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Ambiente / Approfondimento

C’è chi gioca con i referendum

L’atteggiamento dei media nei confronti dei referendum, e in particolare ai due quesiti sull’acqua, è un attentato al quorum. Dopo aver “relegato” per oltre un anno al rango di non notizia la questione della privatizzazione del servizio idrico integrato, oggi…

L’atteggiamento dei media nei confronti dei referendum, e in particolare ai due quesiti sull’acqua, è un attentato al quorum. Dopo aver “relegato” per oltre un anno al rango di non notizia la questione della privatizzazione del servizio idrico integrato, oggi creano le condizioni per un’appropriazione indebita dei quesiti referendari da parte dei partiti (vedi comunicato sotto).

Il primo a riconoscerlo e a scriverlo, lucidamente, è stato Stefano Folli, dalle colonne de Il Sole 24 Ore. Il 1° giugno ha scritto: "All’improvviso i tre referendum di giugno diventano la nuova minaccia mediatica, prima ancora che politica, pendente sul centrodestra. C’è una logica in tutto questo. Le firme sono state raccolte soprattutto da Di Pietro, con l’appoggio di Vendola e poi con il sostanziale avallo di Bersani. Oggi il triplice referendum è un cannone pronto a sparare contro gli spalti governativi. Ma è anche un mastice che lega fra loro i destini di Partito democratico, Italia dei Valori e Sinistra e Libertà. L’asse fra i tre, uscito consolidato dalle amministrative, cerca nel voto referendario la consacrazione. Chi potrà mai rimetterlo in discussione, se il 13 giugno si sarà raggiunto il ‘quorum’?”.

Folli dimentica, e non è il solo, che l’eventuale raggiungimento del quorum non è merito di questi soggetti; che le firme (un milione e quattrocento mila) sono state raccolte da un Comitato referendario formato da realtà di base, che aveva esplicitamente richiesto ai partiti di fare un passo indietro. Perché fosse possibile votare i referendum nel merito, e non come quesiti “pro” o “contro” il presidente del Consiglio e la permanenza in carica dell’esecutivo.

Nell’ultimo mese, e con maggiore intensità nell’ultima settimana, dopo il risultato del ballottaggio nelle elezioni amministrative, uomini politici di diversi schieramenti hanno fatto outing, dichiarando il proprio “sì” ai due quesiti sull’acqua. A volte, sfidando la disciplina di partito. Altre, manifestando totale incomprensione “nel merito” del referendum. Tra i tanti, vale la pena ricordare il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, del Partito democratico, che prima annuncia il proprio voto positivo sui due quesiti, poi in un’intervista a Il Sole 24 Ore (domenica 6 giugno) spiega che in Toscana “la gestione è ancora troppo frammentata. Tant’è che stiamo facendo una legge che prevede un solo Ato (ambito territoriale ottimale, ndr) regionale per cui abbiamo già approvato l’indirizzo nella Finanziaria 2011”. Un Ato unico che -in Toscana- risponde esclusivamente agli interessi di quattro soggetti: Acea, l’ex municipalizzata di Roma quotata in Borsa, Suez, la multinazionale francese, Francesco Gaeatano Caltagirone e Monte dei Paschi di Siena. Non serve ricordare che sono tutti soggetti privati.

Se nonostante l’atteggiamento dei media il quorum dovesse esser raggiunto, il Comitato referendario sa bene che a partire dal 14 giugno dovrà rimboccarsi le maniche per tornare a discutere con questi soggetti (e con questa classe dirigente) una vera riforma del servizio idrico integrato che posso riportare la gestione pubblica e un governo partecipato della risorsa.

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Ballarò e Anno Zero: no ai comitati referendari in studio

Comitato Referendario 2 Sì per l’Acqua Bene Comune, www.referendumacqua.it

A sei giorni dai referendum del 12 e 13 giugno, il Comitato Referendario 2 Sì per l’Acqua Bene Comune è costretto a rilevare un vero e proprio muro di gomma rispetto ai talk show di informazione Rai.

 

Le prossime puntate di Ballarò e Anno Zero saranno interamente dedicate ai referendum, nonostante questo le testate giornalistiche preferiscono chiamare in trasmissione rappresentanti partitici: gli unici, a quanto pare, abilitati a parlare in televisione. Troviamo scandaloso che il Comitato Promotore, quello che ha raccolto un milione e quattrocentomila firme e che ha promosso i referendum venga sistematicamente escluso o ridotto al ruolo di comprimario. Un vero e proprio blocco a chi non ha in tasca una tessera partitica, in barba agli autorevoli appelli del Presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Sergio Zavoli, che aveva raccomandato la presenza dei comitati promotori nei programmi Rai. Ricordando a tutti che il Comitato Promotore è un soggetto costituzionalmente riconosciuto rimaniamo basiti di fronte alla mancanza di rispetto per il lavoro di migliaia di volontari sparsi per tutto il territorio nazionale.

 

Ci spiace constatare la disattenzione di programmi percepiti più attenti alle tematiche sociali. Diamo invece atto a Bruno Vespa di aver invitato a Porta a Porta un rappresentate del Comitato Promotore dei referendum pro acqua pubblica.

 

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