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Il cicloturismo non nasce per caso

È il frutto di una volontà e di una visione che vuol rianimare il territorio a partire dalle aree interne. Dove ci aspettano patrioti come Simone, Melissa e Guido

Tratto da Altreconomia 195 — Luglio/Agosto 2017
© European cyclist federation

Simone cura il Centro Culturale Zavattini a Luzzara, un luogo dove viene voglia di tenere in mano un libro anche a chi non legge mai. Germana sforna tirot a Felonica, e ha ottenuto il riconoscimento di presidio Slow Food. Nicola e Melissa hanno recuperato un ex-casello idraulico a Governolo che ora è un ostello. Milena gestisce l’Ostello del Po a Guastalla e ti parla per ore dello gnocco fritto. Sandro fa il cicerone della bellezza del delta del Po. Daniele, vicesindaco a Rosolina, si mette a servire cozze per tutti. Paola ha aperto le porte della sua casa del ‘400 nella campagna cremonese, a Stagno. Henrique, brasiliano, fa la guida turistica a San Benedetto Po e Paul, congolese di origine, spiega che cosa è il Broletto a Pavia. Elisa tiene aperto l’unico bar di Isola Pescaroli. Giuliano lustra la sua Stradivari ormeggiata a Boretto, pronto a navigare. Gabriele racconta il Po con tale ricchezza di dettagli da affascinare tutti i passeggeri della M/n Negrini. Guido, vescovo di Alessandria, va giù per il Po con il barcè e sprona i fedeli ad andare al fiume anziché buttare le domeniche nei centri commerciali. Daria racconta fiera la Casale meravigliosa che amministra. Loro sono un campione vivo dei patrioti del Po. Quelli che non mollano perché ci credono.

2.800.000 euro. È il primo finanziamento concreto per VENTO, la ciclabile turistica che attraverserà l’Italia da Venezia a Torino lungo il Po alimentando occupazione ed economie locali e diffuse (www.progetto.vento.polimi.it)

Quelli che non cedono ai richiami dell’urbanizzazione forzata e salvano i nostri paesi dall’abbandono e dalla bruttezza. Hanno sulla pelle il paesaggio in cui vivono e raccontano i territori con la meraviglia e l’incanto negli occhi (Pablo Neruda). Per accorgersi di tutto questo mondo bisogna inoltrarsi pazientemente nei luoghi e nelle persone, come diceva Zavattini. Persone e storie disperse, alla ricerca di una linea sottile che le tenga insieme. Quella linea potrebbe essere la ciclabile turistica VENTO: 679 chilometri. E allora lo scorso 2 giugno, per VENTObiciTour, 189 Peter Pan hanno pedalato sulla ciclabile che non c’è (ma ci sarà) per capire cosa vuol dire progettare una lunga ciclabile, quali effetti occupazionali ed economici può produrre, quali bellezze può ricucire e quali territori può strappare dall’oblio. Carla, Dora, Nives, Adalberto, Stefano, Matilde, Vittorio, Marco e tanti altri ci hanno messo gambe e occhi per assaggiare cosa si vedrà un giorno dalla cima degli argini dove si passerà. Quel giorno è più vicino perché la ciclabile ideata dal Politecnico di Milano è stata appena finanziata. Presto il melone, lo gnocco fritto, la panissa, il salame gentile o i cappellacci saranno il buon ristoro per centinaia di migliaia di cicloturisti di tutto il mondo. Questa speranza turistica così diffusa e intensa sarà anche l’occasione per un grande e inedito progetto di rigenerazione territoriale: centinaia di casolari agricoli, edifici d’abitazione, strutture abbandonate, spazi pubblici potranno essere recuperati per funzioni utili al cicloturista. Nuovi posti di lavoro nasceranno (per un chilometro di ciclabile turistica, si stimano cinque occupati) assieme a nuove economie locali. Tutto questo è possibile, ma non scontato. Occorre continuare a lavorare al di là dei localismi con una visione larga, che superi i confini ristretti del comune. Bisogna concentrarsi sull’obiettivo senza disperdersi e comprendere che VENTO non è solo un progetto infrastrutturale e/o di mobilità ciclistica, ma un vero e proprio progetto di territorio in cui la bicicletta è il tramite di una possibile e piacevole idea di società. Il cicloturismo non capita per caso né mettendo la bici in un luogo turistico, ma è il frutto di una volontà e di una visione che vuol rianimare il territorio a partire dalle aree interne dove ci aspettano quei patrioti.

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Paolo Pileri è professore ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro
è “Il suolo sopra tutto” (Altreconomia, 2017)

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