da dieci anni da Legambiente – che di destra non è). Un record soprattutto tenendo conto che la media, in Italia, non arriva al 20%.

Tutela ambientale e risparmio economico: quando la riduzione (anche attraverso il riutilizzo) non raggiunge i risultati sperati, la raccolta differenziata è la miglior scelta di buon senso in tema di rifiuti. Separare in casa gli scarti è la via principale per renderne possibile il riciclaggio, o comunque un corretto smaltimento: plastica, vetro, alluminio, legno, carta e cartone, rifiuti biodegradabili o pericolosi. Ciononostante in Italia solo un quinto dei quasi 30 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti nel 2003 sono stati differenziati e avviati al recupero. Il resto è finito per lo più in discarica o negli inceneritori, che sempre più costellano il territorio nazionale e con i quali i cittadini non hanno mai avuto un buon rapporto.

Quello di Villafranca (e degli altri comuni di cui parliamo in queste pagine) è solo un esempio di pratiche “virtuose” nella gestione dei rifiuti, da cui val la pena prendere spunto. Con un limite: come la classifica di Legambiente rivela bene, i maggiori successi nella raccolta differenziata sono stati raggiunti da comunità piccole (Villafranca ha 3 mila abitanti, una superficie di meno di 13 chilometri quadrati), mai da grandi città, e per lo più nel Nord Italia. Al di là delle eccezioni di cui parliamo in queste pagine, occorre trovare modelli che replicabili al maggior numero di realtà possibile.

Ancora Padovani: “Siamo partiti nell’aprile del 2002 e da subito abbiamo raggiunto percentuali ben al di sopra del 70%”. Non si tratta di una raccolta porta a porta, ma di “prossimità”. Il comune è costellato di cassonetti di varie dimensioni e colori (ce ne sono ovunque, anche nelle zone più periferiche, ma senza essere particolarmente invadenti o sgradevoli), cui i cittadini, in qualsiasi momento, posso conferire i loro rifiuti differenziati.

Questo non riguarda, però, i rifiuti indifferenziati, cioè non recuperabili. E qui sta il trucco: l’immondizia irrecuperabile va messa in appositi sacchetti viola, forniti dal Comune, che due volte a settimana vengono ritirati direttamente a casa. “Più sacchetti si consumano, più si paga -spiega il sindaco-. L’imposta sui rifiuti è composta infatti da una parte fissa per il differenziato, uguale per tutti, e una variabile per il resto: 0,68 euro a sacchetto”. Come dire che chi più inquina, più paga. Inoltre che pratica il compostaggio a casa propria (sgravando il Comune del ritiro) gode di uno sconto in bolletta.

Il risultato: le mille tonnellate di rifiuti prodotte nel 2001, nel 2003 sono diventate 800, di cui 700 differenziate e recuperate. “Il recupero è entrato nel nostro dna”, confessa Padovani. Che guarda anche al bilancio dell’amministrazione: smaltire i rifiuti costa 20 centesimi al chilo, differenziare è più conveniente. Oggi i costi sostenuti dal Comune per la raccolta sono ridotti del 30%, grazie ai contributi Conai sulla raccolta degli imballaggi e della Regione per la raccolta del compostaggio. !!pagebreak!!

Verbania, Bellizzi e Preganziol, il cassonetto sul podio
Con una frazione di oltre il 52%, Verbania
è il miglior capoluogo di provincia d’Italia in fatto di raccolta differenziata. Il servizio è affidato a una spa di cui il comune detiene il 44%: banditi i cassonetti, i rifiuti si ritirano con cadenza settimanale direttamente nelle case. Per i rifiuti ingombranti c’è un’area di conferimento. Per chi pratica il compostaggio domestico c’è uno sconto sulla tassa, che del resto da cinque anni è rimasta invariata. Il rifiuto “secco”, indifferenziato, va al termovalorizzatore di Mergozzo. Per alcuni servizi il Comune si è anche affidato a delle cooperative sociali.
Preganziol ,provincia di Treviso, ha 15 mila abitanti. Ogni famiglia è dotata di una serie di contenitori da tenere in casa per la raccolta differenziata: non ci sono cassonetti per le strade. In numeri fa 78,5% di raccolta differenziata, e un totale di rifiuti che dai 403 chili per abitante del 2002 sono diventati 352 nel 2003. Anche in questo caso la tassa si paga in funzione dei rifiuti indifferenziati prodotti. Preganziol ha affidato la gestione della raccolta al consorzio Priula, consorzio composta da 22 comuni del Trevigiano che gestisce (attraverso il suo braccio operativo, Contarina spa) la raccolta.
Bellizzi, 13 mila abitanti, è la classica eccezione che conferma la regola. A dispetto di una media del 6% di raccolta differenziata nel Sud Italia, il comune in provincia di Salerno arriva a differenziare il 69% dei rifiuti che produce. Raccolta porta a porta, nessun cassonetto per le strade salvo che per le campane per il vetro, un’isola ecologica per gli ingombranti. In soldoni fa 60 mila euro risparmiati dall’amministrazione comunale. Non solo: il rilascio delle concessioni edilizie è subordinato alla presentazione di un contratto per lo smaltimento degli inerti e dei rifiuti da demolizione.

E a Fumane con il compostaggio si risparmia il 30%
Non eguaglierà il primato di Villafranca, ma Fumane (provincia di Verona, 3.900 abitanti su una lingua di terra lunga 18 chilometri, nella foto a fianco) ha molto da insegnare in tema di raccolta differenziata. I cassonetti sono stati banditi dalle strade comunali: oggi si pratica una raccolta porta a porta capillare, una o due volte a settimana a seconda del tipo di rifiuto. Ci sono anche due isole ecologiche dove portare rifiuti ingombranti o pericolosi:venti sono le tipologie di materiale selezionato, il che ha valso a Fumane il plauso di Legambiente e il riconoscimento per la migliore gestione della raccolta differenziata. La tassa sui rifiuti è calcolata in base al numero di componenti del nucleo familiare e alla superficie dell’abitazione, ma per chi fa compostaggio domestico (ormai la metà della popolazione) è previsto uno sconto del 30%. Oggi il Comune differenzia il 72% dei rifiuti, facendosi carico direttamente dello smaltimento. Qualche numero: 159 tonnellate di carta, 87 di plastica, 205 di umido, 5 tonnellate solo per i frigoriferi. Il resto (240 tonnellate) viene conferito in discarica.

Sommersi da montagne di pattume. E di debiti
Differenziare per non essere sommersi, anche dai debiti. La raccolta differenziata dei rifiuti sta diventando una scelta necessaria, oltre che saggia. Lo sanno bene gli amministratori comunali, che spendono sempre più denaro pubblico per smaltire gli scarti cittadini sempre più lontano, perché le discariche (619 in Italia, 425 al Sud) si esaurisono velocemente. Nel 2002 abbiamo prodotto oltre 29,8 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (erano 25 milioni nel 1995), 400 mila in più rispetto al 2001 (ma il tasso di crescita si sta attenuando con gli anni). Vuol dire 522 chili a testa. Di questa montagna di immondizia, solo 5,7 milioni di tonnellate sono state differenziate: il 19,1%. Con due anni di ritardo, nel 2001 sono stati raggiunti gli obiettivi di legge (il decreto Ronchi del 1997, numero 22). Solo il Nord (dove si produce la maggior parte dei rifiuti), con una percentuale media del 30,6% di raccolta differenziata, raggiunge e supera gli obiettivi di legge. Il Centro si ferma al 14,5%, il Sud al 6%. Il resto è stato smaltito per il 67% in discarica, l’8,7% a impianti di incenerimento (con o senza recupero energetico). In futuro si dovrà fare i conti con il divieto (a partire dal 1° gennaio 2007) di smaltire in discarica rifiuti con un alto potere energetico, e con il decreto numero 203 del maggio 2003 che a regime obbligherà uffici, enti pubblici e società a prevalente capitale pubblico a coprire almeno il 30% del loro fabbisogno annuale con manufatti e beni realizzati con materiale riciclato. Altre informazioni presso l’Osservatorio nazionale rifiuti, www.osservatorionazionalerifiuti.it  !!pagebreak!!

Le grandi città differenziano poco. Il Sud fanalino di coda
Maglie nere ed eccezioni
Anche le grandi possono fare la loro parte. A guardare i dati dell’Osservatorio nazionale dei rifiuti, le grandi città d’Italia non brillano certo in fatto di attenzione per la raccolta differenziata.

Roma non arriva al 7% (come Palermo), Napoli supera di poco il 10%, Genova l’11%, Milano il 27% e Torino il 24%. Anche Bologna si ferma al 22%, Firenze al 26%. Maglia nere:Catania e Cagliari, rispettivamente con l’1,5% e l’1,6%.

Difficoltà di gestione, indubbiamente, per metropoli che superano anche il milione e mezzo di abitanti.

Tuttavia casi “cittadini” di buona riuscita nella raccolta differenziata esistono.

Ad esempio Lecco, con i suoi 46 mila abitanti, riesce a differenziare il 48% dei rifiuti che produce. Un sacco multimateriale per gli imballaggi riciclabili, un servizio di raccolta domiciliare per la frazione organica trisettimanale. L’accesso alla piattaforma ecologica è regolamentato attraverso una tessera magnetica distribuita a tutti i cittadini, mentre la raccolta degli ingombranti è gratuita e a chiamata.

Accanto a Milano, Monza (121 mila abitanti) differenzia il 45%. Il rifiuto umido, il secco, la plastica e la carta sono raccolti direttamente a domicilio (secondo un preciso calendario). Vetro e lattine devono essere depositati nelle apposite “campane” sparse sul territorio. I rifiuti ingombranti vanno portati al Centro di raccolta, anche se è possibile richiederne il ritiro a domicilio, su appuntamento.

Buon risultato anche per Bergamo, dove i 116 mila cittadini differenziano oltre il 40% dei rifiuti. Anche Vicenza (110 mila abitanti) vanta un buon 36%.

Più a Sud, altri esempi virtuosi. Reggio Emilia (150 mila abitanti che producono in media 767 chili di rifiuti ciascuno) ha superato quota 41%. Il merito è degli oltre 3.600 contenitori stradali per i materiali da riciclo e alle sei isole ecologiche (che contribuiscono per oltre la metà alla raccolta differenziata). Lucca di abitanti ne ha 86 mila e riesce a differenziare il 36%, primo fra i comuni del centro Italia, grazie anche alle 1.500 famiglie che fanno compostaggio domestico (per le quali c’è uno sconto del 15% sulla tassa). Subito dietro Lucca, Prato (178 mila abitanti) raggiunge quota 34%. Nessun capoluogo di provincia del Sud, invece, arriva al 25%: oltre Napoli va segnalata Potenza (9%).

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