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Cultura e scienza / Attualità

Il potere terapeutico nascosto tra le pagine di un libro

La lettura può essere uno strumento efficace nella cura di diversi disturbi, come dimostrano studi scientifici internazionali. Una strada da affiancare alla terapia tradizionale

Tratto da Altreconomia 202 — Marzo 2018

Mabel si è preparata con cura per la festa della signora Dalloway: si è persino fatta confezionare un vestito su misura, di cui è pienamente soddisfatta. Almeno fino a quando non mette piede a casa della sua ospite: “Tutto era stato assolutamente distrutto, smascherato, annientato, al momento in cui aveva fatto ingresso nel salotto della signora Dalloway”, scrive Virginia Woolf ne “Il vestito nuovo”, pubblicato nel 1927. “Questo breve racconto segue i pensieri di Mabel, caratterizzati da un susseguirsi di riflessioni e immagini negative. Lo stile di questo pensiero viene tecnicamente definito ‘ruminazione’: la preoccupazione per il giudizio degli altri che cresce fino a diventare sofferenza -spiega la psicologa Silvia Brandino- È problema molto diffuso anche oggi. Per iniziare ad affrontarlo con i miei pazienti spesso consiglio di leggere questo libretto. Da lì poi inizia il lavoro terapeutico per stimolare un cambiamento”.

Nata agli inizi del Novecento, la biblioterapia è una tecnica utilizzata soprattutto nei paesi anglosassoni in ambito psicologico o psicoterapeutico. “Il libro può diventare uno strumento del terapeuta, ma deve essere scelto con cura, in base al risultato che si vuole ottenere -avverte Silvia Brandino-. Un libro può servire a stimolare il paziente, spingerlo a riconoscersi in un determinato comportamento per innescare un cambiamento”.

La lettura di un racconto o di un romanzo diventa così occasione per costruire una relazione tra medico e paziente: “Permette, ad esempio, di esporsi a una serie di emozioni che non si affrontano nella vita di tutti i giorni -spiega Brandino-. E in fase di terapia si lavora sul riconoscimento di una parte di sé, per farla emergere e poi intervenire”. Un caso da manuale è quello delle persone che soffrono di fobie: “Per affrontarle, il paziente accetta di esporsi gradualmente a quello che lo turba e poi si lavora per diminuire questa risposta ansiosa. Nell’ipocondria i libri sono un ottimo strumento”, aggiunge la psicologa.

In Italia i libri fanno la loro comparsa accanto ai lettini di psicologi e psichiatri una ventina d’anni fa. Si utilizzano romanzi e saggi, ma non solo. La biblioterapia si articola infatti in due filoni principali, come spiega Bernardo Carpinello, professore di psichiatria all’Università di Cagliari e presidente della Società italiana di psichiatria. “La più antica consiste nella prescrizione della lettura di un determinato volume perché il terapeuta ritiene che la storia narrata possa essere utile sul piano cognitivo -spiega Carpinello-. Il secondo filone è invece rappresentato dai libri di auto-aiuto: testi corretti da un punto di vista scientifico, ma scritti con stile divulgativo. Sono utili ad aumentare la specifica conoscenza dei percorsi di cura”.

I disturbi che possono essere trattati anche attraverso la lettura sono diversi, spiega Rosa Mininno, psicologa e psicoterapeuta, fondatrice del sito biblioterapia.it. “La biblioterapia ha dato risultati con le patologie dello spettro ansioso, i disturbi di comportamento, i disturbi del tono dell’umore, le depressioni. E anche con le nuove dipendenze, per esempio nel trattamento della ludopatia o di chi abusa di alcol. Ma l’ho utilizzata con successo anche nelle persone che soffrono di gravi disturbi psichiatrici”.

“La lettura permette di sviluppare l’empatia,  la capacità di mettersi nei panni dell’altro” – Elle Berthoud

A dimostrare l’efficacia del libro come medicina, in modo particolare dei volumi di auto-aiuto, ci sono anche studi scientifici internazionali. Uno di questi -pubblicato nel settembre 2017 sulla Clinical Psychology Review– è firmato da un gruppo di ricercatori dell’università di Torino che ha analizzato l’impatto della biblioterapia nel trattamento della depressione, una patologia che, secondo le stime dell’Organizzazione mondiale per la sanità, colpisce circa 150 milioni di persone al mondo.

“Siamo alla ricerca di strumenti efficaci che si possano utilizzare per accompagnare la terapia tradizionale -spiega Maria Rosaria Gualano, ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze della sanità pubblica e pediatriche dell’Università degli studi di Torino-. La biblioterapia, da questo punto di vista, può essere molto utile: soprattutto nei casi in cui si vuole ridurre la somministrazione di farmaci”.

Ma i libri possono essere “medicina” anche per molti altri malanni e, se letti nel momento giusto, possono anche cambiarci la vita.  Ne è convinta Ella Berthoud, scrittrice e biblioterapeuta inglese, co-autrice assieme a Susan Elderkin dei volumi “Curarsi coi libri” e “Crescere coi libri” (entrambi editi da Sellerio),  in cui propone una serie di volumi adatti ad affrontare diverse “patologie”: dal cuore infranto alla gestione di un lutto (per gli adulti) passando per il bullismo, la paura del buio e i disordini alimentari (per i più piccoli). “La lettura permette di sviluppare l’empatia, la capacità di mettersi nei panni dell’altro -spiega ad Altreconomia-. Ciascuna seduta di biblioterapia è unica: ogni persona ha le proprie preferenze e la propria storia. Spesso però consiglio di leggere i libri di Italo Calvino”.

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