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Opinioni

Chiquita Etica? I dubbi di Bananalink

Il logo di Banana LinkChiquita riceve l’Ethic Award, premio assegnato dalla rivista Gdoweek -testata destinata agli operatori della grande distribuzione italiani-.
Un premio assegnato tutti gli anni alle aziende che si sono distinte per attività volte ad accrescere la responsabilità etica, sociale e ambientale d’impresa.
“Firmare un accordo è un primo passo. Ma la cosa importante poi è metterlo in pratica”. Non lascia spazio ai dubbi il commento di Alistair Smith, coordinatore internazionale di Bananalink, organizzazione britannica da anni impegnata nella difesa dei diritti dei lavoratori bananieri, e parte del coordinamento europeo Euroban.

“Certo – dice Smith – Chiquita è un pezzo avanti alle altre multinazionali del settore”, ma i risultati raggiunti finora (soprattutto la certificazione SA 8000 ricevuta da alcune piantagioni in America Latina) non bastano: “C’è ancora un lavoro enorme da fare perché Chiquita possa essere considerata una compagnia etica”.
A partire dalle condizioni dei lavoratori, ancora troppo misere per poter essere considerate sostenibili, e dai sindacati, che spesso vengono esclusi dalla contrattazioni e dalle ispezioni dei certificatori.

Alistair Smith affronta a largo raggio le problematiche del mondo delle banane, proprio a partire dalle certificazioni, SA 8000 in testa: “ Ci opponiamo alla strisciante privatizzazione di quelli che dovrebbero essere standard pubblici – sostiene –. L’Ilo esiste ancora: dovremmo cercare di migliorarne l’efficienza piuttosto che minare l’organizzazione dicendo semplicemente che non funziona”.
Ma il Coordinatore di Bananalink non dimentica la questione ambientale (“il massiccio uso di pesticidi sta ancora uccidendo le persone e danneggiando l’ambiente nelle piantagioni di Chiquita e nelle altre piantagioni di banane nel mondo”) e il ruolo della grande distribuzione: il rischio, dice, è che multinazionali e supermercati usino iniziative come il commercio equo a mo’ di specchietti per le allodole, per coprire le condizioni “disumane” in cui costringono la maggior parte dei lavoratori bananieri.

L’intervista integrale ad Alistair Smith di Bananalink è stata pubblicata sul numero di gennaio di Altreconomia.

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