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Diritti / Intervista

A un anno dall’omicidio di Berta Cáceres intervista a Gustavo Castro, testimone del delitto

Gustavo Castro, attivista messicano e testimone oculare dell'omicidio di Berta Cáceres

Il 2 marzo verrà ricordata in tutto il mondo la leader indigena hondureña, Goldman Prize 2015, assassinata nella sua casa de La Esperanza da un commando di almeno 8 persone, alcune delle quali legate all’esercito del Paese. Castro era con lei quella notte, e fu ferito: “L’arresto degli esecutori materiali non è sufficiente; continuiamo ad esigere giustizia”

“Berta aveva una straordinaria capacità di analisi della complessità, e sapeva leggere la condizione dei popoli indigeni in relazione al capitalismo, al debito estero, ai trattati di libero commercio, e al ruolo di strumenti e meccanismi multilaterali come l’Organizzazione mondiale del commercio”.
L’ambientalista messicano Gustavo Castro Soto, direttore della Ong Otros Mundos Chiapas AC, ricorda così l’amica Berta Cáceres, uccisa nella notte tra il 2 e il 3 marzo del 2016 nella sua casa de La Esperanza, in Honduras.

Quella notte venne ferito dagli assassini dell’amica, ed è l’unico testimone oculare del delitto, per il quale sono state fermate otto persone, tra cui alcuni ex militari dell’esercito hondureño e personale della ditta incaricata delle costruzione di una centrale idroelettrica, osteggiata dal COPINH, l’organizzazione indigena che Cáceres coordinava. Castro era ospite nella casa della Cáceres perché invitato a partecipare a un seminario di riflessione sulle energie rinnovabili, promosso dal COPINH nell’ambito dell’opposizione alla diga.

L’attivista messicano portava la propria esperienza. Era amico di Cáceres da almeno 15 anni, grazie alla collaborazione tra il COPINH e il CIEPAC, l’organizzazione che aveva contribuito a fondare in Chiapas. “A partire dai primi anni Duemila, insieme ad altre organizzazioni e movimenti, avevamo collaborato all’ideazione di campagne contro la militarizzazione del Centro America, per la difesa della biodiversità, contro la Banca interamericana di sviluppo, contro il Plan Puebla Panamá, contro la costruzione delle dighe e il capitalismo estrattivo”. Gustavo Castro ha lavorato in passato con i rifugiati guatemaltechi in Messico, durante la guerra civile conclusasi nel 1996, e poi ha partecipato al processo di mediazione che la Diocesi di San Cristobal de Las Casas ha posto in essere tra esercito messicano ed Esercito zapatista di liberazione nazionale, dopo la sollevazione armata indigena del 1994.

E proprio a San Cristobal, promossa da Otros Mundos Chiapas, il prossimo 2 marzo è in programma una delle tante iniziative che in tutto il mondo ricorderanno Berta, per  continuare a chiedere giustizia nell’ambito di una giornata che il COPINH ha voluto dedicare alla propria fondatrice e direttrice, Nobel alternativo per l’ambiente nel 2015: “A 1 Año de su Siembra: Berta Vive, COPINH Sigue” (in calce all’articolo un elenco di quelle  previste in Italia).

Il murales in ricordo dell’attivista indigena hondureña Berta Cáceres in via Padova, a Milano – foto di Luca Martinelli

Che conflitto vede, oggi, in Centro America?
GC È aumentata la criminalizzazione dei movimenti indigeni e sociali. Esistono nuovi accordi di libero scambio, e fronteggiamo un numero crescere di concessioni a mega-progetti che garantiscono a grandi multinazionali la possibilità di sfruttare risorse in territori indigeni e rurali, ma non solo.
Alcun riforme legislative nei Paesi dell’area hanno “legalizzato” l’espulsione delle popolazioni indigene dai loro territori ancestrali e criminalizzato la lotta per i diritti umani. La persecuzione nei confronti delle donne, che spesso guidano i processi di resistenza, è aumentata, e così il numero dei femminicidi, e a tutto questo si accompagna una forte ositlità nei confronti di giornalisti e di tutti coloro che diffondono informazioni utilizzando media alternativi.

“Berta aveva una straordinaria capacità di analisi della complessità, e sapeva leggere la condizione dei popoli indigeni in relazione al capitalismo, al debito estero, ai trattati di libero commercio, e al ruolo di strumenti e meccanismi multilaterali come l’Organizzazione mondiale del commercio” (Gustavo Castro)

Nel mese di gennaio lei ha denunciato il governo dell’Honduras, perché?
GC Questa decisione, presa in accordo con i miei legali, in Messico e in Honduras, manifesta la nostra volontà di continuare a “resistere”: con le denunce nei confronti del governo dell’Honduras, e in particolare quella di fronte alla Corte interamericana per i diritti umani (CIDH), ci poniamo l’obiettivo di tornare a chiedere giustizia e di lottare contro l’impunità. Ritengo fondamentale sfruttare ogni possibile ambito, oltre a ricordare alla CIDH l’esigenza di tutelare la mia persona e tutti i membri del COPINH che continuano a subire minacce”.

Nel marzo del 2016, dopo esser stato ferito in casa di Berta, a Castro venne infatti impedito di lasciare l’Honduras, nonostante fosse in pericolo di vita, avendo visto in faccia almeno uno degli esecutori materiali del delitto. Venne di fatto sequestrato, mentre si trovava in aeroporto, e rimase quasi un mese ospite dell’ambasciata messicana nel Paese, come prigioniero politico.

Come ha vissuto quest’ultimo anno?
GC Continuiamo a ricevere pressioni e minacce per il lavoro che realizziamo in difesa dell’ambiente. Credo però che anche l’episodio che mi ha visto protagonista abbia contributo a rafforzare Otros Mundos Chiapas. L’organizzazione ha stretto relazioni e vincoli con reti e movimenti che hanno manifestato la propria solidarietà internazionale con più forza a partire dal marzo del 2016.

L’Honduras è il luogo più pericoloso al mondo per chi vuole difendere il Pianeta. Ben 123 sono gli attivisti per il diritto alla terra e l’ambiente assassinati dopo il colpo di Stato del 2009, secondo un report di Global Witness

A metà gennaio Gustavo Castro è stato premiato con il Visionary Justice Award dalla Ong statunitense Other World, “per lo straordinario coraggio mostrato nonostante il pericolo costante per la propria vita”. Nel 2015, meno di dodici mesi prima di essere uccisa, Berta Cáceres aveva invece vinto il Goldman Prize per l’America Latina. Per questo, la sua uccisione ha rappresentato uno shock in tutto il mondo: “L’uccisione della leader nativa Berta Cáceres, avvenuta in Honduras il 2 marzo, è stata un esempio del pericolo affrontato dalle persone che si sono coraggiosamente opposte a stati potenti e agli interessi delle aziende -ricorda Amnesty International nell’introduzione al Rapporto 2016-17 diffuso il 22 febbraio-. Questi audaci difensori dei diritti umani, nelle Americhe e altrove, vengono spesso etichettati dai governi come una minaccia per lo sviluppo economico, a causa dei loro sforzi per mettere in luce le conseguenze sulle persone e sull’ambiente dello sfruttamento delle risorse e dei progetti infrastrutturali. Il lavoro di Berta Cáceres per difendere le comunità locali e la loro terra, recentemente contro un progetto di diga, ha avuto una risonanza globale. Gli uomini armati che l’hanno uccisa nella sua casa hanno mandato un messaggio per spaventare gli altri attivisti, in particolare quelli che non ricevono lo stesso livello di attenzione internazionale”.


In dettaglio
Tutti gli appuntamenti per ricordare Berta Cáceres in Italia


2 marzo, Roma, “Con Berta, verso l’otto marzo”, presidio di fronte all’ambasciata dell’Honduras, h. 17, via Giambattista Vico, 40

2 marzo, Milano, “1 anno senza Berta”, dalle 19.30 c/o Ri-Make, in via Astesani 47

2 marzo, Aosta, “Copinh – ribellione indomabile”, c/o il circolo Arci Espace Populaire, via Machet 7, dalle ore 18

2 marzo, Trento, 02.03 Berta vive, Copinh sigue! Proiezione e aperitivo, presso Cinemafutura al centro sociale Bruno, dalle 19

4 marzo, Livorno, “Questo 8 marzo siamo tutti Berta”, dalle ore 19.30 con aperitivo-cena e dibattito c/o Laboratorio della Solidarietà, piazza Monnet (ex piazzale Europa)

5 marzo, Cavallirio (NO), Pranzo solidale con l’Honduras, dalle 13 al Villaggio Verde (indispensabile prenotarsi per il pranzo -vegetariano, 20 euro-, telefonando al 340-3661125)

10 marzo, Roma, reading teatrale, proiezione di un documentario sul COPINH, e dibattito “Tu Lucha Es Mi Lucha – Questioni di lotte, di autodeterminazioni, di femminismo e di diritti umani”, Casa delle Donne Lucha y Siesta – via Lucio Sestio 10, Roma (Metro A, direz. Anagnina, fermata Lucio Sestio)

17 marzo, Viterbo, “BERTA VIVE, le lotte dei popoli per i diritti umani ed ambientali”, Aula Perone Pacifico (ex Aula Blu) Dipartimento DAFNE/DIBAF (ex facoltà di Agraria) Via San Camillo de Lellis snc ore 17:00

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