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Diritti

CINQUE ARRESTI ANNUNCIATI…

CINQUE ARRESTI ANNUNCIATI Alla fine l’ha spuntata il tenace pm Salvatore Vitello: il tribunale del riesame ha accolto il suo ricorso e mandato agli arresti domiciliari cinque dei partecipanti alle azioni di "disobbedienza" avvenute a Roma il 6 novembre scorso….

CINQUE ARRESTI ANNUNCIATI

Alla fine l’ha spuntata il tenace pm Salvatore Vitello: il tribunale del riesame ha accolto il suo ricorso e mandato agli arresti domiciliari cinque dei partecipanti alle azioni di "disobbedienza" avvenute a Roma il 6 novembre scorso. Per altri tredici attivisti è stato disposto l’obbligo giornaliero di firma. Il gip, a suo tempo, aveva respinto la richiesta di arresti, ritenuta evidentemente sproporzionata rispetto ai fatti e non necessaria.

Il 6 novembre, come molti ricorderanno, i Disobbedienti romani organizzarono due azioni dette di autoriduzione, in un supermercato e in una libreria Feltrinelli. Le due azioni, in verità, furono condotte in modo piuttosto maldestro, contraddicendo tutte le buone regole della disobbedienza civile. Si arrivò al punto di vedere gente uscire dal supermercato con macchine fotografiche e computer senza passare alla cassa… Detto questa, resta che il pm Vitello ha ipotizzato per tutte le persone identificate il reato di rapina aggravata, per il quale si rischiano più di dieci anni. E chiese gli arresti, prima negati dal gip  e ora concessi dal riesame.

Come si vede siamo alle solite: nel clima d’autoritarismo diffuso che respiriamo, lo zelante pm si sente incoraggiato a usare il pugno di ferro (e il codice penale come un’arma contundente), sapendo in anticipo che troverà tacito e a volte esplicito consenso nel mondo politico e in vasti strati della società, mentre pochissimi, con un filo di voce, faranno notare quanto siano pericolosi provvedimenti del genere, perché le azioni di novembre dei Disobbedienti possono non piacere (a me, ad esempio, non sono piaciute, perché condotte con faciloneria e in modo da screditare una pratica preziosa come la disobbedienza civile), ma furono comunque condotte a viso aperto (e a volto scoperto), oltre che annunciate. Erano quindi azioni di tipo politico, alle quali si risponde con il codice penale (e fin qui va bene, siamo nella logica della disobbedienza civile, che accetta le consgeuenze delle trasgressioni), ma con modalità, arrivando all’arresto, che devono allarmare chiunque abbia a cuore la possibilità di esprimere liberamente il proprio pensiero e l’esercizio del diritto al dissenso.

Sappiamo già cosa ci aspetta. La destra applaudirà, accuserà il sindaco Veltroni di avere in maggioranza un personaggio agli arresti domiciliari (Nunzio D’Erme è fra i cinque puniti dal riesame), qualcuno die Verdi e di Riifondazione protesterà e tutto finirà lì. Diciamo la verità: in Italia c’è un’autentica emergenza diritti civili, ma il ceto politico non se ne cura.   

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