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Altre Economie / Intervista

Come cambia Banca Etica. Intervista alla presidente Anna Fasano in vista dell’assemblea

L’assemblea straordinaria del 18 settembre vede all’ordine del giorno anche rilevanti proposte di modifica dello statuto. Di che cosa si tratta? Intervista alla presidente Anna Fasano e al consigliere di amministrazione Marco Carlizzi: dalla questione dei mandati in Cda al percorso partecipativo. Fino al pronunciamento di Banca d’Italia

A pochi giorni dall’assemblea straordinaria di Banca Etica che il 18 settembre sottoporrà al voto degli oltre 45mila soci anche importanti proposte di modifica dello statuto, abbiamo avuto la possibilità di intervistare la presidente Anna Fasano (AF), affiancata dal consigliere di amministrazione Marco Carlizzi (MC). Un’occasione per fare il punto sui temi allordine del giorno -inclusa la questione dei mandati in Cda e della figura della persona presidente-, anche alla luce dell’atteso pronunciamento di Banca dItalia.

È dunque un’intervista a più voci che pubblichiamo nella sua sostanziale interezza per permettere ai lettori di avere quanti più elementi utili alla comprensione degli argomenti e delle dinamiche partecipative interne della banca.

1. Il percorso e le proposte di modifica dello statuto

Presidente, come si è articolato il percorso di partecipazione che sfocia nell’assemblea straordinaria del 18 settembre? Da dove arriviamo e che ruolo hanno avuto i soci?
AF Innanzitutto vorrei spiegare perché in occasione di questa intervista c’è con me Marco Carlizzi. Come accade anche in altri momenti in cui rappresentiamo il percorso partecipativo, non mi muovo mai da sola. E non perché abbia timore o preoccupazione ma perché essendo tutto ciò il frutto di un percorso collegiale, credo che anche la narrazione e il portare in evidenza alcune suggestioni, sia meglio rappresentato da più voci. Siccome 13 persone, che è il numero delle persone del consiglio di amministrazione, rappresentano una ricchezza, in questi due anni abbiamo cercato di dare la voce sempre un po’ a tutti.

Marco è inoltre uno di quelli che sicuramente più di altri ha seguito tutte le tappe, non solo perché era nel precedente consiglio di amministrazione e perché è presidente attualmente del comitato rischi, ma anche per la sua conoscenza delle nostre dinamiche associative. Quindi è un valore aggiunto e gli chiederò di darmi una mano.

Tornando alla domanda. Partirei da un punto fermo che è l’autunno del 2020 quando il consiglio di amministrazione ha inaugurato all’incontro di rete -uno dei tasselli fondamentali del nostro dialogo con i portatori di valore in Italia e in Spagna- un “cantiere governance. Si tratta di uno strumento che poi è stato inserito in modo stabile e quindi incorporato all’interno del piano strategico che ha avuto una chiusura con la presentazione portata all’attenzione di tutti nell’assemblea ordinaria del maggio 2021. Questo lo dico perché ciò che noi porteremo all’attenzione dell’assemblea del 18 settembre attiene due luoghi della governance cooperativa della banca. Due momenti nati in maniera distinta che però sono stati ricondotti in una visione unica e armonica nel percorso strategico.

Partiamo dal primo “tassello” allora.
AF È quello della modifica del Patto associativo e del Regolamento dei portatori di valore. Un percorso che nasce con un cantiere partecipazione nel 2017 e che porta la migliore sintesi di un iter partecipativo che ha visto coinvolti in modo particolare i nostri corpi intermedi -le organizzazioni territoriali dei soci di riferimento e i soci lavoratori-. Questo ha portato anche alla riscrittura di documenti datati 2007 e al delineare i passi futuri per far sì che le nostre dinamiche associative siano sempre più adeguate alle esigenze attuali, più vivaci e che raccolgano anche le sfide del piano strategico. Una su tutte: quella di voler portare a casa nei prossimi tre anni 10mila nuovi soci, coinvolgendo persone nuove, persone giovani, anche per consegnare a loro il futuro di Banca Etica. Ecco dunque la necessità di questi cambiamenti che troveranno nell’assemblea del 18 settembre un primo spazio di una evoluzione.

Questi punti attengono però alla natura “ordinaria” dell’assemblea. Il carattere “straordinario” riguarda le modifiche dello statuto (in questo caso l’assemblea sarà validamente costituita in seconda convocazione con l’intervento diretto, o per rappresentanza, di almeno cinquecento soci). Parliamo di questo secondo aspetto.
AF Questo secondo tassello, avviato come dicevo su proposta del consiglio di amministrazione nell’autunno del 2020 e sempre inserito nel “cantiere governance”, è anche qui un primo passo di un percorso più ampio che però ha voluto concentrarsi su alcuni punti che erano già aperti con il precedente consiglio di amministrazione e che riguardavano il percorso di costruzione del Cda. I temi erano tre: l’adeguatezza della composizione quantitativa del consiglio di amministrazione, la definizione del numero totale dei mandati delle persone consigliere, il concetto di minoranza. Chiarisco che questo percorso non abbraccia solo Banca Etica: alcune riflessioni sulle regole le faranno anche Cresud ed Etica Sgr. I primi a partire siamo noi della capogruppo.

In merito al numero dei membri del Cda che cosa avete deciso?
AF Sul tema dell’adeguatezza della composizione quantitativa del consiglio di amministrazione si è trovata una armonia piena tra le persone socie e anche il consiglio rispetto a mantenere il numero attuale di consiglieri, cioè 13, e quindi è un tema che non abbiamo più portato all’attenzione perché lasciamo le cose così come sono.

Rispetto invece alla rappresentanza della minoranza?
AF Sul tema della pluralità, come la chiamiamo noi, non si è trovata una adeguata sintesi. Esistono letture diverse che necessitano di un focus che dovremo sicuramente recuperare e riaprire subito dopo l’assemblea.

Terzo punto: il numero dei mandati. La proposta sulla quale saranno chiamati a esprimersi i soci della banca determina che il limite al numero di quattro mandati che una persona può fare come consigliere/a sia da considerarsi assoluto”. Nel caso in cui si diventi presidente al quarto mandato, però, se ne potrebbe fare un quinto ulteriore, e la circostanza si applicherebbe alloggi. Corretto?
AF Il primo passo è stato quello di definire puntualmente il numero totale dei mandati in capo alle persone consigliere. La formulazione ad oggi in vigore dello statuto invece si limita a indicare il limite di quattro mandati consecutivi, prevedendo la possibilità di riprendere dopo l’interruzione. Ci sembrava che questo non fosse un elemento che aiutava un ricambio ma poteva anzi generare dei meccanismi non sempre funzionali e utili all’evoluzione della governance del consiglio di amministrazione, e abbiamo definito quindi un numero totale dei mandati. Abbiamo anche scelto di definire un numero dei mandati della persona presidente in un numero minore, ossia una persona presidente può essere presidente al massimo per tre mandati. Abbiamo così bloccato, auto-limitandoci come consiglio, dalle prossime elezioni, la possibilità di ripresentarsi e anche di avere un ricambio come quello dato dalle norme attuali. Nel definire questi paletti, tenendo fede a quella che è la sana e prudente gestione, abbiamo provato a imprimere sia stabilità sia cambiamento. L’obiettivo è di accompagnare e sostenere un adeguato ricambio in un’ottica però di assicurare sempre la stabilità della nostra banca. Tenendo conto anche della complessità crescente della normativa che ci impone dei requisiti sempre più stringenti nella selezione delle persone consigliere e ancor di più della persona presidente. Cogliendo tutti questi aspetti abbiamo avviato un processo partecipativo: ciò che ne è emerso, con dei distinguo da parte di alcuni ma con il Cda convinto in tal senso, è la scelta di presentare queste modifiche all’assemblea.

2. Il voto in assemblea e la scelta di Palermo

Le modifiche dello statuto che il Cda sottopone all’assemblea verranno votate in blocco oppure prevedete singole votazioni sulle diverse proposte di modifica?
AF Sul tecnico lascio rispondere a Marco.

MC Abbiamo sempre ritenuto che le proposte di modifica fossero da considerare nel loro complesso. E c’è anche un problema di voto online. Se io in assemblea faccio votare su singole proposte, quelli che hanno votato prima non possono partecipare perché si sono espressi su un documento intero. Quindi tendenzialmente quello che abbiamo sempre fatto è che le delibere che vengono portate all’approvazione vengono portate nel loro complesso.

AF Aggiungo a quanto diceva Marco che noi non possiamo accogliere su un testo così articolato mozioni, considerato peraltro che c’è stato un processo partecipativo, perché altrimenti con il voto online chi vota il 9 settembre, se poi la mozione viene accolta il 18 settembre, invalidiamo i voti precedenti. È in blocco perché è un articolato che ha una sua armonia, la proposta rappresenta una visione di banca, non un mettere delle pezze. Oltre al fatto che è sottoposta così, nella sua articolazione e nella sua completezza, all’autorizzazione della vigilanza di Banca d’Italia. Si fa un processo lineare, trasparente e chiaro.

Niente mozioni, dunque.
AF Nei diversi mesi del percorso partecipativo che ho descritto, con una miriade di incontri, sono state già raccolte tante suggestioni e sollecitazioni che hanno impattato sulla scrittura dello statuto, che è stato poi definito nella versione ultima tenendo conto di tutti questi tasselli. È come se avessimo già accolto delle mozioni. In fase di voto si vota la sintesi di un percorso che, tenendo conto di tanti elementi, non può che essere in blocco. Non vuol dire che per tutta la vita sarà così.

MC Voglio però sottolineare un concetto importante, sottolineato da tutti gli studiosi e dalla vigilanza: l’importanza del dialogo pre-assembleare. Banca Etica ne fa un punto d’orgoglio. L’assemblea è la fine di un dialogo che avviene molto prima della stessa. Come ha detto Anna, è un processo partecipativo, che nessuna altra banca fa, e che fa sì che i soci abbiano tutte le possibilità di esprimersi durante le decisioni.

Non temete che la proposta di voto in blocco, tanto più in assemblea, il luogo ideale del confronto tra i soci di una cooperativa dove vale il principio “una testa, un voto”, al di là del percorso pre-assembleare, possa in qualche modo tagliar fuori qualcuno che è convinto di un punto ma non di un altro?
AF No, francamente no. Verificata la validità del processo, e non solo l’enfasi che ci abbiamo messo ma le energie che sin dall’inizio abbiamo voluto dedicare a questo percorso, la possibilità di raggiungere tutto e tutti e sviluppare tutte le discussioni online ha agevolato anche chi di solito magari per motivi anche logistici non poteva partecipare. Gli strumenti, tutti migliorabili come sempre, li abbiamo veramente messi in campo tutti. Il consiglio di amministrazione in toto ha partecipato e c’è stato il modo anche di un dialogo efficace e diretto con le persone socie, le domande, i quesiti, le riflessioni. Ci siamo fatti interrogare da queste riflessioni, ci siamo assunti come è giusto che sia la responsabilità della sintesi e crediamo che quella proposta dia una visione di banca. Fare dei piccoli ritocchi non sarebbe efficace, stante il fatto che lo statuto non è per sempre.

Com’è nata l’idea di fare l’assemblea a Palermo? Considerati anche i recenti sviluppi in tema di contagi, non vi preoccupano eventuali ripercussioni sulla partecipazione dei soci?
AF Dici che portiamo sfortuna? Scherzi a parte: l’idea è nata a fine 2019, in tempi non sospetti. Tanti possono essere i luoghi che ospitano i momenti politici importanti della vita della banca. Scegliamo quelli che hanno una valenza identitaria forte. Palermo, per tutto un percorso che poi si è anche reincarnato nel piano strategico, rappresenta per noi uno dei luoghi centrali in tema di legalità. Volevamo farla a maggio in occasione dell’anniversario della strage di Capaci. Non è stato possibile.

Ad ogni modo pensiamo che la presenza fisica sarà comunque residuale mentre l’online darà spazio alla maggioranza delle persone che si collegheranno. Il consiglio di amministrazione sarà presente in ogni caso nel suo complesso.

3. Che cosa ha detto Banca d’Italia

Veniamo ora al pronunciamento di Banca d’Italia sulle proposte di modifica dello statuto volute dal consiglio di amministrazione. Che cosa vi ha comunicato la vigilanza, qual è l’esito e quali iniziative avete assunto come Cda dopo la comunicazione? Ne darete conto ai soci?
MC Il tema Banca d’Italia è un tema “delicato”. La corrispondenza tra l’istituto di credito e l’autorità di vigilanza è riservata, è segreta. Se io esprimessi e dichiarassi quello che dice Banca d’Italia potrei andare in galera. Siccome immagino che nessuno voglia che noi andiamo galera, quello che posso dire come membro del Cda è che il pronunciamento è stato positivo. Banca d’Italia ha dato il via libera alla nostra proposta, chiarendo ovviamente che la possibilità di allungare il mandato del presidente deve essere considerata come una ipotesi eccezionale. Che è poi esattamente quello che intendiamo noi.

Una volta che il provvedimento è positivo, come è stato nel nostro caso, non c’è un dialogo successivo. Abbiamo inviato la nostra proposta, ci è stata accettata, con il caveat che avevamo proposto anche noi, ovvero dell’eccezionalità di questo meccanismo, punto. Non avrebbe senso replicare a un provvedimento positivo. Questo è quello che è stato.

AF Aggiungo che nei documenti assembleari viene data evidenza del fatto che Banca d’Italia ci abbia consegnato questa raccomandazione rispetto alla eccezionalità della proroga dei mandati della persona presidente e che il Consiglio di amministrazione abbia scelto di prenderla in carico. Nel fascicolo assembleare messo all’attenzione dei soci abbiamo fatto un passaggio esplicitando questo tassello. Il 7 settembre faremo un webinar di presentazione, richiamando i temi assembleari e faremo il medesimo atto.

Per Banca d’Italia lopportunità della proroga del presidente al quinto mandato è però una “circostanza eccezionale”. Non è in contraddizione con la vostra visione invece di uno strumento atto a dare stabilità alla governance, quindi di per sé ordinario?
MC Forse non è chiaro. La novità di questo statuto è di porre un limite ai mandati. Nessuna altra banca ce l’ha. Grandissimi professori ci hanno fatto i complimenti per questo. Per dare spazio a più persone possibile abbiamo messo un limite dei mandati. Da socio io sono molto contento di questo. Dall’altra parte è eccezionale e così è scritto nello statuto e così ci ha ricordato Banca d’Italia. Per noi è normale: se un presidente viene nominato al quarto mandato c’è la possibilità eccezionalmente che lo faccia per due mandati. Perché la ratio di questa eccezione sta nella stabilità: in tre anni (la durata di un mandato, ndr) non si riesce infatti a portare a termine quello che si vuole. Ecco perché il consigliere nominato presidente nell’ultimo mandato ha la possibilità, se l’assemblea lo rinomina, di fare un secondo mandato, ed è chiaro che sia un’eccezione rispetto alla regola.

AF Insisto: abbiamo deciso di mettere dei paletti. Paletti al numero dei mandati dei consiglieri, paletti al numero dei mandati della persona presidente in modo inferiore a quello dei consiglieri. In quest’ottica ci siamo chiesti: esiste anche un paletto in cui bisognerebbe dare la possibilità a una persona presidente di riuscire a impostare un percorso che sia almeno quello di un piano strategico? Sì. Allora c’era una fattispecie in cui, non ci nascondiamo, appartiene anche alla sottoscritta, ma non è detto che questa sia la scelta che farò, si farà o faranno, ma la possibilità di avere due mandati perché effettivamente in un mandato da presidente di tre anni si impostano dei lavori e non si riesce nemmeno a vedere un piano strategico. È un’opportunità aggiuntiva che, sollecitata anche dalle persone socie, abbiamo voluto inserire.

4. I mandati della persona presidente

Presidente quando dici “sollecitata anche dalle persone socie” a che occasione fai riferimento? E rispetto alla tua esperienza da presidente: un socio ci ha ricordato la circostanza che nel 2019, durante un dibattito con Alberto Lanzavecchia, all’epoca anche lui candidato presidente, poco prima di essere eletta, sostenevi che il fatto di avere un solo mandato a disposizione non sarebbe stato un problema e che il consiglio avrebbe lavorato per trovare al suo interno un successore. Che cosa è cambiato rispetto ad allora?
AF Il socio ricorda bene: io non ho visto in un limite la mia candidatura triennale, mi sono candidata e ho avviato questo percorso nella consapevolezza di avere tre anni come persona presidente e che poi avrei concluso il mio percorso nel Cda della banca. Ritengo che questa sia una delle opzioni ancora in campo. L’assemblea deciderà. La condizione della modifica statutaria non deve essere applicata solo a me. So che è facile ma le modifiche nascono nelle opportunità, non devono essere schiacciate sulle persone esistenti. Questa è un’opportunità: non è stato deciso né da questo consiglio di amministrazione, né dai portatori di valore, né dalla sottoscritta quali sono gli scenari futuri. Ce ne sono di possibili e di diversi L’importante ovviamente è che la banca si doti di tutte le opportunità per poter fare la scelta migliore. La scelta migliore la costruiranno i portatore di valore così come previsto dai nostri processi partecipativi. Quindi non disconosco nulla di ciò che ho detto. Sicuramente riconosco la complessità del momento attuale e questa la possiamo riconoscere tutti. Abbiamo preferito dare alla banca tutte le opportunità perché poi possa affrontare la scelta migliore avendo le opzioni possibili sempre in un trasparente e chiaro percorso.

5. I rilievi di Banca d’Italia e la comunicazione ai soci

Ai soci verrà data una comunicazione di sintesi del pronunciamento della Banca d’Italia?
MC Il pronunciamento della Banca d’Italia sono 12 righe. Non si può riportare, come hanno fatto altri giornali, perché è un reato penale. Quindi quello che si può fare e quello che i soci giustamente possono e devono sapere che quello su cui si esprimono è stato validato dall’autorità di Vigilanza. È un loro diritto.

Rispetto alle proposte di modifica dello statuto sottoposte all’attenzione della Banca d’Italia, dopo il suo pronunciamento ne sono state stralciate alcune?
MC Su quello che abbiamo portato no. Non portiamo forse una modifica sul direttore generale che secondo me cambiava molto poco. Era una cosa richiesta di cui avevamo discusso anche con il direttore generale. A quel punto lasciamo lo statuto così com’è e ci semplifichiamo la vita.

AF Non era stata oggetto del processo partecipativo.

MC No, è una cosa che è avvenuta con il consiglio del direttore generale, volevamo fare un passo avanti.

AF L’ottica della modifica statutaria era sempre la stessa: rendere adeguato lo statuto a un percorso in essere. L’articolazione proposta non ha riscontrato il favore di Banca d’Italia, che però non ha chiuso la porta e su questo valuteremo dei prosegui futuri. La proposta semplicemente recuperava una modalità organizzativa che si sta evolvendo in Banca Etica.

Dunque la proposta che prevedeva la rimozione della previsione statutaria che attribuisce al Direttore generale la competenza in materia di gestione del personale verrà stralciata?
AF Lo statuto resta così com’è.

MC Vorrei chiarire però un punto importante: non c’è una promozione o una bocciatura di una proposta fatta. Ok? Non deve passare l’idea che il Cda è stato promosso o bocciato. Così come non è stato promosso sulla prima modifica, non è stato bocciato sulla seconda. È un dialogo con l’autorità. I provvedimenti con la Banca d’Italia si impugnano, volendo. Non è che Banca d’Italia è la legge. È un’autorità di vigilanza sottoposta poi all’autorità giudiziaria.

Non ho mai parlato di “bocciatura”. Detto questo però ai sensi della Legge 241/90 o del Testo unico bancario, Banca d’Italia può opporre un “motivo ostativo”. Che vuol dire una cosa.
AF Il motivo ostativo è ad una articolazione, non al concetto in sé. Come diceva Marco, si potrebbe ricorrere ma noi abbiamo scelto, nel dialogo positivo con la vigilanza, di costruire tasselli futuri che siano adeguati e rispondano alle esigenze della banca e siano comprensibili al meglio anche dalla vigilanza.

6. Consiglio di amministrazione e “profilo qualitativo” dei suoi membri

Presidente tu prima facevi un passaggio sul fatto che sia importante lavorare a livello di governance della banca sulla qualità della composizione del consiglio di amministrazione anche per evitare che l’eccezionalità del quinto mandato del presidente diventi la regola. Su questa esigenza di rafforzamento Banca d’Italia ha detto qualcosa? Il Consiglio come immagina di mettere in campo delle iniziative che abbiano delle ricadute sul profilo qualitativo della composizione del Cda, senza la necessità appunto di dover ricorrere alla proroga al quinto mandato della persona presidente?
MC Dico una cosa. La norma sui requisiti è una cosa recentissima e che è stata anche criticata perché mette in difficoltà banche come noi che provengono e si rivolgono al Terzo settore, mentre tutto questo nella normativa non c’è. Nelle società normali non è compito del Cda scegliere il Cda, è compito dei soci. In questo magico mondo delle banche, il Cda è chiamato a proporre e a fare un’analisi quali-quantitativa del proprio ciclo. Però per noi è una cosa che va fatta con i soci. Dobbiamo lavorare con i soci per spiegare i nuovi requisiti di professionalità, indipendenza correttezza e fare in modo che le candidature siano in linea con la normativa e con l’idea che immaginiamo. Ma non è che il Cda decide quali sono i prossimi consiglieri. Non funziona così, altrimenti sovvertiremmo la proprietà della banca. I soci decidono gli amministratori. Noi possiamo indicare la via migliore, lavorando con i soci per aiutarli a trovare queste persone adeguate.

AF Torno alla tua domanda. Che cosa dice Banca d’Italia su questo? Beh è il recepimento del DM 169, riporta quali sono i requisiti modificati e rafforzati nella costruzione delle persone che devono far parte del consiglio e nei requisiti di esperienza della persona presidente. Quindi Banca D’Italia richiama la normativa. Noi siamo obbligati alla costruzione di un profilo quali-quantitativo, che verrà peraltro pubblicato entro la fine di settembre, che deve tener conto da un lato di tutte le modifiche normative, direi meglio, dell’inasprimento normativo, dall’altro di tutti gli elementi aggiuntivi che ci siamo posti noi. Dobbiamo dare le caratteristiche che devono avere le persone che dovranno candidarsi, costruire le liste e costruire i propri profili poi per poter fare il percorso. Informare correttamente le persone socie è un nostro dovere e stiamo lavorando su questo con il nostro comitato nomine.

Anche su questo punto quindi avete replicato nel riscontro che come consiglio avete dato alla Banca d’Italia?
AF È dovere ordinario del nostro Consiglio.

7. Il senso della partecipazione e il principio “una testa, un voto”

Per concludere. In vista dell’assemblea del 18 settembre che valutazione date del dibattito interno che c’è stato sulle proposte di modifica dello statuto? Anche considerato che, come mi avete detto, possibilità di presentare e discutere mozioni o procedere con votazioni distinte in assemblea non ce ne saranno.
AF I processi partecipativi in Banca Etica sono costantemente aperti. Il tavolo dei portatori di valore ad esempio già fa sintesi delle diverse dinamiche dei nostri “corpi intermedi”. È sempre attivo e quindi riesce a cogliere delle istanze senza necessariamente che venga sempre lanciata la tematica. La responsabilità del Consiglio è intuire eventuali sollecitazioni, portare una propria visione e dialogare all’interno dei processi partecipativi. Questo avviene costantemente. Credo che quest’anno nei processi che hanno riguardato sia le dinamiche associative, sia le modifiche statutarie, sia il piano strategico abbiamo dimostrato che chi vuole costruire il bene della banca, pur avendo approcci diversi, opinioni diverse, se ci diamo degli strumenti trasparenti e chiari nella dialettica riusciamo a crescere e portare un pensiero evoluto rispetto a quello di partenza.

Quindi?
AF L’assemblea per noi non è come può avvenire per tante altre banche il momento partecipativo. È il ruolo politico del momento decisionale perché fa sintesi dei processi partecipativi. E sarebbe anche tradire dei processi partecipativi pensare che chi si sveglia gli ultimi tre giorni alza la mano e cambia lo statuto. Al di là del fatto che c’è un processo autorizzativo, dobbiamo avere sempre di più la capacità di includere nei processi partecipativi anche chi non ha voglia o pazienza di stare all’interno di questi meccanismi e di rendere l’assemblea sicuramente più inclusiva possibile. Ma non confondiamo il processo partecipativo con il processo decisionale e la soluzione anche del Cda di riuscire a rendere armonico tutto questo. Che vuol dire presentare tutto il blocco? Non necessariamente. In questo caso, nella modifica che noi portiamo all’attenzione dell’assemblea, lo statuto è stato costruito con una visione unica mentre il patto associativo che presenta una caratteristica particolare ha un voto separato dove anche il consiglio di amministrazione ha creduto valido interrogarci nuovamente perché il punto di sintesi non era stato raggiunto.

Quindi l’apertura alla pluralità c’è sempre ma va coordinata altrimenti è corretto che “una testa un voto” abbia pieno spazio sicuramente nel momento decisionale ma noi vogliamo includerlo nel momento partecipativo. Perché altrimenti non si gioca in un intervento di tre minuti il posizionamento o la comprensione di ciò che è stato. Abbiamo anche un po’ la presunzione di provare invece a costruire processi sempre più dinamici, sempre più chiari e trasparenti che includano però nel proprio iter. Interventi e quesiti avranno spazio, ma il processo partecipativo è un altro. Se si fa confusione e non si identifica che un processo partecipativo è diverso da uno decisionale, si rischia di tradire invece tutto l’iter, anche faticoso, ma che abbiamo fatto e a cui teniamo fortemente.

Le due cose non possono coesistere? La partecipazione non può avere il proprio punto più alto nella discussione assembleare? Il rischio che paventavi del fatto che in tre minuti si possa sovvertire un percorso più lungo da che cosa è determinato? Avete la sensazione che il dibattito assembleare possa portare fuori strada rispetto alla direzione che avete immaginato?
MC Il processo di Banca Etica è da vent’anni innovativo e molto più democratico rispetto a tutte le altre banche. Chi vuole partecipare ha spazi molto più ampi, può partecipare, può convincere gli altri. Noi come consiglieri abbiamo partecipato a una miriade di riunioni per spiegare queste modifiche. Tutto questo nelle altre banche non si fa. Quindi il dialogo c’è, ha una modalità, dopodiché l’assemblea è un momento formale. Cioè formale nel senso che è fondamentale: formalizzi un dialogo che c’è stato già. Altrimenti dovresti fare un’assemblea di 24 giorni, 24 ore su 24.

AF È importante comprendere come la responsabilità di un’adeguata informativa, di una trasparente e responsabile gestione della dialettica sta nella responsabilità del consiglio. Riteniamo che in questo momento lo spazio migliore sia quello del processo partecipativo per poi portare in evidenza ciò che è emerso. È giusto che i percorsi collegiali si confrontino anche con pensieri individuali, però nel momento in cui alcuni pensieri mettono in crisi tra virgolette una struttura, questa struttura avrà un esito nel voto diverso. Non ci guida la paura: ci guida anche la coscienza e la responsabilità di processi partecipativi validi. Se portiamo all’attenzione dell’assemblea una sintesi di questo tipo, già frutto ripeto di una dialettica importante, è perché riteniamo che questo sia un punto utile all’evoluzione della banca. Non alla ricerca di ciò che ci divide ma di ciò che ci unisce in un’ottica di crescita.

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