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Altre Economie

Come se fossi a casa tua

La storia di Andrea e Pacifico di Biella, che costruiscono abitazioni in legno condividendo con i dipendenti la gestione dell’azienda —

Tratto da Altreconomia 157 — Febbraio 2014

Andrea Mondin e Pacifico Dal Molin sono due imprenditori edili. Entrambi sono abbonati ad Altreconomia, e credono che il capitale della relazioni e la filiera corta a “Km 0” non siano un’esclusiva dell’agricoltura biologica e del rapporto diretto tra produttore e consumatore di un Gas. “Nel nostro settore, quando costruisci ti riferisci a un cantiere come a una ‘casa da vendere’ -spiega Pacifico-, mentre noi costruiamo ‘case da abitare’, come se fossero le nostre”.
“Per quanto è possibile, ci serviamo di fornitori in un raggio di cento chilometri” aggiunge Andrea. Da Biella, la cittadina piemontese sotto le Alpi dove ha sede Edilcasa (www.edilcasabiella.it), questo raggio abbraccia centinaia di migliaia di ettari di foreste e boschi: robinia, castagno e rovere sono le essenze autoctone utilizzate per costruire case di legno, o per ristrutturare abitazioni già esistenti per isolarle meglio e renderle energeticamente più efficienti. La canapa utilizzata per l’isolamento arriva invece dal Centro Italia.

L’essenza di Edilcasa emerge visitando il cantiere di Pralungo -a una quindicina di chilometri dal capoluogo, in Valle Elvo-: non c’è impianto di riscaldamento, ma la temperatura all’interno dell’immobile è di quasi 16 gradi, in una mattina coperta di inizio gennaio quando fuori ce ne sono tre.
La casa ha un “cappotto” di 80 centimetri. Anche gli infissi sono in legno locale. Uno dei criteri utilizzati nel costruire, racconta Andrea, è quello della “facile sostituibilità: questa robinia, ad esempio, che subisce un unico trattamento, quello del sole, dura 50 anni. Ma se dovesse marcire ogni singolo asse può essere sostituito”.
Nei due cantieri che visito noto due grandi assenti: le buste di cemento da 25 chili e una betoniera per impastarlo.
“Lavorare in questo modo cambia tutto: non c’è sporco, non c’è polvere” racconta Beppe, che incontro sul cantiere di Pralungo: per ora, è uno dei dipendenti di Andrea e Pacifico, ma presto potrebbe essere loro socio.

È un esempio da manuale del capitale delle relazioni quello che Andrea mi racconta nell’ufficio di Edilcasa, un appartamento a pochi metri dalla stazione Fs di Biella: da tre anni, ogni giovedì pomeriggio, lui e Pacifico riuniscono intorno al tavolo cui sediamo tutto lo staff, per una riunione settimanale durante la quale con Tiziana, Mirco, Prospero, Beppe e Damiano analizzano i conti di Edilcasa, valutano le strategie e analizzano “risultati, e difficoltà, anche quelle personali, perché -spiega- siamo convinti che una buona qualità della comunicazione sia una base fondamentale nel nostro lavoro”.
Sulle pagine di Ae hanno conosciuto la decrescita, e due anni fa, partecipando alla “domenica in cascina” promossa dalla cooperativa agricola biologica Iris a Calvatone (Cr) hanno scoperto “L’economia del bene comune” (www.gemeinwohl-oekonomie.org/it): il movimento fondato in Austria da Christian Felber ha immaginato uno strumento utile a ripensare l’economia d’impresa, il “bilancio del bene comune”. “Un bilancio non giuridico (il modello è scaricabile dal sito, ndr) -specifica Andrea-, che mette al centro dati non contabili, come il soddisfacimento dei bisogni, la creazione di un valore d’uso, l’equità distributiva, la partecipazione estesa a tutti, la cogestione, la democrazia di genere, l’ecosostenibilità, la qualità della vita”.
Nel maggio 2013, un pullman di 50 persone è partito da Biella alla volta di Calvatone, per conoscere l’esperienza di Iris, quella di un’impresa mutualistica a proprietà indivisa, nata nel 1978 ed oggi impegnata in un investimento importante, per la costruzione di un pastificio (vedi Ae 149): “Crediamo nella cooperazione, in un’organizzazione dell’attività capace di garantire a tutti una vita dignitosa” spiega Andrea, che insieme al socio Pacifico e ai collaboratori di Edilcasa ha deciso che i titolari dell’impresa, i manager, non possano guadagnare più di tre volte i propri dipendenti. “Ci siamo rivolti a numerosi consulenti del lavoro, nel biellese, e tutti hanno cercato di frenare il nostro percorso volto a dar vita a una cooperativa per far entrare in società tutti i dipendenti. Alla fine ci siamo dovuti rivolgere a un professionista di Genova”. La cooperativa che nascerà riceverà in affitto, per alcuni anni, il ramo d’azienda dell’attuale Edilcasa, che è una società in nome collettivo (Snc).

Nel frattempo, insieme ad altre realtà del biellese- Esa System, Landscape e Primat srl- Edilcasa ha dato vita a un’idea e a un marchio, Build Different (www.builddifferent.it), che tiene insieme competenze nei settori edile, della formazione e della comunicazione: gli spazi si progettano, coinvolgendo professionisti, insieme a coloro che andranno ad occuparli. “Ai nostri clienti proponiamo sempre un contratto trasparente -spiega Andrea-: discutiamo l’investimento complessivo, a partire dalla loro disponibilità, coinvolgendo professionisti nella progettazione, architetti e ingegneri. E in 15 anni non abbiamo mai ‘sballato’ i conti”. “Non è vero che in un cantiere edile i costi siano sempre fuori controllo” fa eco Pacifico. Quando elaborano un budget, inseriscono anche una voce imprevisti, “ma nel momento in cui finiscono le attività ‘a rischio’, come possono essere quelle legate all’abbattimento di un muro portante nel caso di una ristrutturazione, proponiamo di utilizzare la somma ‘accantonata’ per migliorare ulteriormente l’efficienza energetica dell’edificio” aggiunge Andrea.
Dopo aver studiato entrambi per diventare tecnici meccanici per l’industria tessile, i due amici -figli di famiglie emigrate negli anni Sessanta dal Veneto nel biellese- hanno “ereditato”, dal padre di Andrea, un’impresa artigiana. Nel 2013 ha fatturato circa un milione di euro, legato per il 90% a ristrutturazioni, ma se sub-appaltassero le attività che Edilcasa non realizza direttamente potrebbero arrivare a 4. “Questo, però, non è il nostro modo di fare imprese” racconta Andrea. Edilcasa lavora su cinque cantieri e solo uno, la casa passiva in legno di Pralungo, riguarda una nuova costruzione.

Nei prossimi mesi, quando il cantiere -dove Andrea mi accompagna per conoscere Prospero, Beppe e Mirco- sarà terminato, la casa sarà costata 280mila euro, tra l’8 e il 12% in più rispetto al valore medio di scambio della zona, che è di 1.800 euro al metro quadrato. “Fin dall’inizio sapevamo che alla Edilcasa sarebbe rimasto un utile di 10mila euro -spiega Andrea-, ma l’utile sociale di quest’azione è altro: per nove mesi, il cantiere ha occupato 10 persone”. E il risultato finale è una casa che non consuma energia da fonti fossili.
Lavorando con trasparenza Edilcasa non ha problemi di insoluto, e non dipende dai prestiti delle banche. “Anzi abbiamo una liquidità di circa 150mila euro -spiega Andrea-. Da 7 anni i nostri bilanci sono in costante crescita, e questo per me significa una cosa: che la nostra attività ha sostenuto 25 famiglie”. —

Dalla parte dell’orto
Un altro cantiere aperto per Andrea Mondin è quello del “Progetto Anam”, in sanscrito “senza nome”. Un terreno di qualche ettaro in cui Edilcasa ha scelto di non costruire è diventato la base di una nuova attività agricola, che vede 4 famiglie impegnate insieme nella gestione di un orto -con il metodo della permacultura- e nel recupero del bosco, da cui in futuro potrà essere ricavato anche legname da utilizzare nei cantieri edili. “Crediamo che la crisi sia un’opportunità, a patto di saper cogliere l’importanza della sinergie tra attività diverse: quella agricola per il momento non è economica, ma rivolta al benessere delle famiglie”. Un progetto che Andrea ha portato in azienda, consapevole che non tutti debbano venire a lavorare l’orto -impegno fisso, una volta a settimana, mentre il sabato sera è dedicato a riunioni e riflessioni di gruppo- ma che il successo dell’iniziativa dipenda dalla capacità di mettere in comune maestranze e competenze”. Tra i sogni, anche l’apertura di un agri-asilo. 

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