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Berlusconi piange, le sue tv ridono

 Il day after del referendum contiene la fotografia annuale dell’informazione: mai così forti le tv del premier.

Il bottino televisivo cresce e ad approfittarne è ancora Mediaset che nel 2010 ha sorpassato nuovamente Sky, mentre la Rai cresce poco a causa della sua gestione che valorizza scarsamente il servizio pubblico.

L’annuale fotografia dell’Autorità per le Garanzie nelle Telecomunicazioni resa nota oggi racconta ancora di un paese diviso fra uno strapotere televisivo, una crisi irreversibile della carta stampata -la caduta libera fa registrare un’ulteriore calo del 4,5% dei ricavi- e di un mondo dell’informazione online che scalpita molto, ma cresce poco perchè le politiche pubbliche lo ostacolano.

Niente di nuovo dalla relazione sullo stato dei media in Italia: le cifre non mentono e il servizio televisivo pubblico è ormai sul terzo gradino del podio per ricavi. Lo superano le televisioni del premier Silvio Berlusconi e anche Sky che aumenta meno del previsto (+1,8% rispetto al 2009). E se Mediaset è prima nel podio per crescita (8,2%) e per ricavi complessivi (più di 2,7 miliardi di euro), fa addirittura cappotto agli avversati nella raccolta pubblicitaria: Mediaset concentra il 38% degli ascolti, ma raccoglie il 56% della pubblicità complessiva. Sky non arriva al 5%.

La situazione è paradossale e grottesca per la Rai: è la prima televisione per ascolti, il 41%, ma riesce a drenare solamente il 28% degli investimenti pubblicitari e va avanti sempre di più con soldi dei cittadini che pagano il canone.

Per questo il presidente dell’Agcom Corrado Calabrò ha strigliato il servizio pubblico: "La Rai -ha detto Calabrò- deve avere maggiore considerazione per la qualità del suo servizio. Purtroppo arrestare il declino della tv pubblica è una priorità non percepita come tale". Ma Calabrò ha anche aggiunto che "alla Rai servirebbe una riforma per darle una governance duale che separi servizio pubblico da vocazione commerciale. È una riforma scomoda che non piace ai partiti che albergano nell’azienda e che non piace ai concorrenti che mal vedono una Rai più competitivà. L’azienda non ha seguito le proposte che avevo fatto nelle precedenti relazioni per una riforma del servizio pubblico. Nell’ottica di una maggiore trasparenza nella gestione l’Autorità si appresta a ridefinire principi e modalità degli obblighi di contabilità separata".

Il paese sta cambiando, ma il sistema dell’informazione, in particolare televisiva, rimane saldamente in mano ai soliti noti. 

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