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Ambiente / Attualità

Le compagnie aeree europee salvate senza condizioni. Le emissioni non contano

Le aziende aeree europee potrebbero ricevere aiuti pubblici per 30 miliardi di euro senza dover garantire alcun impegno a ridurre il proprio impatto ambientale. “Non ha senso offrire liquidità a una delle industrie più inquinanti al mondo senza condizioni vincolanti”, denunciano Transport & Environment, Greenpeace e Carbon Market Watch

© Transport & Environment

In Europa le compagnie aeree riceveranno aiuti pubblici per 30 miliardi di euro senza alcun impegno a ridurre il proprio impatto ambientale. Parte di questi sono già stati accordati: ammonta a 12,8 miliardi di euro il totale dei finanziamenti -tra aiuti statali e prestiti garantiti- che alcune compagnie hanno ricevuto dall’inizio della pandemia del Covid-19. A denunciare come gli aiuti siano stati forniti senza l’obbligo di rispettare vincoli ambientali, quando si riprenderà a volare con passeggeri a bordo, sono le organizzazioni Transport & Environment, Greenpeace e Carbon Market Watch, che sottolineano come le emissioni di CO2, diminuite nel periodo dell’emergenza sanitaria a causa del blocco dei voli, riprenderanno a salire se non saranno prese misure adeguate.

L’elenco dei destinatari è lungo. La britannica EasyJet ha ricevuto un prestito da 600 milioni di sterline dal ministero del Tesoro e dalla Banca di Inghilterra, cifra attinta dal fondo di emergenza contro il Coronavirus; 121 milioni di euro sono andati alla norvegese Regional Carriers e 407 milioni di euro alla Sas, la compagnia aerea di bandiera di Svezia, Danimarca e Norvegia. Le altre compagnie svedesi hanno avuto un prestito da 318 milioni di euro, mentre il Tui Group ha ricevuto dallo Stato tedesco 1,8 miliardi di euro.

A completare il quadro si aggiungono gli aiuti ancora in una fase di contrattazione, che hanno un valore complessivo di 17,14 miliardi di euro, tra cui rientra l’ipotizzato piano di salvataggio per Lufthansa (che comprende anche Eurowings, Swiss, Australian Airlines, Brussels Airlines e l’italiana Air Dolomiti). Il pacchetto da 9 miliardi di euro per finanziare il gruppo è in discussione con il Federal Economic Stabilization Fund e il governo tedesco potrebbe partecipare al capitale. Anche in questo caso, i prestiti non sono subordinati al rispetto di alcun vincolo che limiti l’impatto ambientale dei voli. È stato proprio il ministro dell’Ambiente Svenja Schulz ad affermare che non è questo il momento adatto per parlarne perché la priorità è salvare la compagnia, rimandando “a dopo la crisi” l’ora per discutere di sostenibilità. Finora la sola eccezione è rappresentata dall’Austria, dove il ministro dei Trasporti Leonore Gewessler ha dichiarato che gli aiuti statali devono essere legati a target climatici da garantire.

“Non ha senso offrire liquidità a una delle industrie più inquinanti al mondo senza condizioni vincolanti”, ha affermato Lorelei Lomousin di Greenpeace Eu. “Se il Green Deal Europeo ha veramente significato, è necessario sostenere mezzi di spostamento alternativi come i treni”, ha proseguito Lomousin facendo riferimento a uno dei punti del Green New Deal. Il piano ambientale dell’Unione europea, promosso dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, riguarda infatti anche le emissioni di CO2 del trasporto aereo e marittimo e il sistema Ets, il sistema di scambio di quote di emissione a effetto serra. Lomousin ha inoltre ricordato che, nonostante i piani di salvataggio, alcune delle compagnie aeree stanno procedendo a licenziare i loro dipendenti. Come la British Airway, proprietaria anche di Iberia e Vueling, che ha annunciato tagli fino a 12mila posti di lavoro pur ricevendo un prestito da 343 milioni di euro.

Prima del blocco dei voli, in Europa il trasporto aereo era il responsabile del 3 per cento delle emissioni di gas serra. Nel 2019 le emissioni causate dal trasporto aereo sono aumentate del 1,5 per cento rispetto all’anno precedente. Dal 2013 al 2018 sono cresciute del 26,3 per cento, superando quelle di tutti gli altri settori di trasporto.

C’è la lowcost Ryanair tra le principali compagnie inquinanti: nel 2019 le sue emissioni sono aumentate del 5,9 per cento, secondo i dati analizzati da Transport & Environment. L’azienda di Michael O’Leary ha raggiunto un totale di 585mila tonnellate di emissioni di CO2, di cui 10,5 milioni di tonnellate per i voli in Europa. È in buona compagnia: delle prime 20 compagnie aeree, in quindici hanno aumentato le loro emissioni. La crescita maggiore è stata di Jet2.com, le cui emissioni nel 2019 sono aumentate del 10,8% rispetto all’anno precedente. Il calo maggiore è stato della Norwegian Airlines.

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