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In Colombia i gruppi armati stanno usando la pandemia per rafforzarsi

© HRW

Le organizzazioni para-militari hanno imposto alle comunità rurali “draconiane” misure di prevenzione del Coronavirus. Con uno Stato assente che non garantisce il diritto alla salute, cercano così di legittimarsi di fronte alla popolazione. Chi non rispetta le “regole” anti-contagio subisce violenze e intimidazioni. La denuncia di Human Rights Watch

In Colombia i gruppi armati stanno utilizzando l’emergenza sanitaria da Covid-19, che nel Paese ha causato più di 15mila vittime e mezzo milione di contagi, per rafforzare la loro presenza sui territori. Nelle aree rurali i gruppi armati paramilitari hanno imposto le proprie misure di prevenzione della diffusione del virus per acquisire legittimità di fronte alla popolazione, colmando le lacune del sistema sanitario nazionale. La denuncia viene dall’organizzazione internazionale in difesa dei diritti umani Human Rights Watch: in un rapporto pubblicato alla fine di luglio -realizzato attraverso interviste ad attivisti, operatori umanitari e rappresentanti delle comunità rurali- HRW ha analizzato le conseguenze delle misure anti-contagio sulle popolazioni indigene, costrette a rispettare le imposizioni dei gruppi armati dietro intimidazioni e minacce. In 11 dei 32 Stati colombiani, oltre a quanto già stabilito dal governo del presidente Ivan Duque, i gruppi armati hanno imposto il coprifuoco notturno, creato posti di blocco, chiuso gli esercizi commerciali e limitato ulteriormente le possibilità di movimento, anche per motivi di lavoro e salute. “Un abuso”, secondo quanto affermato da José Miguel Vivanco, direttore per le Americhe di HRW, reso possibile dall’assenza dello Stato che “non ha rafforzato la sua presenza in molte aree marginali del Paese né ha protetto la popolazione”.

L’indagine dell’organizzazione ha riguardato gli Stati di Arauca, Bolívar, Caquetá, Cauca, Chocó, Córdoba, Guaviare, Huila, Nariño, Norte de Santander e Putumayo, dove la presenza dei gruppi armati è storicamente radicata. Si tratta, in particolare, degli appartenenti all’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN), all’Esercito Popolare di Liberazione (EPL) e al gruppo paramilitare Autodifese gaitaniste della Colombia (AGC), fondato dopo il presunto scioglimento dei gruppi para-militari di estrema destra a metà degli anni Duemila. Si contano anche i gruppi delle “nuove Farc”, nati nel 2016 dopo il problematico accordo di pace con il governo dell’allora presidente Juan Miguel Santos. E si aggiungono organizzazioni come la banda narco-paramilitare dei “Los Contadores” -radicati a Nariño sul Pacifico, territorio strategico per il mercato  e il traffico della cocaina- e “La Mafia”.

Dall’inizio della pandemia nel mese di aprile, in ognuna di queste aree la popolazione è stata sottoposta a “draconiane strategie di sorveglianza”, ha affermato Vivanco, indicate in opuscoli distribuiti alla popolazione oppure con messaggi inviati via WhatsApp. Le misure hanno compreso blocchi stradali, il coprifuoco notturno, la limitazione degli spostamenti e il divieto di accesso per persone appartenenti ad altre comunità, arrivando fino agli omicidi di chi non ha rispettato il coprifuoco. Uno degli ultimi casi registrati risale allo scorso 8 giugno, quando è stato assassinato Edison León Pérez, leader di una comunità di Putumayo. Secondo le indagini, l’omicidio sarebbe riconducibile ai membri del gruppo armato de “La Mafia”: lo avrebbero ucciso perché aveva denunciato alle autorità che i residenti erano costretti a organizzare checkpoint per controllare che le persone in circolazione non avessero sintomi da Covid-19. In tre diversi casi, HRW ha riportato la distruzione di macchine e mezzi di trasporto di chi aveva violato il coprifuoco e di funzionari statali.

Le misure imposte dai gruppi armati hanno ulteriormente minato l’accesso a cibo e acqua per le comunità locali. “Il governo deve proteggerle, assicurando che ricevano un adeguato sostentamento oltre alle misure necessarie per prevenire il contagio da Coronavirus”, ha dichiarato Vivanco. Allarma la situazione della tribù indigena Wayuu, nel dipartimento Nord-occidentale di La Guajira, che non ha cibo e acqua a sufficienza per l’igiene di base né accesso all’assistenza sanitaria. “I bambini sono a rischio malnutrizione”, ha affermato Vivanco. “La situazione attuale sta sollevando gravi preoccupazioni”.

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