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Ambiente / Attualità

Lo sviluppo sostenibile passa dalle città. L’appello delle Agende 21

Il “Coordinamento Agende 21” conta oggi 420 realtà tra Regioni, Province e Comuni. Ha tracciato un panorama dei progetti già attivi sui territori verso gli obiettivi di sviluppo al 2030. Ma la strada per realizzarli è ancora lunga

Un documento indirizzato al ministero dell’Ambiente, per sottolineare il ruolo centrale degli enti locali nel rendere concrete le azioni per un futuro più sostenibile delle nostre città. È il risultato della due giorni del Coordinamento Agende 21 locali italiane -chiusa il 6 ottobre a Mantova-, che ha tracciato un panorama dei progetti già attivi sui territori verso gli obiettivi dell’“Agenda 2030” fissati dall’Onu nel 2015 e recentemente recepiti dal Governo italiano nella Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile (SNSvS). Presentata al Consiglio dei Ministri il 2 ottobre 2017, la SNSvS è in attesa di approvazione da parte del Cipe (il Comitato interministeriale per la programmazione economica): nel frattempo, il ministero dell’Ambiente ha annunciato che sarà avviata una consultazione aperta a enti locali e società civile.

Proprio da quanto emerso nelle giornate di Mantova prenderà forma il nucleo del documento che il Coordinamento Agende 21 invierà al ministero come suo contribuito al dibattito nazionale. Il primo obiettivo sarà chiedere che la SNSvS valorizzi il ruolo operativo delle città, supportandole nelle politiche verso l’Agenda 2030. “È nelle città che ogni giorno siamo impegnati a disegnare politiche pubbliche che contemplino gli obiettivi di Agenda 2030 e a sviluppare con fatica azioni e progettualità che muovano in questa direzione”, commenta Adriana Nepote, la presidente del Coordinamento Agende 21 (che conta oggi quasi 420 realtà tra Regioni, Province e Comuni).

“Sicuramente oggi c’è una nuova consapevolezza tra i Comuni, che hanno capito di dover approfondire ancora i temi dello sviluppo sostenibile, confrontandosi non solo con gli obiettivi di Agenda 2030, ma anche con il nuovo piano del governo nazionale -spiega Nepote-. Per fare questo dobbiamo arrivare a definire delle strategie condivise, perché la scala locale rappresenta la chiave di volta per implementare le azioni prefissate a livello nazionale ed europeo. Infatti, accanto alle numerose esperienze virtuose che abbiamo sentito in questi giorni, sono emerse anche le difficoltà e le vulnerabilità delle città. L’Italia resta ancora indietro rispetto agli obiettivi prefissati: ci siamo resi conto con troppo ritardo di aver causato dei danni che ora, in poco tempo, dobbiamo limitare con azioni concrete”.

In questo senso, significativa è l’analisi fatta dall’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis) che nel rapporto 2017 intitolato “L’Italia e gli obiettivi di sviluppo sostenibile” scrive: “Con gli attuali andamenti, l’Italia non sarà in grado di centrare né i target da raggiungere entro il 2020, né quelli fissati al 2030, a meno di un cambiamento radicale del proprio modello di sviluppo”.

Rispetto agli obiettivi dell’Agenda 2030, nel corso degli ultimi anni in Italia si registra un miglioramento per gli obiettivi 2 (sconfiggere la fame), 3 (salute e benessere), 4 (Istruzione di qualità), 5 (parità di genere), 9 (innovazione e infrastrutture), 12 (consumo e produzione responsabili), 13 (lotta contro il cambiamento climatico), 14 (flora e fauna acquatica), 16 (pace, giustizia e istituzioni solide), mentre “la situazione peggiora sensibilmente” per gli obiettivi 1 (sconfiggere la povertà), 6 (acqua pulita e servizi igienico-sanitari), 10 (ridurre le disuguaglianze), 15 (flora e fauna terrestre) ed è statica per gli altri obiettivi. “La distanza dell’Italia rispetto agli obiettivi da raggiungere entro il 2030 resta molto ampia e molti italiani non conoscono l’Agenda 2030: la percentuale di chi è informato ‘poco’ e ‘per niente’ si attesta al 77%”, si legge nel report.

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